by | Nov 30, 2022 | News
Tornano ad aumentare i casi di positività al virus SarsCoV2 tra gli anziani delle residenze sanitarie. Grave focolaio a Villa Santa Lucia. L’allarme di Asl Lecce.
Alla Rsa Villa Santa Lucia di Scorrano (Lecce), su 30 anziani 29 sono risultati positivi al Covid e tre di loro sono morti. Di questi solo uno aveva fatto la quarta dose. Gli altri ospiti, tranne due che sono stati ricoverati, sono rimasti nella struttura, dove sono monitorati da medici e infermieri. L’Asl Lecce evidenzia che ci sono 15 strutture in Salento con ospiti positivi, sei delle quali con più di dieci casi e quattro con oltre 20 casi. E la direzione ribadisce l’urgenza della dose booster per anziani, pazienti fragili e immunocompromessi.
“Grazie al vaccino – commenta Stefano Rossi, commissario straordinario dell’Asl Lecce – le forme più cruente dell’infezione sono meno diffuse, ma tra i soggetti più esposti e a rischio ci sono gli anziani. Per loro la campagna vaccinale non si è mai fermata, e proprio in queste settimane il dipartimento di prevenzione si sta adoperando per la somministrazione della quarta dose agli over 80 e ai soggetti fragili ospiti delle Rsa”.
Conclude Rossi: “Invitiamo le strutture che per le ragioni più diverse non avessero provveduto a organizzare le sedute per la seconda dose di richiamo per gli ospiti a contattare il Sisp del distretto sociosanitario di afferenza. È sempre necessario, inoltre, che gli operatori sanitari che assistono persone fragili adottino tutti i dispositivi di protezione individuali e che siano comunque vaccinati, in linea con le norme della Regione Puglia”.
Redazione Nurse Times
Salento, Covid torna a far paura nelle Rsa: 29 positivi (su 30 ospiti) e 3 morti a Scorrano
Giornata mondiale contro l’Aids: il sostegno di SIMEDET
Tumore della prostata, “naso elettronico” può identificarlo in un campione di urina
La dott.ssa Scardamaglia consegue la laurea magistrale con 110 e lode presentando un’indagine conoscitiva sull’overtriage pediatrico al dispatch 118
Svizzera, infermieri in piazza per protestare contro le condizioni di lavoro
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by | Nov 30, 2022 | News
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a cura della Società di medicina diagnostica e terapeutica.
Il 1° dicembre di ogni anno ricorre la Giornata mondiale contro l’Aids, un appuntamento fondamentale per la medicina e la società. L’obiettivo di questa giornata mondiale, istituita per la prima volta nel 1988, è la continua sensibilizzazione nei confronti di un’epidemia che ha raggiunto il picco nel 2004, ma che ancora nel 2019 contava ben 690mila vittime per malattie opportunistiche legate all’Aids nel mondo.
Numeri senz’altro in miglioramento, che lasciano sperare (seppur confrontandoli con il triste primato degli 1,1 milioni di decessi del 2010), ma non possono ancora rappresentare la sconfitta definitiva del virus. Sebbene la diffusione dei farmaci abbia raggiunto altissimi livelli qualitativi, quasi inimmaginabili solo fino a pochi anni fa (e lo stesso vale per la prevenzione), c’è sempre bisogno di mantenere alto il livello di attenzione.
La Giornata mondiale contro l’Aids serve proprio a questo: mantenere alta l’attenzione – tra i più giovani, ma non solo – e puntare lo sguardo verso i problemi che riguardano la diffusione del virus nei Paesi del terzo mondo, dove l’accesso alle cure è ancora più difficile. E’ in questa Giornata che, ancora una volta, va ricordato il lavoro di una vita del professor Fernando Aiuti e di tutti i suoi collaboratori, che hanno sfidato anche le istituzioni per combattere questo maledetto virus, e soprattutto lo stigma che lo circonda.
La Giornata mondiale contro l’Aids ricorda al pubblico e alle istituzioni che l’Hiv non è scomparso. Quindi c’è ancora bisogno di raccogliere fondi, aumentare la consapevolezza e l’attenzione. Non a caso in Italia affrontiamo un problema legato proprio a questo: per circa il 35% delle nuove diagnosi di sieropositività all’Hiv il successo delle terapie è fortemente compromesso dal ritardo con cui le persone decidono di sottoporsi al test. Sono dati che dimostrano quanto sia ancora impegnativa la battaglia contro il virus dell’Hiv, per quanto la ricerca clinica stia andando avanti.
Questo è ciò che suggerisce www.aifa.gov.it. Senza dimenticare un altro motivo che porta a considerare importante la Giornata mondiale contro l’Aids: la discriminazione, la lotta a tutte le iniziative che spingono le persone che hanno contratto l’Hiv in condizioni di subordinanza sul lavoro, nei luoghi pubblici e nella vita quotidiana.
Mantenere alta la consapevolezza è oggi ancora più importante a causa del Covid-19. La pandemia legata al coronavirus ha catalizzato infatti l’attenzione e gli sforzi, togliendo risorse ad altre condizioni problematiche. Chiaramente i servizi essenziali sono sempre garantiti, ma non deve mai mancare l’attenzione a tutto il resto.
LA SIMEDET (Società di medicina diagnostica e terapeutica) si unisce a questa Giornata per mettersi dalla parte dei pazienti, dei parenti e dei professionisti sanitari che quotidianamente, spesso dimenticati, svolgono un lavoro infativabile e insostituibile.
Redazione Nurse Times
Giornata mondiale contro l’Aids: il sostegno di SIMEDET
Tumore della prostata, “naso elettronico” può identificarlo in un campione di urina
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by | Nov 30, 2022 | News
Si chiama Diag-Nose ed è l’innovazione diagnostica sviluppata nello studio condotto da Humanitas e Politecnico di Milano.
Diagnosticare il tumore della prostata attraverso una metodica non invasiva e con una maggiore accuratezza rispetto alle procedure diagnostiche tradizionali è una realtà sempre più vicina. Lo confermano i dati di uno studio pubblicato dalla rivista scientifica International Journal of Urology, nel quale è stata testata l’efficacia del primo prototipo di “naso elettronico” che identifica la presenza della neoplasia a partire da un campione di urina, attraverso il riconoscimento di specifiche molecole volatili.
Diag-Nose – questo il nome del progetto, da cui è nato un primo prototipo sperimentale – deriva dalla stretta collaborazione tra Humanitas e Politecnico di Milano. I risultati preliminari sono incoraggianti: l’esame identifica correttamente la presenza del tumore in pazienti malati nell’85,2% dei casi e risulta correttamente negativo nei pazienti sani nel 79,1% dei casi. Non solo. Il prototipo presenta ulteriori elementi significativi rispetto al tradizionale metodo della biopsia: oltre a essere un esame invasivo, la biopsia ha un tasso di falsi negativi piuttosto elevato nei tumori in fase precoce, dovuto al fatto che si preleva e analizza solo una piccola porzione dell’organo.
Lo studio è stato condotto da marzo 2020 a marzo 2021 in Humanitas Mater Domini, a Castellanza, e all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Il progetto ha coinvolto 174 persone, divise in due gruppi: 88 pazienti con tumore alla prostata di diverso grado e stadio di progressione, confermato dall’esame istologico positivo; 86 persone del gruppo definito di “controllo”, composto da soggetti femminili o da uomini di diversa età, ma senza familiarità alla patologia e con visita ed esami (tra cui il PSA) negativi.
Per ogni persona è stato poi raccolto un campione di urina e analizzato nei laboratori della professossa Laura Capelli, al Dipartimento di Chimica, materiali e ingegneria chimica del Politecnico di Milano. Il naso elettronico ha dimostrato di identificare correttamente come positive le persone con tumore nell’85,2% dei casi. L’accuratezza – ovvero la capacità di fare una diagnosi corretta, sia essa di negatività o positività – è dell’82,1%. Se si considerano solo gli uomini di età superiore ai 45 anni, la fascia di età più interessata dalla malattia, ma anche la più difficile da diagnosticare correttamente, l’accuratezza si attesta all’81%.
Spiega il promotore dello studio, dottor Gianluigi Taverna, responsabile Urologia di Humanitas Mater Domini e medico-ricercatore dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas: “La biopsia alla prostata è oggi il gold standard per la diagnosi del cancro di questa ghiandola. Nonostante la maggior precisione che oggi l’esame ha raggiunto grazie all’utilizzo delle immagini di risonanza magnetica nel guidare il prelievo di tessuto, il tasso di rilevamento del tumore raggiunge al massimo il 48,5%. Una percentuale significativamente inferiore rispetto a quella del naso elettronico che, oltre ad un’accuratezza diagnostica maggiore, limiterebbe il disagio e le complicanze per il paziente”.
Il naso elettronico è l’evoluzione di uno studio ben più grande, condotto dal 2012 da Humanitas con la collaborazione del Centro Militare Veterinario di Grosseto (Cemivet) e patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa. Questa ricerca ha rivelato come i cani, debitamente addestrati, siano in grado di riconoscere il tumore della prostata annusando l’urina delle persone malate.
“La scoperta – racconta il dottor Taverna – ha certificato che il tumore della prostata produce delle sostanze organiche volatili specifiche, chiamate tecnicamente VOCs (Volatile Organic Compounds), che il cane è in grado di riconoscere con grande accuratezza. Abbiamo deciso di partire da questa potenzialità per sviluppare un dispositivo diagnostico ad alta tecnologia, che potesse entrare a far parte dell’attività clinica quotidiana”.
Il naso elettronico sviluppato nell’ambito del progetto Diag-Nose è dunque un prototipo nato dalla riproduzione dell’olfatto canino, realizzato grazie a una serie di sensori in grado di analizzare le sostanze volatili rilasciate nell’aria dai campioni di urina. “Come per i cani – precisa Fabio Grizzi, ricercatore presso i laboratori dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas, dove è anche responsabile del servizio di Istologia -, anche il naso elettronico ha attraversato una fase di training, condotta su circa 530 persone, che ha permesso agli ingegneri del Politecnico di Milano, alla professossa Laura Capelli e alla dottoressa Carmen Bax, di affinare i parametri di analisi e di insegnare al device a distinguere se il campione di urina appartenesse a una persona sana o con tumore della prostata. Il successo di questo training è stato confermato dallo studio pubblicato sull’International Journal of Urology”.
“Il progetto Diag-Nose è un bellissimo esempio dei risultati che si possono ottenere con un team multidisciplinare ed affiatato. Oltre ad avere vinto il primo premio ‘Disruptive Innovation’ nella competizione S2P promossa da Politecnico, PoliHub e Deloitte nel 2019, oggi il progetto ha ricevuto un importante finanziamento POC da un fondo di Venture Capital per la validazione della macchina”, commenta Laura Capelli, professossa del Dipartimento di Chimica, materiali e ingegneria chimica del Politecnico di Milano.
“Perché il naso elettronico possa effettivamente entrare a far parte della pratica clinica quotidiana saranno però necessari ulteriori studi su larga scala, che ci permetteranno di confermare i risultati già ottenuti e approfondire il potenziale del prototipo – concludono Taverna e Grizzi -. Il prossimo passo per rendere il naso elettronico una realtà, è dunque quello di validarlo coinvolgendo istituti clinici internazionali”.
Redazione Nurse Times
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by | Nov 30, 2022 | News
Grande successo per il nostro progetto editoriale denominato NeXT che permette ai neolaureati in medicina, infermieristica e a tutti i professionisti della sanità di poter pubblicare la propria tesi di laurea sul nostro portale.
Sono numerose le tesi di laurea che quotidianamente arrivano all’attenzione della nostra redazione (redazione@nursetimes.org).
NurseTimes è l’unica Testata Giornalistica Sanitaria Italiana (Reg. Trib. Bari n. 4 del 31/03/2015) gestita da Infermieri, quotidiano diventato il punto di riferimento per tutte le professioni sanitarie.
Ogni pubblicazione su NurseTimes è spendibile nei concorsi e avvisi pubblici.
La dott.ssa Giorgia Scardamaglia consegue la laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche presso l’Università degli studi De L’Aquila.
Abstract
Le urgenzeemergenze pediatriche in ambito ospedaliero sono di gran lunga maggiori rispetto a quelle riscontrante nell’extra-ospedaliero generando, insieme agli aspetti legati alla formazione, insicurezza.
Sebbene le emergenze pediatriche abbiano una incidenza bassa rispetto al totale degli interventi in emergenza extra-ospedaliera, da una parte può essere di conforto gli operatori ma dall’altra, può rappresentare un ostacolo alla maturazione dell’esperienza che serve forse ad affrontare lo stress in situazioni critiche.
Il processo di gestione del triage telefonico comporta una serie di pratiche che sono state con lungimiranza sviluppate, soprattutto in Italia, da personale sanitario formato e qualificato, eppure ad oggi rimane un certo condizionamento che prescinde dalle procedure standardizzate di attribuzione del codice di invio dei mezzi sul target. In particolare si evidenzia una certa tendenza ad “Over-triagiare1” quando il paziente è in età infantile.
Lo scopo dello studio è quello di capire cosa spinga realmente l’operatore di centrale a “deviare” da una procedura operativa che sembra perfettamente funzionale per ogni altra categoria di pazienti. Alcune considerazioni sono state fatte sulla mancata o insufficiente formazione in ambito pediatrico che potrebbe ostacolare la gestione stessa; ma anche altri fattori quali il ruolo genitoriale e l’emotività/ stress emozionale sembrerebbero avere un ruolo altrettanto centrale.
Inoltre, lo studio ha voluto indagare sul livello di percezione delle emergenze pediatriche da parte degli operatori del soccorso (118), di esaminare la preparazione professionale e la gestione dell’emotività. È stata per questo eseguita una indagine conoscitiva attraverso la somministrazione di due questionari a due coorti di operatori, uno in servizio sui mezzi di soccorso e l’altro operante nelle centrali operative. Il campionamento dei soggetti del primo questionario è di tipo non probabilistico di convenienza mentre quello del secondo è di tipo non probabilistico propositivo.
Il campione scelto per il primo questionario è stato quello del personale del 118 comprensivo di autista, barelliere, medico ed infermiere; mentre nel secondo, sono stati selezionati solo gli infermieri ei medici in servizio presso le C.O.2 Dai risultati emersi del primo studio, si evidenzia che la formazione percepita in relazione al corso p-blsd, risulta insufficiente ad affrontare emergenze pediatriche e che, paradossalmente, più è alta la formazione accademica o la professionalità e maggiore è il rischio che queste risorse operino in maniera meno performante rispetto a chi invece possiede una formazione scolastica/accademica inferiore. Pertanto, è necessario aumentare la frequenza e la qualità dei corsi sulle emergenze pediatriche. Dal secondo studio si evince che per il solo fatto di essere una emergenza pediatrica, induce l’operatore di centrale a deviare dalle normali procedure di attribuzione del codice per 83,2% del campione.
La causa più riscontrata è stata lo stress emotivo al 35% seguita dalla bassa frequenza al 28,5%, la formazione al 19% e la poca esperienza in ambito pediatrico al 17.5%. La variabile “genitorialità” sembrerebbe influire su questo processo dando dei risultati interessanti spigati successivamente nelle apposite sezioni.
Parole chiave: emergenza pediatrica, emergenza extra-ospedaliera, formazione, stress emotivo, triage, over-triage, dispatch, centrale operativa.
Introduzione
L’area critica si caratterizza per complessità e rapidità di interventi atti a sostenere le funzioni vitali dell’individuo in condizioni cliniche precarie. Il paziente critico presenta, infatti, condizioni tali da comprometterne la sopravvivenza a breve-medio termine; esso si trova in una situazione di instabilità clinica che necessita alta intensità di cura, un monitoraggio continuo e dell’utilizzo di procedure invasive che ne consentano la stabilizzazione.
L’emergenza in generale, ed in particolar modo quella pediatrica, è un settore che richiede dialogo tra professionisti di varie estrazioni e formazioni, necessità di integrazione reciproca in un ambito complesso e poliedrico. In contesti di emergenza extraospedaliera gli operatori intervengono nei processi e ne sono direttamente ed emozionalmente coinvolti: coping, stress, formazione e gestione delle emozioni risultano essere fattori chiave. Il benessere psicologico dell’operatore in un contesto dipende dalla congruenza tra aspettative e potenzialità, capacità del soggetto da una parte, e, dall’altro, da richieste provenienti dai vari sistemi ai quali l’individuo appartiene insieme alle risorse che gli vengono rese disponibili.
Le situazioni di stress acuto e gli eventi potenzialmente traumatici nella loro imprevedibilità, producono nei soggetti coinvolti reazioni neuropsicologiche che sono normali risposte nel breve periodo, ma il loro perdurare nel tempo, invece, può condurre a conseguenze psicopatologiche anche gravi e croniche, intaccando così l’esistenza stessa del soggetto in modo profondo e duraturo.
È il caso di coloro che operano in Dipartimenti di Emergenza Sanitaria e Servizio 118, poiché in questi casi è richiesta la capacità di rispondere con competenza e tempestività a situazioni imprevedibili, spesso drammatiche ed emotivamente stressanti che richiedendo una notevole flessibilità nel padroneggiare le migliori strategie di coping. Tali strategie agiscono in matrici di relazioni a più livelli, che vanno da quello organizzativo più ampio, a quello più operativo in campo pratico. Gli operatori dell’emergenza extraospedaliera con competenze avanzate sono professionisti altamente qualificati e sottoposti ogni giorno ad un’alta fonte di stress a causa dello sforzo fisico, dalla gravità delle scelte richieste da cui dipende la sopravvivenza dell’utente, dalle difficoltà lavorative, dalla valutazione della realtà e dell’elevato rischio per il paziente adulto e pediatrico.
L’infermiere di Centrale Operativa che esegue il triage infermieristico nell’area dell’emergenza -urgenza, basa il suo agire su diverse competenze legate al ragionamento clinico, alla riflessione critica, all’esperienza pratica e al suo stile personale. Il punto cardine del suo agire è lo stile comunicativo, infatti, attraverso le interviste telefoniche con gli utenti, l’operatore deve ricavare tutte le informazioni utili a garantire un soccorso tempestivo, efficiente ed efficace. Lo scopo dello studio è quello di indagare il livello di percezione delle emergenze pediatriche da parte degli operatori del soccorso (118), di esaminare la preparazione professionale e la gestione dell’emotività. Inoltre, questo lavoro ha cercato di investigare cosa spinga realmente l’operatore di centrale a “deviare” da una procedura operativa che sembra perfettamente funzionale per ogni altra categoria di pazienti.
Alcune considerazioni sono state fatte sulla mancata o insufficiente formazione in ambito pediatrico che potrebbe ostacolare la gestione stessa; ma altri fattori quali il ruolo genitoriale e l’emotività/ stress emozionale sembrerebbero avere un ruolo altrettanto centrale anche se non sempre quantificabile. Il processo di gestione del triage telefonico comporta una serie di pratiche che sono state con lungimiranza sviluppate soprattutto in Italia da personale sanitario formato e qualificato, eppure ad oggi rimane un certo condizionamento che prescinde dalle procedure standardizzate di attribuzione del codice di invio dei mezzi sul target. In particolare si evidenzia una certa tendenza ad “Over-triagiare3” quando il paziente è in età evolutiva.
Dott.ssa Giorgia Scardamaglia
Allegato
Tesi “Overtriage pediatrico al dispatch 118: indagine conoscitiva”
Giornata mondiale contro l’Aids: il sostegno di SIMEDET
Tumore della prostata, “naso elettronico” può identificarlo in un campione di urina
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Svizzera, infermieri in piazza per protestare contro le condizioni di lavoro
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L’articolo La dott.ssa Scardamaglia consegue la laurea magistrale con 110 e lode presentando un’indagine conoscitiva sull’overtriage pediatrico al dispatch 118 scritto da Redazione Nurse Times è online su Nurse Times.
by | Nov 30, 2022 | News
Il personale ha manifestato a Berna, ribadendo le rivendicazioni già avanzate due anni fa.
Sabato scorso diverse centinaia di operatori sanitari si sono riuniti a Berna per manifestare. Hanno chiesto che il Governo federale e i cantoni fermino finalmente “l’esodo degli infermieri”. Ogni mese, infatti, oltre 300 di loro abbandonano la loro professione, secondo quanto riferito dai sindacati Unia, VPOD e Syna, e dall’associazione professionale SBK. Dall’approvazione dell’iniziativa popolare “Per cure infermieristiche forti” non è ancora stato preso alcun provvedimento per sanare la situazione.
Le rivendicazioni del personale di cura sono le stesse di due anni fa, dichiara Sophie Ley, presidente dell’Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri: “Sono le stesse perché il numero di posti vacanti continua ad aumentare di mese in mese e le condizioni di lavoro diventano sempre più difficili, al punto che è ormai molto complicato garantire ai pazienti cure di qualità”.
La carenza di personale comporta la chiusura di alcuni servizi, così come l’eccessivo carico di lavoro, che sempre più spesso sfocia in burnout. Tutto questo continua a succedere, nonostante il riconoscimento in votazione popolare, un anno fa, dell’urgenza di migliorare la situazione per permettere al personale di esercitare al meglio la professione, garantendo riposo, una formazione più appropriata e un salario più adeguato.
Da quel “sì” popolare per cure infermieristiche forti nulla è cambiato: è l’amara constatazione che il settore fa oggi. Con la protesta di piazza davanti a Palazzo Federale è alla politica che gli infermieri e le infermiere si rivolgono. “Bisogna agire al più presto – insiste Sopie Ley –. Basta con l’attendismo, servono misure rapide ed efficaci”. L’iniziativa infermieristica adottata dal popolo un anno fa deve essere attuata rapidamente. Stando alle cifre fornite da Jobradar e pubblicate nell’ultimo bollettino dei medici FMH, sarebbero quasi 15mila i posti attualmente vacanti nel settore.
Redazione Nurse Times
Fonte: RSI
Giornata mondiale contro l’Aids: il sostegno di SIMEDET
Tumore della prostata, “naso elettronico” può identificarlo in un campione di urina
La dott.ssa Scardamaglia consegue la laurea magistrale con 110 e lode presentando un’indagine conoscitiva sull’overtriage pediatrico al dispatch 118
Svizzera, infermieri in piazza per protestare contro le condizioni di lavoro
Trattato senza umanità dal personale sanitario perché in sovrappeso. La denuncia dello scrittore Stefano D’Andrea: “In ospedale mi sono sentito una cosa”
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