Infermieri allo studio del nuovo contratto: il 6 giugno webinar in streaming su NurseTimes

Infermieri allo studio del nuovo contratto: il 6 giugno webinar in streaming su NurseTimes

Si terrà a Pugnochiuso (Foggia) un interessante evento sul rinnovo del Ccnl del comparto sanità.

Domenica 5 e lunedì 6 giugno, per la prima volta e grazie all’iniziativa dei numerosi Opi patrocinanti, la bozza del contratto del comparto sanità, sarà discusso fuori dal tavolo Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni). L’evento sarà trasmesso in su www.nursetimes.org e sulla pagina Facebook www.facebook.com/NurseTimes.NT a partire dalle 15.

C’è molta attesa tra gli infermieri per conoscere i contenuti normativi ed economici che presenta il nuovo contratto, ed è per questo che gli Opi di Bari, Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Caserta, Catanzaro, Firenze-Pistoia, Milano – Lodi – Monza Brianza, Potenza, Rimini, Taranto, Lecce, nella loro qualità di enti di diritto pubblico regolatori della professione infermieristica, aprono a migliori approfondimenti per rispondere adeguatamente alle funzioni di rappresentanza professionale.

Prevista la partecipazione dei protagonisti della contrattazione:

Dott. Vito Montanaro (Regione Puglia)Dott. Francesco Quaglia (Regione Liguria)Michele Vannini (Cgil Fp)Marianna Ferruzzi (Cisl Fp)Salvatore Altieri (Uil Fp)Mimma Sternativo (Fials)Salvatore Vaccaro (Nursind)Partecipano all’agorà anche il dottor Saverio Proia (consulente Aran) e l’avvocato Nicola Roberto Toscano (esperto in diritto del lavoro).

“Cresce l’interesse degli infermieri attorno al tavolo sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro – dichiara Saverio Andreula, presidente di Opi Bari -. L’attesa è tanta perchè si pensa che questo contratto possa riconoscere loro una specificità professionale e un incremento contrattuale più rispettoso del ruolo e dell’impegno che la professione ha messo in campo durante la pandemia”.

E ancora: “Di qui l’iniziativa di numerosi Opi italiani, i quali hanno avvertito la necessità di portare fuori dal tavolo istituzionale il dibattito sui contenuti del Ccnl, che sembra aprire alla possibilità di modificare significativamente sia l’assetto normativo che quello economico. A Pugnochiuso i protagonisti della contrattazione saranno quindi liberi di esprimere il proprio pensiero nel corso di un agorà che si annuncia di estremo interesse per gli infermieri”.

Conclude Andreula: “Inoltre avremo al tavolo due direttori del Dipartimento Salute delle Regioni Liguria e Puglia, impegnati nei rispettivi contesti, attraverso il Comitato di settore, a esprimere un punto di vista anche di natura economica sui contenuti contrattuali. In definitiva, l’evento offrirà agli infermieri la possibilità di saperne di più e di conoscere tutti gli aspetti poco chiari di questo rinnovo contrattuale”.

Consulta il programma dell’evento

Redazione NurseTimes

Infermieri allo studio del nuovo contratto: il 6 giugno webinar in streaming su NurseTimes
Da Kiev a Niguarda. Salvato ragazzo ucraino che rischiava di morire per una grave infezione 
Nuovi Lea, Salutequità: “Ministero della Salute, Mef e Regioni sblocchino subito il Decreto Tariffe”
Vaiolo delle scimmie, Pregliasco: “Utile una quarantena di 21 giorni per i contatti stretti”
Colite ulcerosa, testato con efficacia nuovo farmaco orale
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Da Kiev a Niguarda. Salvato ragazzo ucraino che rischiava di morire per una grave infezione 

Da Kiev a Niguarda. Salvato ragazzo ucraino che rischiava di morire per una grave infezione 

A Kiev i medici con l’ospedale chiuso non potevano intervenire. I genitori sono riusciti a portalo a Milano con un trasporto in ambulanza durato 30 ore

Un viaggio in ambulanza lungo 30 ore e una corsa contro il tempo per salvare la vita di un ragazzo di 14 anni paraplegico dalla nascita. Sono i contorni della vicenda di Bohdan e della sua famiglia, costretti a lasciare Kiev dove l’ospedale a causa dei bombardamenti non veniva più garantita l’assistenza sanitaria necessaria. 

Bohdan è nato in Ucraina con una grave malformazione congenita, la spina bifida, che nel suo caso si presenta nella forma più grave, il mielomeningocele, un difetto del tubo neurale caratterizzato dall’incompleta formazione delle ossa della colonna. Per questa condizione il ragazzo era già stato seguito dall’Unità Spinale di Niguarda 10 anni fa, dagli specialisti che si occupano dei nuovi nati con spina bifida. Ma è solo dopo il suo ritorno in Ucraina con la famiglia che viene sottoposto alla chirurgia necessaria per contenere gli effetti di una condizione nota come “scoliosi neurologica”. L’ultimo intervento realizzato a febbraio del 2021sembra essere riuscito ma dopo 6 mesi Bohdan inizia ad avere problemi importanti. Si scopre che le barre e le viti usate per creare una sorta di armatura anti-scoliosi sulla sua colonna vertebrale hanno provocato una grave infezione. 

Bohdan sta male ma intanto a Kiev è scoppiata la guerra, l’ospedale chiude e dimette i pazienti, i medici infatti non sono più in grado di seguirli “Le sue condizioni peggioravano giorno dopo giorno, senza l’assistenza dell’ospedale era a casa allettato e non potevamo fare altro– spiega nonna Olga che parla italiano-. Era dura vederlo così, lui che è sempre stato pieno di energia, fin da piccolo ha sempre fatto un sacco di attività giocava anche a tennis e praticava nuoto. Si stava spegnendo, ma per fortuna quasi come un intervento divino abbiamo ricevuto la telefonata della dottoressa Francesca Schioppa dell’Unità spinale di Niguarda. Si ricordava del nostro caso e ci ha chiamati per sincerarsi delle condizioni di Bohdan dopo lo scoppio della guerra. Nonostante fossero passati tanti anni a Niguarda si ricordavano di noi. Le ho raccontato dello stato in cui Bohdan si trovava e mi ha detto che non c’era da perdere tempo, dovevamo andare immediatamente a Milano”

I primi tentativi di organizzare il viaggio non vanno a buon fine. I genitori contattato tutte le principali organizzazioni umanitarie ma non c’è modo di realizzare il trasporto. L’unica alternativa rimasta è affittare un’ambulanza a proprie spese per raggiungere l’Italia. E così è. “E’ stato un viaggio di 30 ore, fatto con il cuore in gola, praticamente senza soste– specifica nonna Olga-. Un tragitto interminabile che ha visto alternarsi alla guida il medico al seguito e il padre del ragazzo”.

L’ambulanza arriva a Niguarda nel cuore della notte e Bohdan viene subito ricoverato in Pediatria. Giusto il tempo di realizzare gli accertamenti e di pianificare i dettagli dell’operazione, così dopo pochi giorni il ragazzo viene portato in sala operatoria dove gli ortopedici specializzati in chirurgia vertebrale hanno completato un intervento molto delicato. Racconta il chirurgo vertebrale Pietro Giorgi: “Siamo stati in sala per circa 6 ore e abbiamo rimosso tutti i materiali di sintesi utilizzati in Ucraina che a causa di un’esposizione avevano portato a un’infezione sistemica molto grave. Il ragazzo rischiava di andare incontro ad uno shock settico che avrebbe messo a rischio la sua vita”. Dopo l’operazione le condizioni del ragazzo vanno via via migliorando e ora sta completando la ripresa presso l’Unità Spinale di Niguarda dove l’attività di rieducazione è necessaria per riappropriarsi delle abilità perdute dopo il lungo allettamento. “Bohdan è vivo e sta riprendendo a poco a poco la vita nelle sue mani– sottolinea nonna Olga-. Non ci sono parole per ringraziare i medici e tutto il personale di Niguarda che si è preso cura di lui. Siete e sarete per sempre i nostri angeli”.  

La spina bifida è una malformazione congenita provocata da un difetto nello sviluppo della colonna vertebrale e del midollo spinale durante la vita embrionale. Provoca un’incompleta chiusura della colonna vertebrale. Il termine “spina bifida” comprende un’ampia gamma di difetti che vengono divisi in due grosse categorie: la spina bifida aperta e la spina bifida chiusa. Il mielomeningocele (MMC), un tipo di spina bifida aperta, rappresenta la forma più grave e si riscontra in 1 gravidanza su 1000. Redazione NurseTimes

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Da Kiev a Niguarda. Salvato ragazzo ucraino che rischiava di morire per una grave infezione 
Nuovi Lea, Salutequità: “Ministero della Salute, Mef e Regioni sblocchino subito il Decreto Tariffe”
Vaiolo delle scimmie, Pregliasco: “Utile una quarantena di 21 giorni per i contatti stretti”
Colite ulcerosa, testato con efficacia nuovo farmaco orale
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Nuovi Lea, Salutequità: “Ministero della Salute, Mef e Regioni sblocchino subito il Decreto Tariffe”

Nuovi Lea, Salutequità: “Ministero della Salute, Mef e Regioni sblocchino subito il Decreto Tariffe”

Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma del presidente Tonino Aceti, che sottolinea l’esistenza di un fabbisogno sanitario insoddisfatto da ormai cinque anni.

Sono trascorsi oltre cinque anni dall’approvazione dei nuovi Lea, eppure ancora oggi metà Italia non vi ha accesso. A bloccare la loro attuazione è la mancata emanazione del decreto per la definizione delle tariffe massime delle prestazioni (il cosiddetto Decreto Tariffe), che doveva essere emanato entro il 28 febbraio 2018, cioè oltre quattro anni fa, come previsto espressamente dalla Legge di Bilancio 2018 (art. 1, comma 420 della Legge 205/2017).

In attesa della sua emanazione risultano bloccate le nuove prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, una parte delle disposizioni relative ai nuovi nomenclatori sull’assistenza protesica e le prestazioni specialistiche in esenzione per le nuove malattie croniche e rare riconosciute. Praticamente si tengono in scacco da oltre cinque anni i nuovi diritti dei pazienti, diventati ormai vecchi senza essere stati attuati.

Un’impasse istituzionale che va nella direzione opposta rispetto alle richieste di tutti gli attori della sanità italiana, associazioni di pazienti in testa, che nel corso degli anni hanno sollecitato il ministero della Salute ad attuare, aggiornare e integrare i Lea, adeguandoli ai nuovi bisogni e alle più recenti e robuste evidenze scientifiche. Un evidente segnale dell’esistenza di un fabbisogno sanitario insoddisfatto.

Dal 2016 al 2020, infatti, sono pervenute al ministero della Salute 187 richieste di aggiornamento e inclusione dei Lea: una nel 2016, due nel 2017, sei nel 2018, 56 nel 2019 e 122 nel 2020. Le richieste provengono per il 49% da associazioni di pazienti e/o cittadini, per il 39% da società scientifiche o enti del Ssn e per il 12% da produttori di tecnologie sanitarie

Nel 2021 la Commissione nazionale per l’aggiornamento dei Lea ha concluso l’esame di 33 gruppi omogenei di richieste di aggiornamento dei Lea, corrispondenti a 62 singole richieste. È quanto emerge dalla Relazione Illustrativa alla Legge di Bilancio 2022, analizzata da Salutequità con particolare riguardo alla misura che prevede lo stanziamento di 200 milioni di euro l’anno per l’aggiornamento dei Lea.

Un tentativo di sbloccare la situazione è stato messo in campo dal ministero della Salute a gennaio 2022, quando ha finalmente trasmesso alle Regioni il decreto di aggiornamento delle tariffe, ricevendo però, subito dopo, alcuni significativi rilievi:

– Il tempo necessario per l’adeguamento tecnico (nomenclatori regionali, sistemi prenotazione e pagamento ticket, modalità prescrittive…) ai nuovi nomenclatori della specialistica e dell’assistenza protesica ha comportato la richiesta delle Regioni al MinSal di prevedere un termine di almeno 9 mesi dalla pubblicazione in G.U. del Decreto Tariffe per l’entrata in vigore del nomenclatore della specialistica e 12 mesi per quello della protesica;

– Da una prima analisi svolta dalle Regioni sembrerebbe esserci una rilevante e differenziata contrazione del gettito ticket nelle casse regionali.

Parallelamente, ulteriori criticità sono state sollevate da altri stakeholder sull’entità delle tariffe, anche con riguardo alla procreazione medicalmente assistita. Proprio rispetto a quest’ultima è di pochi giorni fa la notizia (diffusa dalla Sigo) dell’okay del ministero alla nuova tariffa della fecondazione omologa in provetta: circa 2.700 euro. Una tariffa significativamente incrementata e che questa volta sembrerebbe essere più appropriata e funzionale a una sua effettiva equità di accesso nelle Regioni.

Il necessario lavoro di aggiustamento da parte del ministero della Salute è continuato in queste settimane anche su tutti gli altri fronti del Decreto Tariffe segnalati da più parti come problematici, e che a questo punto dovrà avere nuovamente il via libera del Mef ed essere rinviato alle Regioni per ottenere l’intesa in Conferenza Stato-Regioni.

Per questo è ora necessario chiudere velocemente il cerchio, mettendo al centro la leale collaborazione e il massimo coordinamento istituzionale tra ministero della Salute, Mef e Regioni. In ballo ci sono i nuovi diritti dei pazienti, unico vero obiettivo al quale devono guardare tutti, tirandoli fuori dal pantano istituzionale nel quale si trovano immersi ormai da cinque anni.

Redazione Nurse Times

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Vaiolo delle scimmie, Pregliasco: “Utile una quarantena di 21 giorni per i contatti stretti”
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Vaiolo delle scimmie, Pregliasco: “Utile una quarantena di 21 giorni per i contatti stretti”

Vaiolo delle scimmie, Pregliasco: “Utile una quarantena di 21 giorni per i contatti stretti”

Il noto virologo ha parlato della malattia durante un intervento a Cusano Italia Tv.

Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano, è intervenuto ai microfoni della trasmissione Rotocalco 264, su Cusano Italia Tv per parlare di vaiolo delle scimmie.

“Siamo in una situazione che non dovrebbe determinare un pesante problema di sanità pubblica in futuro. Questa patologia si trasmette solo da un soggetto sintomatico ed è per ora molto limitata: si tratta di piccoli numeri in Europa. In questo momento penso sia opportuno essere fare il massimo possibile per evitare che questa patologia si diffonda. Una quarantena di 21 giorni dei contatti stretti può essere utile. Ovviamente quarantena fiduciaria, con suggerimenti, controlli giornalieri mediante una telefonata. Non parliamo certo di lockdown, chiusure. Credo che per questa problematica non ce ne sarà bisogno“.

Aggiunge Pregliasco: “Questo virus non è nuovo, lo conosciamo dal 1958. E’ stato isolato da una scimmia, ma in realtà le vie principali di infezioni sono attraverso alcuni topi, scoiattoli, canidi, che morsicano il soggetto indice o con cui avviene un contatto di fluidi. L’unico dubbio che abbiamo adesso è se questo virus abbia imparato a trasmettersi meglio da uomo a uomo”.

E ancora: “In molti ci siamo vaccinati. È giusto che a livello istituzionale si reagisca e si pianifichino azioni, immaginando scenari diversi. In questo momento non c’è bisogno di attuare una vaccinazione sistematica della popolazione, come col Covid. Si deve immaginare una vaccinazione con le scorte di un vaccino antivaiolo umano: ormai siamo alla terza generazione. Ma in questa fase è inutile creare apprensione sulla vaccinazione”.

Redazione Nurse Times

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Ambulanze private per il trasporto di malati Covid

Ambulanze private per il trasporto di malati Covid

Il nuovo focolaio di coronavirus, come ogni pandemia, ha portato con sé molte scelte difficili. Quando la domanda di risorse mediche supera l’offerta, gli operatori sanitari devono prendere decisioni strazianti su quali pazienti verranno offerti trattamenti, non solo trattamenti intensivi, ma qualsiasi misura di supporto vitale di base. Il problema fondamentale del razionamento è che la distribuzione delle risorse e dei servizi ospedalieri, come letti in terapia intensiva o ventilatori, è un gioco a somma zero: se il sistema sanitario è travolto, ogni paziente che riceve cure rappresenta uno o più altri che non lo fanno.

L’assistenza sanitaria è gratuita in Italia?

L’assistenza sanitaria in Italia non è gratuita, ma le tariffe sono generalmente abbastanza ragionevoli e l’Assistenza medica di emergenza viene fornita a chiunque ne abbia bisogno, indipendentemente dalla nazionalità, senza chiedere il pagamento anticipato.

La legge italiana riconosce la salute come un diritto fondamentale di ogni persona e chiunque sia presente in Italia ha diritto a una forma di assistenza sanitaria, ma durante l’emergenza per il covid 19 la richiesta è stata talmente forte  la richiesta di ambulanze che nemmeno il sistema pubblico è riuscito a sopperire, soprattutto in Lombardia, a questo problema sono riusciti a con le ambulanze a Milano private.

Sanità privata in Italia

L’assistenza sanitaria privata in Italia, come in altri paesi, è a pagamento. Nella maggior parte dei casi ti verrà richiesto di pagare in anticipo per i servizi, di solito sono disponibili opzioni di pagamento rateale per importi maggiori (ad esempio per ricovero o chirurgia elettiva). Poiché un’ampia percentuale di italiani si affida alla sanità pubblica, i servizi medici privati ​​sono raramente sovraffollati e di solito offrono un’esperienza più confortevole e una migliore assistenza ai clienti.

Le spese mediche in Italia sono generalmente molto ragionevoli, rispetto ad altri paesi con un simile costo della vita.

Gli ospedali privati ​​in Italia operano spesso anche in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale Italiano. Quando lo fanno, sono nella categoria denominata  Privato Convenzionato  (Privato convenzionato). Ciò significa che sono accessibili anche con la Tessera Sanitaria Italiana , a determinate condizioni. Se hanno un Pronto Soccorso è sicuramente accessibile attraverso la Sanità Pubblica.

Se desideri accedere ai servizi di una Clinica Privata utilizzando la tua  Tessera Sanitaria , devi comunicarlo preventivamente, in quanto ci sono spazi dedicati alla Sanità Pubblica. Se non lo comunichi in anticipo, ti verrà richiesto di pagare come paziente privato.