Salute cardiovascolare, mangiare noci diminuisce il “colesterolo cattivo”

Salute cardiovascolare, mangiare noci diminuisce il “colesterolo cattivo”

Un recente studio ha riscontrato una riduzione del numero di particelle LDL totali e di piccole LDL in adulti sani e anziani.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Circulation, dell’American Heart Association, e finanziato dalla California Walnut Commission, mangiare circa mezza tazza di noci ogni giorno per due anni ha abbassato moderatamente i livelli di colesterolo delle lipoproteine ​​a bassa densità (LDL), noto come “colesterolo cattivo”, e ha ridotto il numero di particelle LDL totali e di piccole LDL in adulti sani e anziani. Le noci sono una ricca fonte di acidi grassi omega-3 (acido alfa-linolenico), lo stesso grasso salutare per il cuore che si trova nel pesce azzurro, che hanno dimostrato di avere un effetto benefico sulla salute cardiovascolare. Una porzione è una piccola manciata o 1,5 once (42,5 grammi) di noci intere o due cucchiai di burro di noci.

“Studi precedenti hanno dimostrato che il cosumo di noci è associato a tassi più bassi di malattie cardiache e ictus – afferma Emilio Ros, coautore dello studio e direttore della Lipid Clinic presso il Servizio di Endocrinologia e nutrizione dell’Ospedale Clinico di Barcellona –. Uno dei motivi è che abbassano i livelli di colesterolo LDL, e ora abbiamo un’altra ragione: migliorano la qualità delle particelle LDL. Le particelle di LDL sono disponibili in varie dimensioni. La ricerca ha dimostrato che quelle piccole e dense sono più spesso associate all’aterosclerosi, la placca di depositi di grasso, che si accumulano nelle arterie. Il nostro studio va oltre i livelli di colesterolo LDL per ottenere un quadro completo di tutte le lipoproteine ​​e l’impatto del consumo quotidiano di noci sul loro potenziale di miglioramento del rischio cardiovascolare”.

In un sottostudio della ricerca Walnuts and Healthy Aging, randomizzato e controllato a due anni, che esamina se le noci contribuiscono a un invecchiamento sano, i ricercatori hanno valutato se il consumo regolare, indipendentemente dalla dieta di una persona o dal luogo in cui vive, ha effetti benefici sulle lipoproteine. Questa ricerca è stata condotta da maggio 2012 a maggio 2016 e ha coinvolto 708 partecipanti di età compresa tra 63 e 79 anni (68% donne), adulti sani e indipendenti, residenti a Barcellona e a Loma Linda (California).

I partecipanti sono stati divisi casualmente in due gruppi: intervento attivo e controllo. Quelli assegnati al gruppo di intervento hanno aggiunto circa mezza tazza di noci alla loro normale dieta quotidiana, mentre i partecipanti al gruppo di controllo si sono astenuti dal mangiare noci. Dopo due anni, sono stati testati i livelli di colesterolo dei partecipanti e la concentrazione e la dimensione delle lipoproteine ​​sono state analizzate mediante spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. Questo test avanzato consente ai medici di identificare in modo più accurato le caratteristiche delle lipoproteine ​​note per essere correlate al rischio di malattie cardiovascolari.

Lo studio di due anni ha avuto un tasso di ritenzione del 90% (632 partecipanti hanno completato lo studio). Le analisi complete delle lipoproteine ​​erano disponibili in 628.

Tra i risultati chiave di tutti i partecipanti allo studio:

A due anni, i partecipanti al gruppo delle noci avevano livelli di colesterolo LDL più bassi: in media di 4,3 mg/dL, e il colesterolo totale era abbassato in media di 8,5 mg/dL.Il consumo giornaliero di noci ha ridotto il numero di particelle LDL totali del 4,3% e le particelle LDL piccole del 6,1%. Questi cambiamenti nella concentrazione e nella composizione delle particelle LDL sono associati a un minor rischio di malattie cardiovascolari.Anche il colesterolo delle lipoproteine ​​a densità intermedia (IDL) è diminuito. È noto che il colesterolo IDL è un precursore dell’LDL e si riferisce a una densità tra quella delle lipoproteine ​​a bassa densità e quella a densità molto bassa. Nell’ultimo decennio il colesterolo IDL è emerso come un importante fattore di rischio cardiovascolare lipidico indipendente dal colesterolo LDL.Le variazioni del colesterolo LDL nel gruppo delle noci differivano per sesso; negli uomini il colesterolo LDL è diminuito del 7,9% e nelle donne del 2,6%.“Anche se questa non è un’enorme diminuzione del colesterolo LDL – aggiunge Ros –, è importante notare che all’inizio dello studio tutti i nostri partecipanti erano abbastanza sani, privi di importanti malattie non trasmissibili. Tuttavia, come previsto in una popolazione anziana, quasi il 50% dei partecipanti era in trattamento sia per l’ipertensione che per l’ipercolesterolemia. Grazie in parte al trattamento con statine nel 32%, i livelli medi di colesterolo di tutte le persone nel nostro studio erano normali. Per gli individui con livelli elevati di colesterolo nel sangue, la riduzione del colesterolo LDL dopo una dieta arricchita di noci può essere molto maggiore. Mangiare una manciata di noci ogni giorno è un modo semplice per promuovere la salute cardiovascolare. Molte persone sono preoccupate per l’aumento di peso indesiderato quando includono le noci nella loro dieta. Il nostro studio ha scoperto che i grassi sani nelle noci non hanno indotto i partecipanti ad aumentare di peso”.

Il principale limite di questa indagine è che sia i partecipanti che i ricercatori sapevano chi mangiava e chi non mangiava le noci. Tuttavia lo studio ha coinvolto due popolazioni molto diverse con diete distinte. “I risultati sono stati simili in entrambi i gruppi, quindi possiamo applicare in sicurezza i risultati di questo studio ad altre popolazioni”, conclude Ros. Sono inoltre necessarie ulteriori ricerche per chiarire i diversi risultati LDL negli uomini e nelle donne.

Redazione Nurse Times

Salute cardiovascolare, mangiare noci diminuisce il “colesterolo cattivo”
Studio svedese: “Droni più efficaci delle ambulanze nel consegnare defibrillatori”
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Studio svedese: “Droni più efficaci delle ambulanze nel consegnare defibrillatori”

Studio svedese: “Droni più efficaci delle ambulanze nel consegnare defibrillatori”

La consegna “aerea” si è rivelata mediamente più veloce di circa due minuti rispetto a quella “su ruote”.

Secondo uno studio pubblicato sull’European Heart Journal, la consegna dei defibrillatori a chi deve soccorrere pazienti in arresto cardiaco è più efficace e veloce se effettuata con i droni, anziché con le ambulanze. Come spiega Sofia Schierbeck, ricercatrice dell’ospedale universitario Karolinska di Solna (Svezia), i droni sono stati utilizzati per trasportare defibrillatori automatici posizionati proprio fuori alle porte delle case residenziali, e in genere hanno effettuato le consegne nel corso dei primi minuti di un arresto cardiaco, rivelandosi in media più veloci di circa due minuti rispetto alle ambulanze.

E siccome la tecnologia si sta evolvendo, queste prestazioni miglioreranno ancora in futuro, permettendo di salvare decine o centinaia di pazienti. L’arresto cardiaco, infatti, è una condizione molto pericolosa se non affrontata nel giro di pochi minuti. Senza una rianimazione cardiopolmonare, oppure una scossa elettrica da un defibrillatore automatico esterno (DAE), può diventare fatale.

Lo studio svedese ha riguardato un’area della città di Göteborg. Quando le persone chiamavano il numero di emergenza il centro di smistamento degli allarmi, oltre alle ambulanze, inviava anche alcuni droni con un’autonomia di volo di cinque chilometri. In totale ne sono stati installati tre, in tre luoghi diversi. Ricevuto l’allarme, i piloti in remoto dei droni contattavano la torre di controllo del traffico aereo dell’aeroporto situato nella stessa zona per ricevere l’approvazione per il volo.

Una volta arrivato sul posto, il drone rimaneva a 30 metri di altitudine, facendo scendere il defibrillatore automatico esterno con una sorta di argano. Arrivava prima dell’ambulanza nel 64% dei casi, con un vantaggio medio di un minuto e 52 secondi. In diversi casi, però, il drone non poteva essere utilizzato a causa di fattori ambientali come la pioggia o il vento, oppure a causa di intoppi come i troppi grattacieli o le zone interdette al volo.

In ogni caso si tratta del primo studio a distribuire droni con DAE nelle emergenze della vita reale. “Abbiamo sviluppato un sistema – spiega Schierbeck – che utilizza sistemi di droni DAE collocati in hangar sorvegliati a distanza, completamente integrati con il servizio medico di emergenza, il centro di spedizione e il controllo dell’aviazione. Il nostro studio dimostra che non solo è possibile, ma può essere più veloce di un’ambulanza. Questa è la prima prova di concetto e il punto di partenza per l’uso dei droni nella medicina d’urgenza in tutto il mondo”.

Secondo la scienziata, inoltre, un metodo del genere potrebbe essere usato anche per la somministrazione di adrenalina ai soggetti con shock anafilattico, nonché per la somministrazione di farmaci antiepilettici o per quella di glucosio ai diabetici in ipoglicemia.

Redazione Nurse Times

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Piemonte: pubblicate linee di indirizzo per Triage, OBI, Fast Track e gestione sovraffollamento in Pronto Soccorso

Piemonte: pubblicate linee di indirizzo per Triage, OBI, Fast Track e gestione sovraffollamento in Pronto Soccorso

L’assessore alla sanità della Regione Piemonte, dott. Icardi recepisce le linee di indirizzo per percorsi omogenei in Pronto Soccorso

L’Assessore alla sanità del Piemonte Icardi detta le linee guida recependo l’Accordo siglato il 1° agosto 2019 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sulle linee guida nazionali relative al Triage, all’Osservazione Breve Intensiva – OBI, Fast Track e per la gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso (Rep. 143/CSR), in conformità con gli indirizzi generali dell’Accordo Stato-Regioni.

Il Piemonte decide di rendere operativo il nuovo modello organizzativo derivante dall’applicazione delle linee di indirizzo di cui agli allegati A-B-C-D della presente deliberazione a partire dal 1° settembre 2021 dando mandato alle Aziende sanitarie regionali dell’adeguamento dei propri sistemi organizzativi.

In allegato all’articolo le seguenti linee di indirizzo sul:

Triage intraospedaliero (ALLEGATO A);Osservazione Breve Intensiva – OBI (ALLEGATO B);Fast – Track (ALLEGATO C);sviluppo di un piano per la gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso (ALLEGATO D).A) Linee guida sul Triage

Il Triage, quale primo momento d’accoglienza delle persone che giungono in PS, è una funzione infermieristica volta alla identificazione delle priorità assistenziali attraverso la valutazione dei segni e sintomi, dei parametri vitali rilevati e del rischio evolutivo, in grado di garantire la presa in carico degli utenti e definire l’ordine d’accesso al trattamento sulla base dei protocolli di valutazione. La funzione di Triage non riduce i tempi d’attesa dei pazienti, ma li ridistribuisce/razionalizza a favore di chi ha necessità di interventi urgenti.

Il sistema di codifica

Nel rispetto della normativa nazionale, il sistema di codifica del codice di priorità in triage si deve articolare su cinque tipologie di codice:

B) Osservazione Breve Intensiva – OBI

Come disposto dal DM 70 del 02/04/2015, in ogni presidio sede di Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) di 1° o di 2° livello (ospedali hub e spoke) deve essere istituita una struttura complessa di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza (MeCAU), con attività di Pronto Soccorso (PS) e di Osservazione Breve Intensiva (OBI); nei presidi ospedalieri base e di area disagiata, che non sono sedi di DEA, sono da istituire strutture semplici, con attività di PS e di OBI, che fanno capo alla struttura complessa di MeCAU dell’ospedale sede del DEA di riferimento.

L’attività di OBI, da svolgere in ogni PS e DEA, ha come obiettivi l’osservazione e/o il monitoraggio, la valutazione diagnostica e l’eventuale trattamento di pazienti per i quali non sia definibile, dopo il primo inquadramento (in genere entro le prime 6 ore dall’accesso in PS), il percorso più indicato (dimissione, rinvio al medico curante, ricovero).

I due elementi qualificanti dell’attività di OBI sono l’arco temporale limitato e l’intensità del processo diagnostico-terapeutico assistenziale.

L’attività di OBI è fondamentale in ogni presidio ospedaliero sede di PS o DEA, in quanto consente lo svolgimento adeguato della funzione di filtro per i ricoveri e garantisce le dimissioni in sicurezza di molti pazienti anche relativamente complessi, con l’avvio di eventuali percorsi di cura e assistenza extra-ospedalieri.

C) Linee di indirizzo per il Fast-Track

Con il termine Fast Track (percorso veloce) si intende la possibilità di indirizzare alcune specifiche tipologie di pazienti dal triage direttamente allo specialista di riferimento. Hanno il grande vantaggio di “togliere” pazienti dal pronto soccorso generale (abbreviando attese e percorsi).

Il fast track è una procedura operativa infermieristica per la gestione intraospedaliera dei flussi di pronto soccorso individuati come codici bianchi e verdi, relativamente ad alcune patologie definite monospecialistiche. Lo scopo di tale procedura operativa è la strutturazione di un percorso veloce (Fast Track) per ridurre i tempi di attesa in pronto soccorso per i pazienti che non richiedono prestazioni a carattere di emergenza/urgenza, che tendono ormai ad allungarsi a dismisura, fino a raggiungere diverse ore nei periodi di maggiore afflusso.

Ciò genera nei pazienti condizioni di stress elevato che gravano sul personale sanitario del pronto soccorso e si manifestano spesso con grave malcontento se non, talora, con atti di violenza verbale o anche fisica. Pertanto, l’obiettivo del presente documento, oltre a quello di ridurre i tempi di attesa in pronto soccorso dei pazienti con codice basso, è volto al miglioramento dell’efficienza e qualità del servizio, con elevazione del tasso di “customer satisfaction” degli utenti. La diversificazione del percorso dei pazienti con codice bianco/verde per determinate patologie consente inoltre, di garantire una migliore e più efficace assistenza ai pazienti con maggiori criticità (codici gialli, rossi).

Il Fast Track è un percorso veloce di gestione infermieristica.

Il modello organizzativo prevede la possibilità, con le competenze esercitate dall’infermiere di triage, di inviare il paziente direttamente allo specialista bypassando le attività di inquadramento e valutazione clinica del medico di Pronto Soccorso utilizzando specifici algoritmi decisionali.

I percorsi più rodati nel tempo riguardano le specialistiche di Oculistica, Otorinolaringoiatria, Dermatologia e Maxillo Facciale. In molte realtà vengono già attivati altri percorsi Fast Track.

L’applicazione del fast track fa parte di una serie di risposte che da tempo sono state sperimentate per snellire il flusso dei pazienti in PS riducendo così i tempi di stazionamento in DEA. Inoltre il Fast Track sta valorizzando le elevate professionalità dei triagisti. Il presente documento prende in considerazione i percorsi Fast Track di Oculistica, Otorinolaringoiatria, Dermatologia e Maxillo Facciale, rimandando alle singole realtà la possibilità di estendere il percorso ad altre specialistiche.

D) Linee di indirizzo per la Gestione dei percorsi dei pazienti e del sovraffollamento in pronto soccorso

L’emergenza/urgenza è un momento critico per l’intero sistema sanitario.

In tempi molto brevi è necessario rispondere ad esigenze cliniche impreviste dei cittadini, con possibili situazioni di pericolo di vita, legate a patologie acute o a complicanze di malattie croniche; l’andamento della domanda è peraltro spesso prevedibile nei diversi mesi dell’anno e nell’arco della giornata, in base all’epidemiologia stagionale e all’aumento costante degli accessi nei PS a fine mattinata e nel pomeriggio di ogni giorno.

I pazienti devono essere presi in carico e valutati, sottoposti ad idonei accertamenti e avviati in modo corretto al servizio/centro più appropriato, talora anche presso un altro presidio, secondo quanto previsto dalla struttura delle diverse reti di patologia.

La riorganizzazione della rete ospedaliera piemontese di emergenza/urgenza prevede sei aggregazioni di ospedali, tre facenti capo a Torino (Polo Nord, Polo Sud, Polo Ovest) ed le restanti tre rispettivamente ad Alessandria, Novara e Cuneo, tra loro integrate e coordinate nelle funzioni, con articolazione dei nodi della rete secondo la classificazione del DM 70-2015:

DEA II Livello (centri di riferimento)DEA I Livello (centri cardine)pronto soccorso semplicipronto soccorso di aree disagiatepunti di primo intervento.Adeguate interazioni con i servizi territoriali e con la continuità assistenziale (medici di medicina generale, guardia medica, Nuclei Ospedalieri di Continuità delle Cure – NOCC, Nuclei Distrettuali di Continuità delle Cure – NDCC etc.), dovrebbero assicurare l’impiego appropriato delle strutture deputate all’emergenza (sistema ET 118 e rete ospedaliera) e l’avvio di percorsi efficienti di cure domiciliari per i pazienti dimessi dai PS, razionalizzando l’uso delle risorse e riducendo inutili doppioni.

La gestione tempestiva dei trasporti inter-ospedalieri, in relazione alle necessità dei pronto soccorso e dei punti di primo intervento e in accordo con i centri di riferimento e cardine riceventi, deve ottimizzare il percorso del paziente sulla base di protocolli condivisi.

Redazione Nurse Times

Allegato

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Giappone, fiale contaminate: sospeso l’uso del vaccino anti-Covid Moderna

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Il ministero della Salute nipponico ha aperto un’inchiaesta dopo la morte di due uomini vaccinati col siero americano.

In seguito alla scoperta di nuovi lotti contaminati, la regione di Okinawa, in Giappone, ha sospeso l’uso del vaccino anti-Covid Moderna. Il provvedimento è stato assunto il giorno dopo che il ministero della Salute nipponico aveva aperto un’inchiesta sulla morte di due uomini vaccinati con fiale del siero americano contenenti impurità. “Il legame di causa-effetto con la vaccinazione rimane ad oggi sconosciuto”, ha però precisato lo stesso ministero.

La natura delle particelle trovate nelle fiale, che sono state prodotte da un subappaltatore Moderna in Europa e che aveva bloccato tre lotti di 1,63 milioni di dosi, non è ancora nota. ”Le fiale sono state inviate a un laboratorio per l’analisi e le prime conclusioni saranno note all’inizio della prossima settimana”, hanno dichiarato Moderna e la casa farmaceutica giapponese Takeda Pharmaceutical Co., responsabile delle vendite e della distribuzione del vaccino nel Paese asiatico.

L’azienda statunitense ipotizza che il problema derivi da una linea di produzione di Rovi, il suo subappaltatore in Spagna, che produce i vaccini anti-Covid per i mercati al di fuori degli Stati Uniti.

Redazione Nurse Times

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Texas, leader del movimento “no mask” morto di Covid

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Caleb Wallace, 30 anni, padre di tre figli e un altro in arrivo, è deceduto dopo tre settimane di ricovero in terapia intensiva.

Il 30enne Caleb Wallace (foto), leader texano del movimento “no-mask”, contrario all’uso della mascherina, è morto di coronavirus, dopo aver trascorso tre settimane nella Terapia intensiva dello Shannon Medical Center di San Angelo, dove era stato ricoverato il 30 luglio. Considerava le misure anti-Covid come un’invasione della libertà personale da parte del Governo. All’inizio di luglio aveva organizzato un “Rally della libertà” per le persone “stanche che il Governo abbia il controllo delle nostre vite”. Inoltre aveva fondato il San Angelo freedom defenders, un gruppo che vuole porre fine a quella che lui chiamava la “tirannia Covid-19”.

Come raccontato dalla moglie Jessica al quotidiano San Angelo Standard Times, quando si era sentito male per la prima volta aveva assunto un mix di vitamina C, zinco, aspirina e ivermectina. Quest’ultimo è un antiparassitario a uso sia umano che animale, propagandato come trattamento per il Covid-19, ma dimostratosi del tutto inefficace. “Caleb è morto pacificamente – ha scritto la stessa Jessica, incinta del quarto figlio, in un post su GoFundMe, dove aveva raccolto fondi per coprire le spese mediche -. Vivrà per sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti”.

La signora Wallace, che al contrario del marito indossa la mascherina, ha detto che Caleb rispettava le sue decisioni: «Abbiamo scherzato sul fatto che lui era da una parte e io dall’altra, ed è questo che ci ha reso la coppia perfetta: ci siamo bilanciati a vicenda». Ha aggiunto che i tre figli hanno ricevuto i vaccini previsti per la loro età e che lei stessa si vaccinerà contro il coronavirus dopo la nascita del quarto figlio, a fine settembre. «Non siamo no-vax», ha sottolineato.

In Texas i contagi e i ricoveri per Covid sono in rapido aumento. Secondo il database del New York Times, nella contea di Tom Green, che comprende la città di San Angelo, i casi sono cresciuti del 50% nelle ultime due settimane, e i ricoveri del 33%. Al Shannon Medical Center l’unità di terapia intensiva è occupata al 70%. La media Usa dell’occupazione dei posti letto in terapia intensiva è del 68%, mentre in Texas è del 94%.

Redazione Nurse Times

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