by | Feb 28, 2022 | News
Riceviamo e pubblichiamo l’appello di una lettrice in relazione al bando di mobilità extra e intra-regionale indetto a fine 2019.
In seguito ai vari annunci fatti sia dal governatore che dall’assessore alla Sanità appare chiara la volontà della Regione Puglia di attuare nuove assunzioni, dando esclusiva precedenza alla stabilizzazione dei precari, nonché allo scorrimento della graduatoria del concorso, raddoppiando quindi le assunzioni previste dal bando originario.
Di contro, la condizione di coloro che sono risultati idonei alla graduatoria di mobilità e attendono da anni un ritorno o un avvicinamento al proprio luogo di residenza e di origine appare confusa e posta in ultimo piano, sebbene nelle premesse del bando sia stabilito che lo scorrimento del concorso e delle graduatorie di mobilità extra e intra-regionale si dovrebbe attuare in concomitanza. Tutto ciò nel silenzio generale della stampa locale e delle principali sigle sindacali.
Molti di noi viaggiano ogni giorno per oltre 400 chilometri, anche dopo aver smontato da un turno di notte, correndo grossi rischi, pur di tornare dai propri figli. Il più giovane di noi è già in servizio da oltre dieci anni. Siamo davvero stanchi e amareggiati. Ci sentiamo presi in giro e non tutelati dalla Sanità della nostra Regione. Confidando nella vostra sensibilità e solidarietà, molti professionisti sperano di poter trovare finalmente risonanza per le giuste aspettative di ricongiungimento familiare.
Redazione Nurse Times
Puglia, lo sfogo di un’infermiera: “Assunzioni ok, ma sul fronte mobilità tutto tace”
Rinnovo contratto sanità: Aran e sindacati ancora lontani. Altro che “luce in fondo al tunnel”…
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by | Feb 28, 2022 | News
Prolungato botta e risposta tra Antonio Naddeo e Nursing Up. Nel duro confronto sono intervenuti anche Coina e Fials.
Si allarga il fronte sindacale anti-Aran in merito alla lunga trattativa per il rinnovo del contratto, specie per quanto riguarda gli aumenti da riconoscere agli infemieri. Ad accendere la miccia sono state, questa volta, le dichiarazioni del presidente Aran, Antonio Naddeo (foto), il quale nei giorni scorsi aveva manifestato ottimismo, dichiarando che “la trattativa è a buon punto: abbiamo consegnato alle organizzazioni sindacali un documento completo, di circa 140 pagine, sul rapporto di lavoro, ma anche sulla parte economica e sull’ordinamento professionale”.
Sempre a detta di Naddeo, si inizierebbe a vedere “la luce in fondo al tunnel”, e quello in fase di gestazione sarebbe un “buon contratto”. Peccato che non la veda affatto così il sindacato Nursing Up, che in una prima nota ha definito “fumo negli occhi” le proposte formulate dall’Aran nella bozza di rinnovo. “La verità – ha aggiunto il sindacato – è che quei famosi 72.97 euro al mese (relativi all’indennità infermieristica), che permettono all’Aran di parlare di punte di aumenti che raggiungono i 200 euro non sono stati creati e voluti dal rinnovo del contratto, ma spettano agli infermieri per legge. (…) Li abbiamo ottenuti grazie alle nostre battaglie sul campo, e non provengono in alcun modo delle risorse contrattuali facenti parte dell’originario monte salari. Annoverarli come una conquista del nuovo contratto non corrisponde pertanto a come stanno le cose. Il nuovo contratto doveva solo limitarsi a distribuire le risorse per farle arrivare ad ogni infermiere avente diritto”.
Il botta e risposta è proseguito con le piccate dichiarazioni di Naddeo: “Nursing Up afferma che l’Aran butta fumo negli occhi, conteggiando erroneamente negli incrementi contrattuali l’indennità infermieristica, le cui risorse sono state stanziate dalla Legge di Bilancio 2021. Allora come mai questa indennità non viene ancora pagata? Non dice, Nursing Up, che la legge ha assegnato queste risorse al contratto, e che l’Aran, giustamente, le deve conteggiare negli aumenti contrattuali. Solo il contratto ne stabilisce l’importo, come tutti gli altri importi del contratto e, quindi, l’incremento complessivo del Ccnl per gli infermieri è pari a circa 200 euro. Forse il fumo negli occhi ce l’ha qualcuno che non legge bene quello che è scritto nelle leggi”.
Non si è fatta attendere l’ulteriore controreplica del sindacato infermieristico, che in una nuova nota ha ribadito: “L’indennità infermieristica l’abbiamo conquistata sul campo e, anche se la legge consente che essa ‘venga semplicemente erogata, o meglio finalizzata dal contratto’, la legge stessa, ma anche le direttive del comitato di settore, che ben conosciamo, caro Naddeo, prevedono che il contratto sia chiamato esclusivamente a finalizzarla. Non puoi conteggiarla come soldi del nuovo contratto, e non avresti potuto negarla agli infermieri nemmeno se avessi voluto. I conti dell’aumento dei 200 euro a noi non tornano affatto”. Per poi aggiungere: “Dopo la risposta del presidente Naddeo, le nubi di fumo certo non si diradano. Anzi, si espandono”.
A questo punto è intervenuto nel duro confronto a distanza anche il Coina, sindacato delle professioni sanitarie, che ha dato man forte a Nursing Up, sostenendo che l’Aran non puo arrogarsi il merito dell’indennità infermieristica: “Naddeo afferma che l’indennità infermieristica rientra nel Ccnl del Comparto Sanità pubblica, ma non potrebbe essere diverso. Quello che il presidente Aran omette, e non ne campiamo il motivo, è che l’indennità di specificità è frutto di una lotta attraverso la manifestazione del 15 ottobre 2020, organizzata dal Nursing Up e a cui ha aderito il Coina, con la partecipazione di migliaia di infermieri, per chiedere finalmente di valorizzare la professione”.
Va inoltre regitrata la posizione della Fials, che a sua volta ha sottolineato come siano “ancora troppi i nodi da sciogliere” in merito al rinnovo del Ccnl, pur manifestando soddisfazione per l’accoglimento di alcune “nostre richieste”. Insomma, “la luce in fondo al tunnel” di cui parlava Naddeo non sempra poi così visibile.
Redazione Nurse Times
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by | Feb 28, 2022 | News
Sanità, Nursing Up De Palma: «Riprende la calda stagione delle manifestazioni e delle lotte “di piazza” per gli infermieri italiani. Lo avevamo annunciato a gran voce, si comincia oggi con le proteste davanti alle prefetture di Ferrara e Rimini, si continua con Genova (4 marzo) e Trento (11 marzo).
Il malcontento degli infermieri italiani non si placa, continuerà nelle altre città, ed esploderà con lo sciopero del prossimo 8 aprile. Chiediamo a gran voce una svolta contrattuale ed economica. E soprattutto chiediamo rispetto per le nostre legittime richieste!».
ROMA 28 FEBB 2022 – «Comincia, anzi sarebbe meglio dire riprende dalle città di Ferrara e Rimini, questa mattina, con le annunciate manifestazioni davanti alle Prefetture, la calda stagione delle lotte degli infermieri italiani, stanchi e vessati ma giammai domi, rispetto ad una valorizzazione contrattuale ed economica ahimè ancora lontana, di cui si intravedono solo timidi spiragli di luce.
Ci sentiamo come la ciurma di quei navigatori che nell’epoca dorata dei viaggi per il mondo, scorgeva finalmente da lontano la terra ferma, ma avvicinatosi alla riva, non riusciva mai ad attraccare, sospinta dalle onde nuovamente in mare aperto».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Siamo alle prese con i turni massacranti che hanno addirittura portato alla morte di colleghi, nelle ultime settimane uccisi dallo stress e dalla fatica, e poi le vili aggressioni nelle corsie e ancora uno stipendio che continua vergognosamente a essere tra i più bassi d’Europa.
Cresce inesorabilmente, dentro di noi, il malcontento, cresce il pathos, di giorno in giorno, fino ad arrivare all’acme, a quell’inevitabile sciopero che rappresenta la più legittima delle espressioni della delicata situazione che stiamo vivendo.
Chi governa, in questo momento, tenga bene a mente che gli infermieri italiani hanno raggiunto il massimo livello della loro insoddisfazione.
Le manifestazioni, che cominciano oggi in tutta Italia, rappresentano il dolore, ma nel contempo anche l’impegno, la presenza, la partecipazione forte di una categoria di professionisti che qualcuno ha deciso di relegare allo scomodo ruolo di “ultimi”, ma che non accetta in alcun modo tutto questo, e non può, non vuole tacere, né rassegnarsi ad una realtà desolante che non rispecchia il proprio valore, quello dimostrato, ancora una volta, con l’impegno spasmodico, con le battaglie faccia a faccia con la morte, nei due anni di una pandemia che lasciato cicatrici invisibili che fanno ben più male dei segni della malattia sulla pelle.
Le manifestazioni delle nostre delegazioni regionali, continua De Palma, apriranno la strada, come già detto, da oggi, al momento clou dello sciopero proclamato per l’8 aprile, e lo faranno attraverso la sensibilizzazione dei Prefetti e dei Governatori locali ad agire sul Governo di Roma, nella speranza di contribuire a ricostruire una doverosa considerazione della categoria infermieristica.
Si scende nelle piazze per un contratto degno di tal nome, i cui contenuti aprano la strada non solo ad una quanto mai attesa riforma ordinamentale, ma soprattutto ad una evoluzione economica attesa da tempo immemore.
Le nostre delegazioni regionali consegneranno un documento ai prefetti e ai presidenti delle Regioni, con l’intento di porre, si spera, l’attenzione della politica e della collettività su contenuti più attuali che mai, sui temi caldi che stanno a cuore agli infermieri italiani in un momento storico ancora una volta quanto mai delicato, per far sentire ovunque l’eco del malcontento che serpeggia, e per chiedere un intervento immediato del Governo di Roma, che non può, non deve voltarci le spalle.
Fino ad oggi le nostre battaglie hanno portato a dei primi, importanti risultati, ma non abbastanza per permetterci di fermarci, per arrivare di fatto a compensare quello che ci spetta, rispetto a quanto di straordinario abbiamo fatto e ogni giorno continuiamo a fare sul campo per la salute degli italiani.
Qualcosa per la verità si sta muovendo nei giorni delle delicate trattative contrattuali: dagli incarichi di funzione per tutti i professionisti sanitari, che tuttavia hanno ancora bisogno di essere finanziati adeguatamente, ed in questo senso continua la nostra battaglia con l’ARAN, alla mobilità, dal riconoscimento del ruolo specifico dei professionisti della salute, inseriti in un’area ad hoc, all’indennità di specificità infermieristica che però, con un importo di poco più di 72 euro al mese, necessita di cospicue integrazioni.
Tutto questo agli infermieri non basta. Occorre ben altro. A partire dall’investimento di nuove ingenti risorse per dare dignità alla categoria.
La politica si dia una mossa nel riconoscere agli operatori sanitari quello scatto in avanti contrattuale ed economico che ancora non tocchiamo con mano, perché gli infermieri rappresentano l’eccellenza tra le professionalità sanitarie, la solida base su cui ricostruire le fondamenta del sistema, e non possono e non intendono accontentarsi delle briciole, soprattutto non vogliono più pacche sulle spalle.
Abbiamo raggiunto più che mai la consapevolezza del ruolo che rivestiamo e chiediamo legittimamente al Governo una svolta epocale. Per questa ragione la lotta continua, il dolore e il malcontento sono forti ma non fanno assolutamente il paio con la rassegnazione.
Il Ministero della Salute questa settimana ci ha convocati, è di per sé già un segnale importante, ma le manifestazioni intanto partono, la lotta e le agitazioni riprendono, e noi del Nursing Up restiamo vigili per comprendere in che modo le istituzioni sapranno accogliere le nostre istanze e il nostro ennesimo grido di allarme.
Ecco i passaggi chiave delle nostre manifestazioni che porteranno allo sciopero di aprile, abbiamo il dovere di ribadirli, punto per punto.
Chiediamo l’adozione di specifiche disposizioni per una reale attività di contrasto della violenza verso gli infermieri nei luoghi di lavoro, aberrazione che ormai ha raggiunto l’acme nelle strutture sanitarie pubbliche, da realizzarsi anche attraverso l’introduzione di presidi di vigilanza da parte delle forze dell’ordine e/o strutture private, oltre al costante monitoraggio e prevenzione di tali fatti che mettono in pericolo l’incolumità psicofisica degli interessati. Chiediamo un‘area contrattuale infermieristica e per le altre professioni sanitarie che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di categorie che rappresentano oltre il 52% delle forze del Servizio sanitario nazionale e che, assieme alle altre professioni sanitarie non mediche raggiungono oltre il 76% degli organici delle professioni sanitarie. Chiediamo una congrua integrazione dell’indennità di specificità infermieristica e di quella “di tutela del malato e di promozione della salute”, di cui all’articolo 1), commi. 409 e 414 della Legge n. 178/2020. Chiediamo risorse economiche sufficienti ed idonee, per garantire il riconoscimento e valorizzazione sul piano economico le profonde differenze tra le professioni sanitarie ex legge 42/1999 e le altre professioni che svolgono attività funzionali e/o strumentali nel comparto pubblico della Salute, differenza sempre esistite, ma rese ancora più evidenti da Covid.Chiediamo immediato adeguamento delle dotazioni organiche del personale operante nella generalità dei presidi ospedalieri e sul territorio. Chiediamo un aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari, perché gli infermieri attuali non bastano, ne mancano ormai tra 80 mila e 100 mila, ma gli Atenei puntano ogni anno al ribasso. Chiediamo immediata modifica del comma 464-bis , introdotto con l’articolo 20 del DL n. 41 del 22 marzo 2021 convertito in legge del 21 maggio 2021, n 69, garantendo che agli infermieri ed al personale delle altre professioni sanitarie di cui alla legge n 42/1999, che intrattengono un rapporto di dipendenza con gli Enti e/o le strutture del SSN, venga garantito, al pari degli altri professionisti sanitari laureati, l’estensione dell’avvenuta la rimozione del vincolo di esclusività non solo per l’effettuazione delle vaccinazioni, ma a tutto l’alveo delle attività di loro competenza. Chiediamo direttive e risorse finalizzate a sostenere l’aggiornamento professionale dei professionisti del comparto, riduzione del debito orario settimanale degli stessi (orario di servizio) pari ad almeno 4 ore settimanali, da utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici. Chiediamo direttive e nuove risorse finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento degli infermieri specialisti e gli esperti in applicazione della Legge 43/06 ,e per la valorizzazione economico giuridica della funzione di un coordinamento, valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati.Redazione Nurse Times
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by | Feb 28, 2022 | News
Sono diversi i messaggi di pace che arrivano da diverse parti del mondo. Ma anche da chi in questi ultimi anni hanno combattuto una guerra diversa.
Sono gli infermieri, i medici, gli oss e gli operatori sanitari italiani che attraverso le immagini condannano la guerra.
“Bombe e combattimenti stanno provocando morti e feriti e mettendo in difficoltà gli ospedali”.
E’ il messaggio di solidarietà al popolo ucraino di medici, infermieri e operatori sanitari in servizio nella struttura per le maxi emergenze Covid del Policlinico di Bari, che hanno esposto una bandiera dell’Ucraina con la scritta “Stop the war. Free Ucraina” e hanno disegnato sulle mascherine il simbolo della pace.
Un messaggio che arriva “direttamente da chi in questi mesi ha combattuto la pandemia” dicono. “La guerra non è mai la soluzione” scrivono in un post.
Inviateci il vostro messaggio di pace a redazione@nursetimes.org.
Redazione Nurse Times
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by | Feb 28, 2022 | News
Iacomini (portavoce UNICEF) “91mila bambini, molti con disabilità, negli istituti vanno protetti subito”
Roma, 27 febbraio 2022 – “Sono ore drammatiche per i bambini e le bambine ucraine che come in altre sanguinose e recenti guerre, la Siria e lo Yemen solo per citarne alcune, stanno pagando un prezzo altissimo specialmente in termini psicologici” lo dichiara Andrea Iacomini Portavoce dell’UNICEF in Italia.
“Migliaia di bambini e bambine sono in fuga terrorizzati, scioccati e preoccupati a causa della violenza delle operazioni militari. A questi dobbiamo aggiungere quelli nascosti nei rifugi, sotto le metro o ancora in edifici di fortuna” prosegue.
“Il nostro pensiero oggi, come ha sottolineato il nostro rappresentante in Ucraina, va ai 91 mila bambini che si trovano ospiti in Istituti in tutto il Paese, molti dei quali con disabilità, che vanno messi subito in salvo e al sicuro” conclude “Non possiamo dimenticarci di loro”.
Redazione Nurse Times
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