by | Ago 3, 2022 | News
Il dispositivo utilizza una tecnologia basata su onde acustiche di superficie e può essere usato anche per individuare altri virus.
La collaborazione tra Istituto Nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Nano), ARCHA srl, Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, Scuola Normale Superiore e INTA srl ha portato allo sviluppo di un biosensore portatile, veloce e di alta sensibilità, in grado di rilevare il virus del morbillo nella saliva umana.
Il dispositivo, che utilizza una tecnologia innovativa basata su onde acustiche di superficie, si presta a essere usato per test diagnosi precoci e in situazioni di emergenza, e può riguardare anche altri tipi di virus. La ricerca, pubblicata sulla rivista Advanced Functional Materials, presenta dunque un nuovo modo per rilevare una delle malattie a trasmissione aerea più infettive, responsabile di 140mila decessi in tutto il mondo ogni anno e con una diffusività simile a quella della variante Omicron di Covid-19.
Il biosensore messo a punto dai ricercatori, coordinati da Marco Cecchini (Cnr-Nano), è un lab-on-a-chip più piccolo di un centesimo di euro, che usa onde acustiche di superficie per rilevare virus in un campione di fluido salivare. “Le onde acustiche di superficie sono una sorta di microterremoto che si propaga lungo la superficie del sensore – spiega Cecchini –. Quando il virus si attacca al sensore, rallenta la velocità di propagazione delle onde rendendo possibile registrare la presenza della molecola. Abbiamo sfruttato queste onde meccaniche sia per mescolare il campione di fluido che per rivelare il virus e ciò ha permesso di migliorare drasticamente la sensibilità dei nostri sensori rispetto a altri sensori acustici già presenti sul mercato. Il dispositivo è stato testato per il virus del morbillo, ma la tecnologia può essere adattata ad altre tipologie di virus, come il Sars-Cov-2, e a batteri, proteine e acidi nucleici”.
L’apparecchio potrà essere sviluppato per eseguire diagnosi precoci di tipo point-of-care, ovvero in prossimità del paziente. “Mentre i test convenzionali richiedono l’elaborazione del campione, laboratori dedicati e personale specializzato – spiega Mauro Pistello, professore ordinario del Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, e direttore della Unità operativa di Virologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana –, questo sensore non richiede particolare elaborazione e può essere impiegato in situazioni dove i test convenzionali non sono praticabili come aeroporti, stazioni, situazioni di emergenza. Una diagnosi tempestiva è infatti cruciale per ostacolare precocemente la diffusione di malattie ad alta trasmissione aerogena come morbillo, influenza e Covid-19″.
Marco Cecchini, che guida un gruppo di ricerca presso i laboratori NEST di Cnr-Nano e Scuola Normale Superiore, ha un’esperienza ventennale nel campo della microfluidica e dell’uso di onde acustiche di superficie. “Il nostro studio dimostra la validità di una simile tecnologia, già coperta da un brevetto di proprietà di INTA, spin-off del Cnr e della Scuola Normale Superiore, che ora andrà validata con una sperimentazione clinica”, conclude il ricercatore.
Redazione Nurse Times
Emergenza/urgenza: gli infermieri sanno benissimo cosa fare e quando intervenire
L’utilizzo della maschera laringea in ambito neonatale: indicazioni, procedure di inserimento, complicanze
Elettromiografia: a cosa serve, interpretare i risultati
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L’articolo Morbillo, sviluppato sensore che rileva il virus nella saliva scritto da Redazione Nurse Times è online su Nurse Times.
by | Ago 3, 2022 | News
La lettera degli infermieri del pronto soccorso del Cardarelli di Napoli è indirizzata ai al direttore generale, al direttore sanitario, al direttore amministrativo, al capo dipartimento di emergenza, al direttore Sirt e alle sigle sindacali
Dopo la sospensione dei ricoveri di ieri per “saturazione della capacità ricettiva”, ad eccezione dei codici rossi disposta dal management del nosocomio, oggi la lettera di infermieri e operatori sanitari.
Gli infermieri denunciano un clima di continue “malversazioni gratuite” che creano enorme stress con rischio di bur-out.
Le enormi criticità elencate nella nota.
“Gli scriventi infermieri e Oss del Pronto Soccorso ancora una volta devono constatare con grande amarezza che sono venute meno le condizioni di fiducia e di rispetto nei confronti del responsabile dell’UOC – recita la lettera – È ormai prassi quotidiana la mortificazione e la vessazione del personale in un clima di continue malversazioni gratuite mentre nulla viene messo in campo per migliorare la situazione di enorme stress lavorativo che da mesi grava sugli operatori. Invece non si perde occasione per creare problemi pretestuosi che producono grave disagio e impattano in modo estremamente negativo sulle prestazioni del personale. Ancor più grave è la continua e quotidiana guerra messa in campo nei confronti della nostra coordinatrice, alla quale già in una precedente occasione avevamo espresso il nostro pieno e incondizionato sostegno e che riaffermiamo con totale convinzione in questa sede. Chiediamo che si intervenga in modo preciso per ripristinare un clima sereno e di collaborazione in un reparto nevralgico dove gli operatori sono in burn-out e anche la salute personale viene messa a rischio”.
Un disagio che vivono migliaia di infermieri impegnati nei pronto soccorso italiani. Qualche giorno fa, dopo la condanna dell’infermiere di triage del P.S. di Orbassano, tutti gli infermieri hanno chiesto il trasferimento verso altre realtà lavorative.
Complice il sovraffollamento e la mancata organizzazione territoriale, tutto il mondo del soccorso è in una condizione di profonda crisi con una fuga di professionisti verso altre realtà lavorative. Basterà l’indennità proposta nell’ultima contrattazione?
Redazione NurseTimes
Emergenza/urgenza: gli infermieri sanno benissimo cosa fare e quando intervenire
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by | Ago 3, 2022 | News
A fare la differenza, il lavoro di squadra di Policlinico di Milano e ospedale San Giuseppe – Gruppo MultiMedica.
Matilde ha un solo giorno di vita e avrebbe già una storia incredibile da raccontare. Una storia a lieto fine, ma iniziata nel peggiore dei modi: appena nata i medici le scoprono un’importante malformazione alla mano sinistra. Il lavoro di squadra di Policlinico di Milano e Gruppo MultiMedica è quello che fa la differenza: la operano a poche ore dalla nascita, restituendole la funzionalità della mano.
A livello scientifico sono stati descritti pochissimi casi di questo tipo, e quasi nessuno aveva ancora realizzato con successo un’operazione del genere su un bimbo così piccolo. Matilde è già a casa e sta bene. La aspetta ancora un percorso lungo, ma per lei il peggio è passato. La sua storia inizia qualche settimana fa in un ospedale del Milanese. Era nata a termine, dopo una gravidanza normalissima. Appena venuta alla luce, però, i medici si accorgono subito che qualcosa non va: la mano sinistra ha una malformazione importante, con il terzo dito che non si è sviluppato come dovrebbe, mentre sul quarto dito è presente una tumefazione di 3 centimetri (il palmo di un neonato è di circa 4-5 centimetri in tutto).
La bimba viene subito trasferita al Policlinico di Milano e accolta nella Terapia intensiva neonatale diretta da Fabio Mosca, una delle più importanti d’Europa per competenza ed esperienza. Qui viene attivata una virtuosa collaborazione tra i chirurghi pediatri del Policlinico, guidati da Ernesto Leva, e i chirurghi della mano dell’Ospedale San Giuseppe (Gruppo MultiMedica), diretti da Giorgio Pajardi.
Le due squadre di chirurghi hanno all’attivo migliaia di interventi delicati e quindi si mettono subito all’opera: studiano la malformazione e capiscono che nella tumefazione di quella piccola mano si nascondono le tre falangi del quarto dito, rimaste “imbrigliate” durante lo sviluppo del feto. Portano Matilde in sala operatoria, per ricostruire in parte le falangi e per liberare le parti “intrappolate”.
Non è l’unico intervento che la piccola dovrà affrontare: nei prossimi due anni ce ne saranno altri per ricostruire completamente le dita e ridarle una vita il più possibile normale. Questa prima operazione, però, era la più importante e delicata, e finora non era mai stata eseguita su un bimbo con solo un giorno di vita. Matilde l’ha affrontata davvero bene, tutto è andato per il meglio e non ci sono state complicazioni.
“La piccola è già tornata a casa – spiega il dottorMosca – e ha affrontato l’intervento con tanta forza e determinazione. Ma il nostro supporto prosegue: stiamo seguendo sia lei sia i suoi genitori, per controllare al meglio il dolore post-operatorio e per insegnare loro a gestire la situazione. Ci saranno controlli continui per i prossimi due anni, anche in collaborazione con i colleghi dell’ospedale San Giuseppe”.
“Siamo molto lieti di aver messo a disposizione la nostra esperienza e il nostro know-how per il buon esito di quello che è stato un intervento del tutto eccezionale”, dice Pajardi, professore all’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Unità operativa di Chirurgia della mano dell’ospedale San Giuseppe – Gruppo MultiMedica, che da 26 anni ospita la più grande struttura in Europa dedicata alla mano del bambino, con all’attivo, ogni anno, oltre 350 operazioni di microchirurgia pediatrica.
“L’atto chirurgico – aggiunge –, fondamentale in termini anatomici e ricostruttivi, è stato la prima tappa di un lungo percorso terapeutico che ora accompagnerà questa bambina nel suo sviluppo psicofisico. Il trattamento globale di pazienti di questo tipo, dalla diagnosi al momento della nascita, alla chirurgia e alla successiva riabilitazione specialistica, vede una perfetta integrazione fra le nostre competenze e quelle del Policlinico”.
“La storia della piccola Matilde – conclude Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano – è il chiaro esempio di come una collaborazione virtuosa tra due strutture possa fare la differenza per casi di questo tipo. Il nostro ospedale è un vero e proprio riferimento per le patologie di ogni età della vita, ma è indispensabile potersi avvalere anche delle più alte professionalità, come quella del professor Pajardi, per offrire il meglio del servizio pubblico. Ed è solo l’inizio: abbiamo già stilato un’apposita convenzione per integrare le reciproche competenze sul fronte della chirurgia della mano, a tutto vantaggio dei nostri pazienti”.
Redazione Nurse Times
Emergenza/urgenza: gli infermieri sanno benissimo cosa fare e quando intervenire
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L’articolo Milano, eccezionale intervento restituisce la funzionalità della mano a neonata con grave malformazione scritto da Redazione Nurse Times è online su Nurse Times.
by | Ago 3, 2022 | News
Una splendida iniziativa, capace di ispirare anche Stefano Gheller, 49enne vicentino affetto da distrofia, che recentemente aveva lanciato un drammatico appello per il suicidio assistito e che adesso si dice emozionato per la nuova esperienza sulla riviera romagnola.
Dal 2013 Dario, nativo di Faenza, era malato di Sla, una malattia neurodegenerativa invalidante che immobilizza una persona a letto o in carrozzina. Lui, però, non si è mai arreso, sostenuto dalla moglie Debora, dalle sue tre figlie, dagli amici e dai colleghi. Anzi, ha sempre voluto vivere la sua vita, andando alla ricerca di tutto. Il mare, per esempio, in particolare quello del Salento, a San Foca, Marina di Melendugno (Lecce), dove ha appreso la storia di Gaetano Fuso, anch’egli malato di Sla, recentemente insignito dal presidente della Repubblica dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per il coraggio e la determinazione con cui ha realizzato, assieme alla sua associazione (La Terrazza “Tutti al mare!”), una struttura attrezzata e assistita per consentire la balneazione gratuita a chi, diversamente, non ne potrebbe fruire.
Da queste storie è nata a Faenza l’associazione di volontariato “Insieme a te”, per essere vicini a Dario e alla sua famiglia e per promuovere un “nuovo punto di vista sulla disabilità e sulla Sla”, che non è semplicemente uno stato di impossibilità, ma un punto di partenza per la ricerca di nuovi percorsi di vita vissuta da esplorare insieme a tanti amici. Dopo l’assegnazione della spiaggia di Punta Marina da parte della Regione Emilia Romagna e del Comune di Ravenna, nell’aprile 2018 Dario ci lascia, con la consapevolezza che il suo cammino, seppur tortuoso, è stato un insegnamento e un esempio per non arrendersi di fronte alle difficoltà, trasfomandole in opportunità.
Inoltre queste storie hanno ispirato Stefano Gheller, 49enne vicentino affetto da distrofia, che recentemente aveva lanciato un drammatico appello per il suicidio assistito e che adesso sembra aver trovato nuovo entusiasmo per la vita, come testimoniano le sue parole, che rilanciamo di seguito.
“Sono agitatissimo ed emozionato: domani parto per le ferie e vado a Punta Marina (Ravenna). Questa vacanza non era programmata, ma qualche settimana fa sono stato contattato dalla presidente di questa associazione (www.insiemeate.org), che gestisce appartamenti attrezzatissimi per disabili, anche gravi, e soprattutto ha una spiaggia super attrezzata. Non solo la classica spiaggia accessibile, ma una dotata di sollevatori appositi, con materassi antidecubito. C’è la corrente per attaccare i respiratori e c’è la possibilità di andare in acqua anche per chi, come me, ha il ventilatore, nonché di andare con un pedalò apposito e tante altre cose. Tutto gratuito, con più di 500 volontari. Da quello che so è una, se non la migliore spiaggia d’Italia, per servizi ai disabili gravi. Ringrazio Debora, che sentendomi a Radio 24 mi ha contattato e messo al corrente di questo bellissimo posto. E grazie anche al vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, che oltre a pagarmi il soggiorno a Bibione, che farò fine agosto, mi ha dato anche un contributo da usare come meglio credo. Ebbene, ho deciso di usarlo per questa vacanza a Ravenna, dove potrò fare il bagno in acqua DOPO PIÙ DI 35 ANNI. Sono agitatissimo ed emozionato”.
L’associazione “Insieme a te” è aperta a tutti, è apartitica, opera senza fini di lucro e per scopi solidaristici. Questi i suoi obiettivi:– promuovere un nuovo punto di vista sulla disabilità in generale e su una malattia specifica come la Sla;– sensibilizzare le persone, a partire dai giovani, a un coinvolgimento umano, sociale, formativo e di vicinanza a chi vive malattie invalidanti;– realizzare progetti concreti, come donare il proprio tempo;– acquistare o noleggiare sussidi e attrezzature di supporto alle persone malate;– realizzare una struttura balneare, attrezzata e assistita, per accogliere nel periodo estivo persone con malattie invalidanti e i loro familiari e amici, da collocare in una parte di spiaggia della riviera emiliano-romagnola.
Redazione Nurse Times
Emergenza/urgenza: gli infermieri sanno benissimo cosa fare e quando intervenire
L’utilizzo della maschera laringea in ambito neonatale: indicazioni, procedure di inserimento, complicanze
Elettromiografia: a cosa serve, interpretare i risultati
Arresto cardiaco, primo paziente al mondo trattato con il gas argon al Policlinico di Milano
Milano, uno “stormo” di Titti atterra alla Casa Sollievo Bimbi Vidas
L’articolo A Ravenna la spiaggia super attrezzata per disabili: il capolavoro dell’associazione “Insieme a te” scritto da Redazione Nurse Times è online su Nurse Times.
by | Ago 2, 2022 | News
Le indagini sono scattate dopo la denuncia dei famigliari di Umberto Maddolo. Si ipotizzano i reati di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario (in concorso).
Per la morte di Umberto Maddolo, 62 anni, di Capaccio Paestum, la Procura di Salerno ha iscritto nel registro degli indagati cinque medici specialisti, tra i quali figura Enrico Coscioni, primario del reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale Ruggi d’Aragona e già consigliere politico del governatore Vincenzo De Luca per la Sanità, nonché presidente Agenas. Le ipotesi di reato sono quelle di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario (in concorso).
Il pazientesi sentì male e morì improvvisamente dopo l’operazione per l’innesto di due bypass. Seguì la denuncia dei famigliari, che nell’ambito delle indagini ha portato alla riesumazione del cadavere e al conseguente rinvenimento di una garza di 15 centimetri, presumibilmente dimenticata nel corpo e subito sequestrata dai carabinieri insieme alle cartelle cliniche.
La direzione generale dell’ospedale ha espresso in una nota la propria vicinanza ai parenti di Maddolo e, ribadendo “piena fiducia” nelle indagini e nella magistratura, ha spiegato che fornirà “la massima collaborazione” per arrivare quanto prima all’accertamento dei fatti. Di seguito il testo completo.
“In merito alla vicenda per la quale sono indagati il dr. Enrico Coscioni, direttore della Unità operativa complessa di Cardiochirurgia, e alcuni suoi collaboratori, nell’esprimere vicinanza alla famiglia del paziente defunto, la direzione generale depone la più ampia fiducia nell’attività della magistratura e degli organi di polizia giudiziaria, auspicando un rigoroso quanto celere accertamento dei fatti e continuando a offrire la massima collaborazione. Il direttore generale del Ruggi, Vincenzo D’Amato, è certo che le indagini in corso riusciranno a fare chiarezza sulla causa del decesso e sull’intera vicenda. Crede, altresì, che, anche a tutela dei tantissimi assistiti che si rivolgono all’Azienda ospedaliera salernitana per risolvere un problema di salute, spesso di elevata complessità, ricevendo risposte adeguate e appropriate, nell’attuale fase sia corretto, oltre che opportuno, non anticipare i tempi della magistratura, bensì attendere con fiducia gli esiti della verifica degli accadimenti che hanno portato al decesso del sig. Umberto Maddolo”.
L’articolo Salerno, scoperta choc dopo la riesumazione: garza nel corpo dell’uomo morto dopo un intervento al cuore. Indagati 5 medici scritto da Redazione Nurse Times è online su Nurse Times.