La fuga degli infermieri italiani in Svizzera: stipendi base di oltre 3mila euro netti

La fuga degli infermieri italiani in Svizzera: stipendi base di oltre 3mila euro netti

Sanità, Nursing Up: «Anche nel 2023 la Svizzera prepara una nuova “caccia aperta” all’infermiere italiano. 7mila posti vacanti da colmare tra gli operatori sanitari, non lasciano dubbi. Sapremo attuare strategie indovinate per arginare una fuga verso un paese che offre stipendi base di oltre 3mila euro netti?»

ROMA 31 DIC 2022 – Crisi occupazionale e ricerca spasmodica di nuove figure professionali, con predilezione, naturalmente, per quelle più specializzate.

Potremmo definirla così la situazione che “attanaglia” la vicina Svizzera, con cui esiste, da sempre, un legame economico e socio-culturale molto profondo, e dove, anche a partire dal 2023, secondo le indagini dei media locali, abbonderanno le offerte di lavoro in svariati settori del mondo lavorativo. Disoccupazione al 2 per cento e 250mila posti di lavoro vacanti. Cosa sta accadendo?

Provate a indovinare, ancora una volta, quale sarà la professione più richiesta in terra elvetica, da qui a breve. Secondo il report degli esperti, sono oltre 7mila (6995) i posti vacanti nel settore infermieristico da coprire, subito, nei primi mesi del nuovo anno, per un fabbisogno, che già lo scorso anno, superava le 10mila unità.

Come si ricollegherà, tutto questo, inevitabilmente, con la profonda instabilità del nostro sistema sanitario?

Saremo in grado, con i nostri 1400 euro al mese netti, che rappresentano la magra retribuzione di un infermiere di casa nostra, tra le più basse d’Europa, di contrapporre strategie degne di tal nome per arginare quella che si annuncia come una nuova fuga di professionisti italiani nella vicina Svizzera?

Lì, in particolare nel Ticino, nella Svizzera italiana, da anni, lo abbiamo denunciato più volte in passato, è in atto uno vero e proprio esodo di infermieri lombardi, che in particolare scelgono il percorso del lavoro frontaliero, risparmiando quindi sulle spese di alloggio, e dove gli stipendi base possono toccare anche i 3500 euro netti mensili (5200-5600 euro lordi).

Certo, tutto questo a fronte di una tassazione di non poco conto e di un costo della vita elevato, non è tutto oro quello che luccica, ci mancherebbe, ma stiamo parlando di stipendi che non hanno nulla a che vedere con la realtà sanitaria italiana, soprattutto se immaginiamo il mutato costo della vita e pensiamo che i nostri 1400 euro mensili ci collocano inesorabilmente sulla triste soglia della povertà.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Non possiamo non ricollegare quanto emerge dal mondo elvetico ai campanelli di allarme di numerosi ordini professionali, che in queste ore, tracciando i bilanci di fine anno, ci raccontano, di un Piemonte, per fare un esempio lampante, dove nel corso dell’anno appena concluso ben 109 infermieri avrebbero lasciato l’Opi di Cuneo, cancellando la propria iscrizione dall’albo.

Non si tratta di un sassolino nello stagno: le dimissioni volontarie dalla sanità pubblica aumentano a vista d’occhio e sono legate ad una mancata valorizzazione che tocca l’acme, sfociando nei conclamati casi di quegli infermieri gettonisti, che preferiscono unirsi ad agenzie esterne, oppure aprire partita iva, per non parlare di coloro che decidono addirittura di abbandonare in pianta stabile la professione.

Veniamo ai numeri che abbiamo già ampiamente denunciato.

Solo nel 2021, secondo i dati forniti dall’Associazione socio sanitaria territoriale lariana (Asst), sono stati ben 283 i dipendenti che hanno abbandonato volontariamente la professione. Di questi oltre un centinaio, “hanno passato il confine” e hanno scelto di diventare frontalieri, per lavorare in pianta stabile nella sanità elvetica. Negli ultimi due anni oltre 150 persone, tra i dipendenti della sanità pubblica, nelle province di Como e Lecco, si sono licenziate e si sono impiegate nella Confederazione elvetica. Nel settore sociosanitario del Ticino, che occupa in totale quasi 16mila dipendenti, 4300 sono i frontalieri. Di questi il 70% si compone di italiani (per la maggior parte lombardi).

Si tratta di numeri reali, a dir poco allarmanti, che evidenziano, da un lato, come la carenza infermieristica nella Regione Lombardia, da strutturale quale era, è arrivata a toccare l’apice con la pandemia, sfiorando, da sola, oggi, le 10mila unità. Ma sappiamo bene che oggi, non solo in Lombardia, quello degli infermieri italiani, nel nostro Paese, è un quadro davvero desolante.

E mentre anche nelle altri Paesi come la Svizzera, l’improvvisa e virulenta emergenza sanitaria ha trasformato acque chete in acque agitate e torbide, da noi, con un mare già in tempesta prima del virus, sono arrivati cavalloni alti 10 metri che hanno letteralmente travolto imbarcazioni già in grande difficoltà.

Essere frontaliero, nonostante lo stress del viaggio quotidiano – continua De Palma – permette ai nostri infermieri di evitare di subire il pesante costo della vita quotidiana in Svizzera. Ma in fondo, come negare che le problematiche finiscono esattamente qui, dal momento che lo stipendio di un infermiere professionista, con pochi anni di esperienza alle spalle, in un ospedale del Ticino, si aggira intorno a poco meno di 5.200 franchi svizzeri lordi, ossia poco più di 5.060 euro lordi (a questi dobbiamo togliere le tasse che in Svizzera non sono cosa da poco)”.

E pensate che uno stipendio che si aggira intorno ai 3500 euro netti sia davvero da buttare via, paragonato alla nostra situazione retributiva attuale?

Non dimentichiamo che ci sono, poi, realtà, come la svizzera tedesca, che arrivano a toccare i 5mila euro netti al mese per un infermiere, ma qui emerge certamente la maggiore difficoltà linguistica, anche se le richieste che arrivano da Berna e Zurigo, città con un alto della costa vita, superano ampiamente quelle ticinesi, dove la mancanza di infermieri non è così drammatica.

Non dimentichiamo che l’infermiere frontaliero, al di là delle spese di viaggio, acquisiti almeno 15 anni di anzianità di servizio, può raggiungere oltre 9.000 franchi svizzeri (8760 euro), da cui vanno sempre detratte le tasse. Non che siano mancate criticità, durante la Pandemia, anche all’interno del sistema elvetico, come testimonia la recente approvazione alle urne, lo scorso 28 novembre 2021, dell’iniziativa popolare “cure infermieristiche forti”, che aveva proprio lo specifico obiettivo di migliorare le condizioni della professione. Anche gli infermieri svizzeri, per essere chiari, durante l’emergenza, hanno pagato stress, turni massacranti e carenza di personale. Ma da noi, lo sappiamo bene, l’inferno quotidiano ha toccato ben altri livelli di gravità.

Cosa aspettarci dal 2023? Le premesse, ahimè, per una nuova fuga di infermieri italiani in Svizzera, e non solo, ci sono tutte. Compito, non poco arduo, da parte della nostra politica, sarà creare da subito le condizioni per tenerci ben strette le nostre migliori eccellenze, ambitissime come non mai all’estero alla luce delle proprie competenze, che i nostri vicini ci riconoscono e che noi, da troppo tempo, indebitamente sembriamo ignorare», conclude De Palma.

Redazione NurseTimes

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La dott.ssa Salonia presenta la tesi sul Mobbing in ambito sanitario: indagine conoscitiva sugli studenti del corso di laurea di infermieristica

La dott.ssa Salonia presenta la tesi sul Mobbing in ambito sanitario: indagine conoscitiva sugli studenti del corso di laurea di infermieristica

Il nostro progetto editoriale denominato NeXT permette ai neolaureati in medicina, infermieristica e a tutti i professionisti della sanità di poter pubblicare la propria tesi di laurea sul nostro portale. Inviateci le vostre tesi di laurea a redazione@nursetimes.org.

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La dott.ssa Mariasara Salonia consegue la laurea in infermieristica presso l’Università degli Studi di Siena.

Gentile Direttore,per caso mi sono imbattuta in questo vostro progetto di pubblicazione tesi, per questo ho deciso di mandarvi la mia. Spero di aver trattato un argomento abbastanza interessante, tale da poter essere pubblicata.

Presupposti per lo studio/evidenze empiriche

Il mobbing in ambito sanitario è un fenomeno rilevato ma poco conosciuto. È proprio tra gli operatori sanitari, in particolare tra gli infermieri, che questo si manifesta, e non solo, anche tra i tirocinanti. Per questo sono state descritte le caratteristiche principali del fenomeno, le sue manifestazioni classiche e gli studi effettuati per analizzarlo. Inoltre, proprio perché si può manifestare anche tra gli studenti di infermieristica, è stato creato e somministrato un questionario proprio a loro con lo scopo di descrivere la loro percezione riguardo a questo fenomeno nei diversi atenei italiani, se lo conoscono e se l’hanno vissuto sulla propria pelle.

Obiettivi dello studio

Lo studio di ricerca ha come scopo quello di provare a comprendere quanto sia conosciuto e diffuso il fenomeno mobbing tra gli studenti tirocinanti del corso di laurea di infermieristica grazie alla somministrazione di un questionario.Popolazione soggetta allo studio (nota: da non redigere per le tesi compilative)Studenti del corso di laurea di Infermieristica di tutta Italia che svolgono tirocinio clinico nelle varie Unità Operative.

Materiali e metodi

La prima parte della tesi riguarda le caratteristiche del mobbing; per questa è stata effettuata una ricerca di fonti bibliografiche tramite la consultazione delle interfacce PubMed, Google Scholar e vari siti internet. Le parole chiave, utilizzate in ricerca libera e/o MESH e combinati con gli operatori booleani, sono state: mobbing, nurse, nursing, student nurse.

Per quanto riguarda la seconda parte della tesi, è stato diffuso, attraverso la piattaforma di messaggistica Whatsapp e i social network Facebook e Instagram, un questionario creato e inoltrato grazie alla piattaforma Moduli Google. Esso è composto da 17 domande, di cui 5 a risposta aperta, 7 a risposta chiusa, 2 a scelta multipla con più risposte, 1 con scala di valutazione Likert e due domande filtro dicotomiche; è stato diffuso dal 09/02/2022 al 09/09/2022, coinvolgendo 417 soggetti. Le prime domande riguardano le generalità dei soggetti; le altre invece, riguardano la conoscenza del fenomeno e un suo approfondimento; nel particolare si è chiesto il coinvolgimento personale dei soggetti in determinate situazioni (proprie del mobbing), le loro sensazioni provate a riguardo, se si sono mai rivolti a qualcuno per aiuto e cosa vorrebbero cambiare/modificare/migliorare.

Esposizione risultati/discussione

Nonostante si sia trattato un argomento complicato, i risultati hanno evidenziato che più della metà dei soggetti sa cosa è il mobbing, in più ha confermato di averlo provato sulla propria pelle, sentendosi triste, demoralizzato, arrabbiato e impotente. Dalle risposte è emerso che 17,7% degli intervistati si è ritrovato in situazioni di mobbing non sapendo che si trattasse di questo fenomeno. La maggior parte degli intervistati (65,1%) ha riferito di aver provato almeno una volta questi sentimenti e solamente il 33,6% di essi ha riferito di essersi rivolto a qualcuno per farsi aiutare, la restante parte non si è fatta aiutare per paure delle conseguenze che ne potevano derivare. Infine l’89,4% dei soggetti riterrebbe utile affrontare l’argomento prima di iniziare il periodo di tirocinio.

Conclusioni

Dallo studio è emerso che il mobbing è un fenomeno alquanto presente tra i i tirocinanti di infermieristica nei vari atenei Italiani. Provoca sentimenti contrastanti e situazioni non favorenti per il proseguimento del tirocinio stesso. Inoltre si esplicita quasi sempre nelle relazioni verticali, cioè avviene tra figure di gerarchie diverse. Sarebbe utile, da quanto emerso, affrontare l’argomento durante le lezioni e prima del tirocinio; inoltre sarebbe anche interessante instituire dei corsi specifici per diventare tutor infermiere. Altro suggerimento emerso dagli studenti per migliorare la situazione nei vari reparti è quello di poter fare una valutazione anonima sia del tutor infermiere che del reparto in cui si è svolto tirocinio, per poter analizzare le criticità e i punti di forza rilevati dai tirocinanti.

Dott.ssa Mariasara Salonia

Tesi “Mobbing in ambito sanitario: indagine conoscitiva sugli studenti del corso di laurea di infermieristica”

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Decreto milleproroghe: slitta di un anno l’acquisizione dei crediti ECM

Decreto milleproroghe: slitta di un anno l’acquisizione dei crediti ECM

Il decreto milleproroghe, fa slittare di un anno l’acquisizione dei crediti formativi ECM richiesti nella triennio che sta per concludersi.

Nel decreto di fine anno chiamato appunto “milleproroghe” vengono così graziati i professionisti della salute non in regola con l’obbligo ECM.

Il Decreto legge 29 dicembre 2022 sostituisce le parole “triennio 2020-2022” scritte nell’articolo 5-bis del decreto-legge 29 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, con la legge 17 luglio 2020, n. 77 con le parole “quadriennio 2020-2023. Decreto in vigore dal 30 dicembre 2022. In pratica si sposta a dicembre 2023 il fabbisogno formativo originariamente richiesto entro il 2022.

Il decreto Milleproroghe pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale ha esteso, inoltre, l’esenzione di 1/3 dei crediti formativi acquisiti all’anno 2023 ed ha spostato il termine al 31 dicembre 2023 per completare il quadriennio ECM.

Redazione NurseTimes

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La dott.ssa Morelli presenta la tesi “Telenursing: gestione Loop Recorder impiantato in pazienti con pregresso ictus criptogenetico”

La dott.ssa Morelli presenta la tesi “Telenursing: gestione Loop Recorder impiantato in pazienti con pregresso ictus criptogenetico”

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Gentile Direttore,Sono Francesca Morelli, un’infermiera laureata il 15 Novembre presso l’Università “La Sapienza” con sede a Latina, sarei interessata a far pubblicare la mia tesi.Il titolo della mia tesi è “Telenursing: gestione Loop Recorder impiantato in pazienti con pregresso ictus criptogenetico”, ho condotto una raccolta dati all’interno dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina nel quale ho preso in considerazione tutti i pazienti che hanno impiantato il Loop Recorder per un pregresso ictus di origine sconosciuta e sono andata a ricercare quanti di loro avessero svolto diagnosi di Fibrillazione Atriale.

ABSTRACT

Introduzione

Secondo gli ultimi studi la fibrillazione atriale si associa ad un aumento di morte di 1.5 – 1.9%. La causa principale di questo incremento di mortalità è l’ictus ischemico, secondario a distacco di emboli originati da trombi in atrio sinistro o in auricola sinistra. Ad oggi i dati indicano che la causa di ictus in corso di fibrillazione atriale è del 14.7% in tutta Italia.

Il loop recorder è un dispositivo di piccole dimensioni che viene impiantato nel sottocute del paziente tramite un intervento mini invasivo e permette di registrare eventuali aritmie nel paziente. Dopo l’impianto è di fondamentale importanza il monitoraggio e la gestione del dispositivo in modo tale da riconoscere un’aritmia, fare diagnosi ed intervenire in modo precoce.

Una delle indicazioni per l’impianto del loop recorder è proprio la presenza di un pregresso ictus criptogenetico. La fibrillazione atriale, essendo causa di ictus, necessita di un monitoraggio a lungo termine per essere diagnosticata.

Negli ultimi anni si può notare l’aumento degli impianti e la modernizzazione di questo dispositivo che permette non solo il monitoraggio e la diagnosi, ma anche un intervento tempestivo per un eventuale successivo episodio di ictus.

Scopo

Lo studio che è stato svolto all’interno del servizio di Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina analizza i dati inerenti all’impianto di loop recorder per ictus criptogenetico. I pazienti che hanno eseguito l’impianto vengono monitorati grazie al telenursing e a distanza di tempo si valuta in quanti di questi pazienti si scontra la fibrillazione atriale. Il fine ultimo, quindi, è quello di valutare sul territorio pontino il beneficio di questo intervento di tipo preventivo.

Materiali e metodi

Sono state condotte diverse ricerche che hanno permesso di eseguire lo studio su più di venti pazienti. Come prima cosa, è stata svolta una raccolta dati tra tutte le persone che hanno impiantato il loop recorder, andando a ricercare come motivo di impianto “pregresso ictus criptogenetico”. Una volta preso in considerazione questo tipo di pazienti si è svolto un vero e proprio monitoraggio nei successivi mesi. La raccolta e l’analisi dei dati è stata svolta sulla Banca dati di Medtronic, Abbot e Biotronik che sono le case produttrici di tutti i dispositivi che permettono il telemonitoraggio.

Risultati

Lo studio ha dimostrato il beneficio derivante dall’impianto di tale dispositivo, sulla base di una diagnosi ben precisa, non ottenibile in tempi brevi. A circa il 41,7% dei pazienti presi in  considerazione è stata diagnosticata fibrillazione atriale e questo ha consentito di intervenire nel modo più adatto a prevenire un’eventuale recidiva di ictus.

Dott.ssa Francesca Morelli

Tesi: “Telenursing: gestione Loop Recorder impiantato in pazienti con pregresso ictus criptogenetico”

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È tempo di prendersi cura degli infermieri: i reparti chiudono senza

È tempo di prendersi cura degli infermieri: i reparti chiudono senza

Rilanciamo il pensiero di un infermiere pubblicato sul web che riprende una triste realtà comune alla maggior parte di loro

“Se non hai mai chiuso il sacco per cadaveri al lavoro, non dovresti decidere quanto guadagna un’infermiera.

Se non hai mai visto qualcuno soffocare nel proprio sangue o escrementi, non dovresti decidere quanto guadagna un’infermiera.

Se non sei mai stato picchiato da un paziente e vuoi prenderti cura di lui, non dovresti decidere quanto guadagna un infermiere.

Se nessuno ti ha mai pregato di non lasciarlo morire o lasciarlo morire, non dovresti decidere quanto guadagna un’infermiera.

Se non hai mai guardato negli occhi i cari dei tuoi pazienti o semplicemente li hai supportati quando crollano quando raccontano loro della morte del figlio, della madre, del padre, della sorella, della zia, del nonno… non dovresti decidere quanto guadagna un’infermiera.

Se non hai mai detto alla tua famiglia che hai avuto una buona giornata per risparmiare loro quello che hai visto quel giorno, non dovresti decidere quanto guadagna un’infermiera.

Se non hai mai sentito le costole rotte durante la rianimazione cardiopolmonare, non dovresti decidere quanto guadagna un’infermiera.

Gli infermieri sono stati dimenticati e sottovalutati nel corso degli anni, e non importa a nessuno.

Ora che il sistema sanitario sembra andare a rotoli, tutti sono preoccupati per questo.

Gli infermieri abbandonano la professione prima di quanto pensi.

Forse perché chiediamo più e meno soldi? Potrebbe essere a causa del trattamento disastroso e pericoloso degli infermieri per i pazienti?

Le ragioni sono infinite…

Il dovere di passare notti, serate, giorni di riposo e non saper pagare le bollette a fine mese è inaccettabile.

È tempo di prendersi cura degli infermieri. I reparti chiudono per carenza di infermieri”.

Dal web, Infermiere

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