L’unità infermieristica nel TEAM USAR: ricerca e soccorso in ambito urbano

L’unità infermieristica nel TEAM USAR: ricerca e soccorso in ambito urbano

Grande successo per il nostro progetto editoriale denominato NeXT che permette ai neolaureati in medicina, infermieristica e a tutti i professionisti della sanità di poter pubblicare la propria tesi di laurea sul nostro portale. 

Sono numerose le tesi di laurea che quotidianamente arrivano all’attenzione della nostra redazione (redazione@nursetimes.org).

NurseTimes è l’unica Testata Giornalistica Sanitaria Italiana (Reg. Trib. Bari n. 4 del 31/03/2015) gestita da Infermieri, quotidiano diventato il punto di riferimento per tutte le professioni sanitarie.

Ogni pubblicazione su NurseTimes è spendibile nei concorsi e avvisi pubblici.

Il dott. Simone Carlino, laureatosi presso l’Università degli Studi “La Sapienza” presenta la tesi dal titolo “L’unità infermieristica nel TEAM USAR: Ricerca e soccorso in ambito urbano”

Introduzione: l’acronimo USAR deriva dalla definizione inglese “Urban Search And Rescue” traducibile in “ricerca e soccorso in ambiente urbano” e definisce l’insieme delle pratiche utilizzate per le operazioni di soccorso a persone sepolte da macerie in caso di crolli di edifici e strutture, esplosioni o di eventi sismici. Tali scenari devono avere un adeguato livello di sicurezza e metodologie altamente evolute concernenti soprattutto la valutazione dei rischi associati, le tecniche di localizzazione e le attività di estrazione delle vittime. Queste operazioni devono essere particolarmente incisive, tempestive e celeri. Gli operatori devono agire in modo da estricare i soggetti intrappolati entro margini temporali che facilitino il loro trattamento sanitario ed evitino l’insorgere di complicazioni postume.

Obiettivo dello studio: Identificare e descrivere il ruolo dell’infermiere all’interno del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nel Team USAR specializzato nella ricerca e soccorso in ambito urbano.

Materiali e metodi: Ricerca bibliografica della normativa di riferimento in ambito nazionale ed extra tramite la consultazione di siti e banche dati ovvero: Ministero della Salute, Azienda Regionale Emergenza Sanitaria ARES118, PubMed e manuali operativi del Dipartimento dei Vigili del Fuoco.

Conclusioni: La complessità e le criticità delle operazioni U.S.A.R. esigono un accurato sistema organizzato nel quale si integrano professionalità altamente qualificate ed abilità tecniche basate su comportamenti che richiedono un impiego cognitivo orientato alla risoluzione di problemi per i quali non è spesso disponibile una procedura codificata.  Il nucleo di intervento operativo prevede l’integrazione di personale sanitario ovvero medici ed infermieri, in seguito ad apposito percorso formativo e certificativo. La componente sanitaria all’interno dei nuclei U.S.A.R. assume molteplici ruoli che possiamo riassumere in:

garantire la salute ed il benessere fisico del personale del nucleo;garantire la salute ed il benessere fisico dei cani delle unità cinofile del nucleo;garantire soccorso ed assistenza alle vittime partecipando alle operazioni di recupero.La presenza del personale sanitario all’interno dei nuclei assume un ruolo di primaria importanza nell’efficacia delle operazioni USAR e per questo motivo il personale medico ed infermieristico deve essere scelto tra i professionisti esperti in soccorso extra-ospedalieri, con una formazione specifica ad interventi in ambienti ostili.

Simone Carlino

Allegato

Tesi: L’unità infermieristica nel TEAM USAR: ricerca e soccorso in ambito urbano

Abusi sull’infermiera narcotizzata: medico arrestato per violenza sessuale
Rsa degli orrori a Manfredonia (Foggia), assessore Palese: “Servono ulteriori forme di ispezione”
L’unità infermieristica nel TEAM USAR: ricerca e soccorso in ambito urbano
Approcci sessuali alla studentessa: docente di Infermieristica sospeso dal lavoro
Opi Bat: parte la formazione infermieristica sulla responsabilità civile, penale, trattamento dati, privacy, GPDP e tutela del lavoratore 
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Approcci sessuali alla studentessa: docente di Infermieristica sospeso dal lavoro

Approcci sessuali alla studentessa: docente di Infermieristica sospeso dal lavoro

Così ha deciso il pm sulla scorta dell’accusa mossa al direttore didattico del corso, dipendente dell’Università La Sapienza, polo di Latina-Terracina.

E’ accusato di violenza sessuale, il 60enne direttore didattico del corso di Infermieristica dell’Università La Sapienza, polo di Latina-Terracina. Il conseguente processo è scaturito dalla denuncia che una studentessa ha presentato ai carabinieri nell’ottobre 2021, sostenendo di essere stata oggetto di approcci sessuali a opera del docente 60enne, il quale avrebbe tentato di baciarla.

Sulla scorta delle indagini svolte dai carabinieri di Terracina, il sostituto procuratore aveva chiesto per l’uomo la sospensione dal lavoro per l’uomo, dipendente dell’Asl e dell’Università, che il 19 aprile scorso ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari. Ora lo stesso gip, avvalorando la richiesta del pm, ha deciso di disporre appunto la sospensione senza stipendio per il docente, coordinatore dei colleghi all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, nonché componente del direttivo provinciale di Opi Latina.

Redazione Nurse Times

Abusi sull’infermiera narcotizzata: medico arrestato per violenza sessuale
Rsa degli orrori a Manfredonia (Foggia), assessore Palese: “Servono ulteriori forme di ispezione”
L’unità infermieristica nel TEAM USAR: ricerca e soccorso in ambito urbano
Approcci sessuali alla studentessa: docente di Infermieristica sospeso dal lavoro
Opi Bat: parte la formazione infermieristica sulla responsabilità civile, penale, trattamento dati, privacy, GPDP e tutela del lavoratore 
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Opi Bat: parte la formazione infermieristica sulla responsabilità civile, penale, trattamento dati, privacy, GPDP e tutela del lavoratore 

Opi Bat: parte la formazione infermieristica sulla responsabilità civile, penale, trattamento dati, privacy, GPDP e tutela del lavoratore 

L’Ordine delle Professioni Infermieristiche della BT riprende la formazione dopo la pausa estiva.

Concluso con successo il corso sui corretti stili di vita dello scorso 18 Giugno, riprende le attività formative ECM dando appuntamento con nuovi corsi ad elevato impatto culturale, Professionale e di concreto soddisfacimento dei bisogni formativi dei propri iscritti. 

Si terrà Venerdì 23 Settembre 2022 presso la Sala Convegni Hotel SALSELLO Via Vito Siciliani, 42, 76011 Bisceglie ( BT) un evento formativo ECM dal titolo “Leges artis: responsabilità civile, penale, trattamento dati, privacy, GPDP e tutela del lavoratore”. 

Direttori del Corso il Presidente OPI BT, dott. Giuseppe PAPAGNI, ed il Consigliere OPI BT, dott. Michele CALABRESE.

Docente e tutor del corso il Prof. Mauro DI FRESCO.

Il corso ECM, in fase di accreditamento Ministeriale, è finalizzato all’analisi dell’infermiere come soggetto attivo nello svolgimento della propria attività professionale con conseguenti responsabilità, nell’ipotesi di errori nel proprio operato o nelle proprie decisioni, in sede civile, penale, disciplinare e amministrativa.

Il termine responsabilità deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere cioè, in un significato filosofico generale, a qualcuno o a se stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano.

Per parlare di responsabilità infermieristica si deve evidenziare che la professione infermieristica, nel corso degli anni, ha subito profondi cambiamenti imputabili all’evoluzione normativa e formativa che hanno consentito il passaggio da attivita’ ausiliaria alla professione medica a professione sanitaria con un autonomo profilo professionale. 

Gli elementi della responsabilità sanitaria in via generale richiamano il concetto di “malpractice” opportuna per accogliere in via generale gli elementi che concorrono a determinare una non corretta pratica sanitaria con i suoi possibili effetti. Risulta quindi evidente nella responsabilità sanitaria, forse più che per ogni altra professione intellettuale, l’incidenza della colpa e del nesso causale tra la condotta posta in essere e l’evento dannoso.

In merito occorre aggiungere che la professione infermieristica rientra nella categoria codicistica delle professioni intellettuali con la connaturata prestazione che è d’opera intellettuale, regolata dall’art. 2230 e ss. c.c. ed è una prestazioni di mezzi e non di risultato, per la quale il sanitario non può garantire la guarigione, impegnandosi piuttosto ad utilizzare i mezzi scientifici più idonei per il raggiungimento del risultato favorevole al paziente. 

In itinere al corso elementi di privacy e tutele del lavoratore nei diversi setting organizzativi e lavorativi. Per ogni informazione consulta il sito www.opibat.it

CALABRESE MICHELE

Opi Bat: parte la formazione infermieristica sulla responsabilità civile, penale, trattamento dati, privacy, GPDP e tutela del lavoratore 
La Colangiografia: cos’è, a cosa serve e preparazione all’esame
Una lettura critica della distribuzione epidemiologica nella popolazione Italiana
Le teorie del Nursing e la sue evoluzione
Dottoressa del pronto soccorso rifiuta il ricovero ad una donna: lei la prende a bastonate
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La Colangiografia: cos’è, a cosa serve e preparazione all’esame

La Colangiografia: cos’è, a cosa serve e preparazione all’esame

La colangiografia è un esame radiologico che si esegue per studiare le vie biliari, ossia i condotti che trasportano la bile. La bile è il liquido prodotto dal fegato indispensabile per la digestione.

Le vie biliari sono costituite da diverse strutture: coledoco, dotto cistico, dotto epatico e colecisti o cistifellea. Quest’ultima è un organo a forma di sacchetto, situato vicino al fegato, che serve per immagazzinare la bile. La colangiografia è effettuata dopo aver somministrato alla persona un liquido di contrasto radio-opaco che consente di ottenere una immagine radiografica delle vie biliari.

L’esame fornisce una informazione completa sulla struttura delle vie biliari, sulla eventuale presenza di calcoli o di altri corpi solidi che possano ostacolare il percorso della bile lungo il condotto (detto coledoco) che la trasporta fino al primo tratto dell’intestino (chiamato duodeno). L’esame è controindicato nelle donne in gravidanza, per il rischio di irradiazione del feto.

La preparazione della persona che si deve sottoporre all’esame colangiografico dipende dalla tecnica utilizzata:

colangiografia transepatica percutanea, il fegato viene perforato con un ago particolare sotto guida ecografica; poi viene inserito un tubicino (detto cannula) a livello di una via biliare periferica, in modo che il mezzo di contrasto possa raggiungere tutte le vie biliari. È un esame molto accurato per diagnosticare la causa dei disturbi biliari e può anche essere utilizzato a scopo terapeutico (ad esempio, per eliminare un calcolo che ostruisce un dotto biliare o per il posizionamento di una protesi). Tuttavia, dal momento che la colangiografia transepatica percutanea può causare alcune complicazioni (ad esempio, infezioni, sanguinamenti, perdita di bile), di solito viene preferita la Colangio-Pancreatografia Retrograda Endoscopica (in sigla CPRE)Colangio-Pancreatografia Endoscopica Retrograda (CPRE), consiste nell’introduzione di sottile cannula, attraverso una sonda flessibile a fibre ottiche (detta endoscopio), nella bocca, nell’esofago e nello stomaco fino a raggiungere il duodeno. Attraverso la cannula viene iniettato il mezzo di contrasto e, contemporaneamente, vengono acquisite radiografie delle vie biliari e del dotto pancreatico. La CPRE, a differenza di altri tipi di indagini, consente ai medici di effettuare biopsie e alcuni trattamenti. Per esempio, con l’endoscopio è possibile rimuovere un calcolo o inserire un catetere (detto stent) per oltrepassare un’ostruzione del dotto biliare dovuta, per esempio, a un tumore. Le complicazioni della CPRE, quali l’infiammazione del pancreas (chiamata pancreatite) o l’emorragia, avvengono solo nell’1% dei casi. Se nel corso della CPRE si effettua anche un trattamento, le complicazioni possono manifestarsi con maggiore frequenza. Talvolta, la CPRE viene utilizzata soltanto per visionare la struttura delle vie biliari ma in questo caso è preferibile effettuare una Colangio-Pancreatografia con Risonanza Magnetica (in sigla CPRM), poiché è altrettanto efficace ma meno invasiva e più sicuraColangio-Pancreatografia con Risonanza Magnetica (CPRM), è un esame non invasivo ed è più sensibile della Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) o dell’ecografia per diagnosticare alterazioni del dotto biliare comune, soprattutto calcoli. Le immagini dei dotti del sistema biliare e pancreatico sono ottenute con applicazioni specifiche della Risonanza Magnetica per visualizzare fluidi, quindi la bile, senza l’utilizzo di mezzo di contrasto. Le immagini così ottenute sono confrontabili con quelle derivanti dalla colangiopancreatografia retrograda endoscopica e dalla colangiografia transepatica percutanea, indagini più invasive. La colangiopancreatografia in RM è un utile strumento quando si sospetta un’ostruzione biliare e prima di procedere a una colangiopancreatografia retrograda endoscopica terapeutica (per esempio, per visualizzare e eliminare contemporaneamente i calcoli). La RM colangiopancreatografia è l’indagine di scelta per la colangite primitiva sclerosantecolangiografia Trans-Kher, si utilizza in persone sottoposte a trapianto di fegato che per alcuni mesi devono portare un catetere (chiamato tubo di Kehr) nella via biliare; il mezzo di contrasto viene iniettato attraverso il catetere. Si tratta di un esame completamente indolore e di breve duratacolangiografia intraoperatoria, l’esame consente di visualizzare le vie biliari durante un intervento chirurgico di rimozione della cistifellea (detto colecistectomia). La procedura consiste nell’iniettare il mezzo di contrasto nel dotto cistico tramite una cannula. L’esame è indicato quando è presente l’ittero, ossia una colorazione giallastra della pelle e della sclera (la parte bianca dell’occhio) e nel caso in cui altre procedure non invasive abbiano dato risultati incerti, suggerendo tuttavia la presenza di calcoli nel coledoco. La procedura consente anche la rimozione dei calcoli biliari dal dotto epatico comune. Tuttavia, le difficoltà tecniche ne hanno limitato l’uso, particolarmente durante la colecistectomia eseguita tramite laparoscopiaAltri tipi di indagini, non a raggi X come la colangiografia, ma che ugualmente riguardano il fegato, le vie biliari e la cistifellea sono:

ecografia, utilizza onde sonore per acquisire immagini del fegato, della cistifellea e delle vie biliari. L’ecografia transaddominale, eseguita dopo un periodo di digiuno, è la tecnica più economica e sicura per riprodurre immagini strutturali della cistifellea e dei dotti biliari; consente di rilevare immediatamente la presenza di calcoli della cistifellea (sensibilità maggiore del 95% per i calcoli della colecisti superiori a 2 millimetri di diametro); permette di scoprire se l’ittero della pelle e della sclera sia causata da un’ostruzione dei dotti biliari o da una disfunzione delle cellule del fegato. Può, inoltre, evidenziare la presenza di fango biliare, ossia una miscela di materiale sminuzzato e bile. L’ecografia serve anche da guida quando si inserisce un ago per prelevare un campione di tessuto per la biopsia del fegato. L’ecografia può risultare poco efficace in persone con molto gas intestinale o con obesità e il risultato dipende dalla esperienza del medico che la esegue. In alternativa, può essere utilizzata l’ecografia endoscopica che può rilevare la microlitiasi, ossia la presenza di calcoli molto piccoli, anche di 0,5 millimetri, situati nella colecisti o nelle vie biliari. L’ecografia endoscopica, inoltre, consente una maggiore qualità dell’immagine anche in presenza di gas intestinalecolecistoscintigrafia, esame che si basa sulla somministrazione di sostanze radioattive (dette radioisotopi) e ne segue il percorso dal fegato, alla cistifellea, alle vie biliari fino al duodeno. La colecistoscintigrafia può rivelare la presenza di calcoli nel dotto cistico, indice di una infiammazione acuta della cistifellea (detta colecistite acuta litiasica). Quando si sospetta la presenza di una colecistite alitiasica (ovvero in assenza di calcoli), la colecisti viene analizzata prima e dopo la somministrazione di una sostanza, la colecistochinina, che fa contrarre la colecisti. Uno svuotamento ridotto della bile, suggerisce una colecistite alitiasica. La colecistoscintigrafia può mettere in evidenza anche la fuoriuscita di bile (ad esempio, dopo un intervento chirurgico o un trauma) e anomalie anatomiche (cisti congenite). Dopo l’operazione chirurgica di rimozione della cistifellea (colecistectomia), la colecistoscintigrafia può evidenziare la quantità di bile che passa nell’intestino e il buon funzionamento, o meno, della struttura (detta sfintere di Oddi), che si trova nel punto di sbocco del coledoco e del dotto pancreatico nel duodeno. Lo sfintere di Oddi serve a regolare il passaggio della bile nell’intestino e a impedire il passaggio del contenuto intestinale nel coledocoTomografia Assiale Computerizzata (TAC), fornisce immagini ai raggi X del fegato. La TAC è meno utile dell’ecografia nell’identificare un’ostruzione biliare ma spesso permette una migliore valutazione del pancreas. È particolarmente adatta, invece, per rilevare la presenza di tumori, soprattutto le piccole metastasi, con una specificità maggiore dell’80%. Consente anche di evidenziare accumuli di pus (detti ascessi) e disturbi che interessano uniformemente tutto il fegato, come l’eccesso di grasso (si parla di steatosi epatica)RX standard o diretta addome: non è in genere utile per diagnosticare i disturbi del fegato e delle vie biliari.Redazione NurseTimes

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Una lettura critica della distribuzione epidemiologica nella popolazione Italiana

Una lettura critica della distribuzione epidemiologica nella popolazione Italiana

L’Italia è il paese europeo con il più alto tasso di residenti over 65.  Al 1° gennaio 2019 infatti, gli individui residenti nel Paese con 65 anni di età ed oltre ammontano a 13,8 milioni, pari al 22,8 per cento del totale della popolazione [1].

Nel 2009 gli over 65 anni erano circa 12 milioni e costituivano il 20,3 per cento. I nuovi modelli organizzativi rivolti alle politiche Welfare non possono prescindere dunque dalla considerazione e dall’impatto sociale ed economico derivante da questa progressiva erosione sociale e invecchiamento della popolazione. Le conseguenze saranno non solo sul piano produttivo (riduzione della forza lavoro) ma anche sul fronte dell’offerta e richiesta dei beni e servizi che questo target di popolazione necessiterà, di conseguenza dalla pressione esercitata sul sistema previdenziale e sul sistema di assistenza.

Ma perché la piramide demografica sta cambiando? Quali sono le nuove famiglie? Sicuramente le conseguenze della c.d “società liquida [2]” stanno modificando la struttura della famiglia tradizionalmente conosciuta. Infatti, sono aumentate le famiglie unipersonali composte da anziani soli e, a prescindere da ciò, si è ridotta la consistenza del numero medio di componenti delle famiglie pluripersonali. Non gioca certo a favore la bassa fecondità e la scarsa tendenza ad un nucleo solido. Nel 2020 ci sono stati 1,17 figli per donna, i nuovi nati sono stati 404.892, 15mila in meno rispetto al 2019. Questa tendenza in parte causata dalle precarietà lavorative dei giovani under 35 e ai nuovi modelli sociali tende a ridurre sensibilmente la quota di quelle numerose.

Un altro fattore che ha direttamente causato l’aumento dell’età media è il conseguimento di nuovi progressi in ambito medico; il progressivo allungamento della speranza di vita si traduce in un aumento di soggetti che vivono con malattie croniche (circa il 40% della popolazione over 65), per lo più con patologie cardiovascolari, pneumologiche o endocrine (es. il diabete).

La domanda a questo punto da porsi è: fino a quando, il sistema italiano può sostenere la spesa? L’aumento della sopravvivenza porterà inevitabilmente ad esaurire le strategie fino ad ora utilizzate per la sostenibilità delle cure e del sistema previdenziale. È giusto che la politica intervenga attivamente e con riforme fattive e lungimiranti. L’invecchiamento della popolazione sta comportando conseguenze (collettive e individuali), ed arriva a coinvolgere ogni settore della vita quotidiana, soprattutto se visto in chiave prospettica. Il numero degli over 65, secondo le proiezioni ISTAT, tenderà a crescere nei prossimi anni su tutto il territorio nazionale.

Il frutto di queste strategie di investimento fino ad oggi introdotte dai Governi per le famiglie non ha però prodotto alcun effetto: siamo il paese con il numero di nascite più basso. La legge di bilancio 202 ha istituito il “Fondo assegno Universale e servizi alla famiglia”; questo strumento è stato arricchito grazie al trasferimento delle risorse dedicate all’erogazione dell’assegno di natalità (il c.d. bonus bebè) e del Bonus asili nido, successivamente rifinanziato nelle leggi di bilancio seguenti. Anche l’approvazione della legge delega n 46 del 2021 per il riordino, la semplificazione e il potenziamento delle misrure a sostegno dei figli a carico ha favorito la diffusibilità, in via progressiva, del già menzionato assegno. Tuttavia, questi fondi andrebbero aumentati. È necessario incoraggiare, sostenere ed aiutare la scelta di chi oggi, con dedizione, investe nella famiglia e nel futuro del Paese. Se così non fosse il sistema previdenziale ed assistenziale non sarà facilmente sostenibile.

Dott.ssa Marica Scotellaro

[1] ISTAT: Istituto Superiore di Sanità. Osservatorio annuale

[2] Zygmunt Bauman – La società Fluida

Opi Bat: parte la formazione infermieristica sulla responsabilità civile, penale, trattamento dati, privacy, GPDP e tutela del lavoratore 
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Dottoressa del pronto soccorso rifiuta il ricovero ad una donna: lei la prende a bastonate
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