APSP dei Comuni Modenesi: concorso per 10 infermieri

APSP dei Comuni Modenesi: concorso per 10 infermieri

Selezione pubblica, per soli esami, per la copertura di dieci posti di infermiere, categoria D, a tempo indeterminato, di cui otto per le sedi di ASP comuni modenesi Area Nord, di cui quattro posti riservati ai volontari delle Forze armate, e due per l’ASP Terre di Castelli G. Gasparini.

Pubblicato sulla GU n.42 del 28-05-2021. Scade il 28 maggio 2021.

E’  indetta  una  selezione  pubblica,  per   soli   esami,   per l’assunzione a  tempo indeterminato  di  dieci  unità  con  profilo professionale di infermiere,  categoria  professionale  D,  posizione giuridico economica D1 – di cui otto da assegnare al servizio  presso le diverse sedi di ASP comuni modenesi Area  Nord,  con  riserva  per quattro posti ai militari congedati ai sensi del  comma  3  dell’art. 1014 del decreto legislativo n. 66/2010, e di cui due da assegnare al servizio presso ASP Terre di Castelli G. Gasparini.

La  domanda  di  partecipazione  alla  selezione  dovrà essere presentata esclusivamente in via telematica. In allegato il bando.

Per info: www.aspareanord.it

Redazione Nurse Times

Allegato

BANDO-INFERMIERI-A-TEMPO-INDETERMINATODownload

APSP dei Comuni Modenesi: concorso per 10 infermieri
Tricase (Lecce), 16 medici indagati dopo la morte per Covid di un collega
De Palma (Nursing Up): “Desolante il quadro delle carenze sanitarie all’Asl Napoli 3 Sud. Ma infermieri e cittadini non ci stanno”
Tesi infermieristica “Elettroshock: un’indagine sul pregiudizio nella popolazione”
Coronavirus, Speranza: “Probabile terza dose di vaccino. Proporrò ‘green pass’ anche ai Paesi extra-Ue”
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Tricase (Lecce), 16 medici indagati dopo la morte per Covid di un collega

Tricase (Lecce), 16 medici indagati dopo la morte per Covid di un collega

A marzo il dottor Fausto Gatto era era stato operato con successo per un tumore all’ospedale Cardinal Panico, ma poi aveva contratto il coronavirus. Trasferito al Dea del capoluogo salentino, è deceduto lo scorso 1° maggio.

“Se riuscirò a sopravvivere al Covid, denuncerò i medici dell’ospedale di Tricase alla Procura della Repubblica di Lecce”. Parola del dottor Fausto Gatto, 77 anni, originario di Galatone, ex direttore amministrativo dell’ospedale di Gallipoli. Invece non ce l’ha fatta: è morto il 1° maggio al Dea di Lecce.

Il suo grido di dolore, però, è stato raccolto dai famigliari, che hanno deciso di fare luce sull’accaduto. E adesso la Procura di Lecce ha aperto un’indagine per accertare le cause del decesso. Sono 16 i medici iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. Il pm Giorgia Villa ha disposto l’autopsia e nelle prossime ore nominerà il perito che se ne occuperà.

Nel marzo scorso il medico era stato operato con successo per un tumore all’ospedale Cardinal Panico di Tricase. Il decorso post-operatorio era stato regolare fino al sopraggiungere dell’infezione da coronavirus, che aveva reso necessario il trasferimento al Dea del capoluogo salentino, struttura al momento riservata all’emergenza Covid, dove il paziente ha purtroppo concluso i suoi giorni.

Redazione Nurse Times

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De Palma (Nursing Up): “Desolante il quadro delle carenze sanitarie all’Asl Napoli 3 Sud. Ma infermieri e cittadini non ci stanno”

De Palma (Nursing Up): “Desolante il quadro delle carenze sanitarie all’Asl Napoli 3 Sud. Ma infermieri e cittadini non ci stanno”

Il presidente del sindacato denuncia “il dramma degli ospedali di Sorrento e Vico Equense, attraverso le indagini dei nostri referenti locali”.

“Il dramma dell’Asl Napoli 3 Sud emerge più che mai nella difficile situazione di Sorrento e Vico Equense. Ospedali vetusti, carenza cronica di personale, lacune non solo di organico. ma profondamente strutturali. Un’emergenza senza fine, che ha toccato l’acme durante il Covid e che non è destinata ad arrestarsi senza un piano risolutivo, senza la ricostruzione di un dialogo, di un confronto aperto e sereno, tra Governo, pubbliche amministrazioni regionali e provinciali, fin qui totalmente assenti, sindacati rappresentativi di infermieri, medici e altri professionisti”. Così Antonio De Palma, leader nazionale del sindacato Nursing Up.

“E’ significativo – prosegue – che i cittadini di Sorrento, sindaco in testa, siano scesi nei giorni scorsi in piazza per chiedere finalmente un intervento risolutivo alla Regione. I movimenti civici hanno dimostrato ancora una volta che le persone, i pazienti, apprezzano da tempo gli sforzi profusi dagli infermieri, comprendono fino in fondo i nostri sacrifici e la nostra abnegazione, consapevoli che abbiamo fatto tutto e faremo di tutto, sempre, per tutelare la salute dei malati, anche se le condizioni in cui lavoriamo non ci consentono certo di esprimere al cento percento il nostro potenziale”.

Aggiunge De Palma: “L’ospedale De Luca e Rossano di Vico Equense e quello di Sorrento, il Santa Maria della Misericordia, coprono una portata di pazienti davvero ampia, nella zona costiera. Ma siamo a situazioni da terzo mondo. Anche anche questa, ahimè , è l’Italia. A Sorrento, da anni, non nascono più bambini, da decenni è chiuso il dipartimento materno-infantile e si combatte con l’assenza di un punto per l’elisoccorso (viene usato lo stadio Campo Italia). Se poi pensiamo, ci riferiscono i nostri referenti, alla sanità mentale, le cose vanno addirittura peggio: tra Sorrento e Vico sono solo un miraggio le strutture pubbliche in grado di aiutare le famiglie con pazienti affetti da queste patologie in caso di necessità di ricoveri”.

Sempre il presidente Nursing Up: “Una sanità allo sbando da troppo tempo. Una Regione, la Campania, che a causa di una politica sulla salute caratterizzata da colpi di mannaia e piani di rientro, attuata ben prima del Covid, ha messo in ginocchio le funzioni sanitarie, giorno dopo giorno, a discapito dei cittadini. Ma non si tratta solo di questo, e nemmeno di una sorte malaugurata che piove dal cielo ineluttabile. Non si tratta nemmeno di essere figli di un dio minore. Qui si paga il prezzo anche di gestioni fallimentari portate avanti da anni. Si ricordi che l’Asl Napoli 3 è frutto della fusione della 4 e della 5, con quest’ultima che già a fine anni Novanta aveva problemi di infiltrazione camorristica e fu sciolta”. 

Capitolo carenza di personale: “Ufficialmente in Campania mancherebbero all’appello 6.500 infermieri. Questi sono i dati ufficiali Fnopi/Ocse, a cui purtroppo si contrappongono le nostre rilevazioni sul territorio, che raccontano una realtà ben diversa. Ecco che, con l’emergenza sanitaria e l’aumento dei ricoveri, i tagli spropositati messi in atto sul personale ben prima del virus per coprire le magagne gestionali, il deficit di assunzioni, i pensionamenti, le realtà concorsuali ferme al palo, il mancato ricambio di personale, i ritardi nelle lauree causati dal Covid e dallo stop dei tirocini, nonchè la fuga di giovani infermieri campani all’estero, le cifre possono arrivare addirittura a toccare oggi almeno il doppio, mettendo così la Campania alla pari con la Lombardia come Regione con la più alta carenza di infermieri, che arriverebbe tra le 12 e le 15mila unità”. 

E ancora: “Solo nel 2018, ben prima del Covid, Opi Napoli denunciava una carenza di 9mila infermieri in Campania. Per non parlare poi di una Regione con una sanità territoriale fragilissima, dove i nostri referenti denunciano da tempo la mancanza di sinergia tra il lavoro dei medici di famiglia e quello del personale sanitario per snellire i ricoveri o almeno attuarli solo quando necessario e quando non è troppo tardi. E dove mancano all’appello figure come gli infermieri di famiglia. Insomma, mmancano le basi di cura e, soprattutto, di prevenzione al di fuori delle realtà ospedaliere”.

Ma non basta: “E poi l’ombra della corruzione, della malavita, che nulla ha a che vedere con il lavoro onesto del nostro personale sanitario, con le inchieste portate avanti dai coraggiosi giornalisti locali, che ci raccontano di una procedura anomala nello scorso gennaio per l’assunzione di personale a tempo determinato nell’Asl Napoli 3 Sud, finita addirittura in un esposto inviato alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e alla Corte dei Conti, oltre che all’attenzione della Regione Campania e del ministero della Salute. Tutto questo per coprire posti di operatori informatici negli uffici amministrativi, quando nelle corsie gli infermieri mancano come il pane”.

Conclude De Palma: “Nonostante il pressapochismo di una politica che rallenta la crescita sanitaria, e nonostante l’ombra della malavita continui a influenzare talune gestioni sanitarie per creare realtà ben lontane dalle necessità di cittadini e professionisti sanitari, la consapevolezza collettiva sta crescendo, e i cittadini campani stanno gettando le basi per la costruzione di un muro di senso civico, responsabilità e coerenza, che presto potrebbe opporsi, finalmente in maniera concreta e determinante, alla politica dello sfacelo e della disorganizzazione, che denunciamo oggi più che mai con coraggio”.

Redazione Nurse Times

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Tesi infermieristica “Elettroshock: un’indagine sul pregiudizio nella popolazione”

Tesi infermieristica “Elettroshock: un’indagine sul pregiudizio nella popolazione”

NurseTimes è l’unica Testata Giornalistica Sanitaria Italiana (Reg. Trib. Bari n. 4 del 31/03/2015) gestita da Infermieri, diventata in pochi anni il punto di riferimento per tutte le professioni sanitarie.

Sono tantissime le tesi di laurea che arricchiscono il nostro progetto editoriale denominato NeXT che permette ai neolaureati in medicina, infermieristica e a tutti i professionisti della sanità di poter pubblicare la loro tesi di laurea sul nostro portale (redazione@nursetimes.org)

La dott.ssa Rebecca Naldi presenta la sua tesi di laurea in infermieristica dal titolo: “Elettroshock: un’indagine sul pregiudizio nella popolazione”.

La dott.ssa Naldi si laurea presso l’Università degli Studi di Siena nall’a.a. 2019/2020.

Presupposti per lo studio/evidenze empiriche 

La decisione di trattare l’elettroshock come argomento della tesi nasce dall’esperienza di tirocinio svolta in un ospedale psichiatrico a Murcia, in Spagna. In tale occasione ho avuto modo di assistere al trattamento e di confrontarmi con alcuni pazienti, così da cambiare opinione rispetto all’ECT, che prima di quel momento ritenevo una pratica di tortura, dannosa e obsoleta, a causa di pregiudizi inconsci.

Obiettivi dello studio

Gli obiettivi dello studio sono di incrementare le conoscenze e la curiosità verso la terapia elettroconvulsivante, nonché di indagare l’eventuale presenza di pregiudizi verso questo tipo di trattamento nella popolazione. La tesi ha l’intenzione di mettere a confronto ciò che l’ECT è realmente, con quello che simboleggia secondo dei preconcetti radicati nel pensiero comune. Inoltre, questo lavoro spera di stimolare future ricerche in merito all’elettroshock, così da approfondire l’argomento, migliorare l’uso della terapia e minimizzare gli effetti avversi; si può dire, pertanto, che lo scopo principale dell’elaborato sia quello di de-stigmatizzare l’ECT.

Popolazione soggetta allo studio

La popolazione, selezionata mediante un campionamento non probabilistico, è stata identificata tramite le sei domande iniziali del questionario. Il campione era composto in totale da 639 persone, di cui 446 erano di sesso femminile e 193 di sesso maschile. I partecipanti erano stati suddivisi in tre fasce d’età: 177 avevano un’età inferiore o uguale ai 21 anni, 282 erano inclusi nella fascia fra 22 e 30 anni, mentre 180 avevano un’età superiore o uguale ai 31 anni. Ben 353 individui erano originari della Toscana, i restanti 286 provenivano da altre regioni o dall’estero. Per quanto riguarda l’istruzione, 195 soggetti erano laureati, 395 avevano conseguito un diploma di scuola secondaria superiore e 49 avevano la licenza media o elementare. Inoltre, 266 partecipanti studiavano o lavoravano in ambito sociosanitario, invece i rimanenti 373 erano occupati in altri ambiti. Infine, 463 individui avevano avuto, personalmente o tramite conoscenti stretti, esperienza con la depressione, mentre gli altri 176 non avevano esperienza al riguardo.

Materiali e metodi

Per la stesura della parte iniziale della tesi è stata eseguita una revisione della letteratura, utilizzando la banca dati PubMed, in cui sono state inserite, combinate agli operatori boleani, le seguenti parole chiave: ‹‹ECT››, ‹‹electroconvulsive therapy››, ‹‹electroshock››, ‹‹depression››, ‹‹major depression››, ‹‹efficacy››, ‹‹memory››, ‹‹Homer 1a››, ‹‹history››, ‹‹movies››, ‹‹public attitude››, ‹‹prejudice››. Vista la grande quantità di materiale presente sul data base, sono stati filtrati i documenti includendo solamente quelli pubblicati a partire dal 2015. Dopo aver analizzato gli articoli reperiti, ne sono stati selezionati undici; un ulteriore articolo, risalente al 2002, è stato individuato invece utilizzando una stringa di ricerca differente. Altro materiale è stato reperito, mediante il motore di ricerca Google, in quotidiani o in riviste scientifiche a tema psichiatrico, quali Psichiatric Times o Journal of Psychopatology, ma anche in siti appartenenti ad associazioni che promuovono l’ECT.

La seconda parte dell’elaborato consiste invece in un’analisi descrittiva (Survey), condotta tramite la diffusione di un questionario anonimo, intitolato ‹‹Elettroshock›› e creato mediante il programma Google Moduli. Il sondaggio, divulgato via Internet, è stato inoltrato ai contatti telefonici su WhatsApp e condiviso su Instagram e Facebook. La raccolta dati è iniziata il 23 novembre 2020 ed è terminata il 4 marzo 2021. Dopo di che, i risultati sono stati analizzati su Excel, attraverso l’elaborazione di frequenze e percentuali. Il sondaggio consisteva in venti domande totali, di cui sei avevano l’obiettivo di identificare il campione, mentre le restanti quattordici indagavano il pensiero dei partecipanti riguardo all’elettroshock.

Esposizione risultati/discussione

La ricerca bibliografica ha permesso di reperire studi validi, grazie ai quali è stato possibile descrivere il trattamento in tutti i suoi aspetti: dalla sua invenzione al metodo di applicazione utilizzato oggigiorno, ritenuto sicuro ed efficace. Altri documenti hanno invece consentito di formulare ipotesi sul perché esistano preconcetti riguardo all’elettroshock, in quanto hanno segnalato la presenza di numerosi episodi di uso improprio della tecnica, nonché di film che la rappresentano in maniera negativa.

I risultati del questionario sono stati esposti sia in forma narrativa che grafica, enfatizzando l’analisi delle quattordici domande costituenti il corpo dello studio. Dall’elaborazione delle risposte è risultato che la maggioranza del campione ritiene l’ECT una pratica di tortura, che provoca dolore, danni alle funzioni psicologiche e al sistema nervoso, ma che non causa fratture ossee. Inoltre, l’elettroshock è considerato illegale in Italia, ma legale all’estero. In caso di necessità, i soggetti analizzati si dicono più che favorevoli al sottoporsi alla tecnica della defibrillazione, ma hanno seri dubbi riguardo a quella elettroconvulsivante. Gli altri quesiti non hanno fornito informazioni rilevanti.

Conclusioni 

Lo studio ha confermato la presenza di pregiudizi verso l’elettroshock, in quanto le risposte della popolazione esaminata rispecchiano perfettamente l’uso improprio del trattamento che veniva adottato in passato o la rappresentazione della tecnica messa in scena dal mondo del cinema. La ricerca non è riuscita a fornire l’esatta motivazione all’origine di tali preconcetti, ma ha permesso di formulare delle ipotesi.

Rebecca Naldi

Allegato

Tesi “Elettroshock: un’indagine sul pregiudizio nella popolazione”

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Coronavirus, Speranza: “Probabile terza dose di vaccino. Proporrò ‘green pass’ anche ai Paesi extra-Ue”
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Coronavirus, Speranza: “Probabile terza dose di vaccino. Proporrò ‘green pass’ anche ai Paesi extra-Ue”

Coronavirus, Speranza: “Probabile terza dose di vaccino. Proporrò ‘green pass’ anche ai Paesi extra-Ue”

Il ministro della Salute ha parlato anche di vaccinazione ai 12-15 enni e mascherine.

“Sarà molto probabile dover fare una terza dose di vaccino anti-Covid, un richiamo probabilmente ‘modificato’ per coprire le varianti. Si dovrà quindi passare da una fase straordinaria a una ordinaria, e penso che questa nuova ordinarietà possa essere affidata alla nostra straordinaria rete di medici di medicina generale. Ora dobbiamo correre e tutti sono impegnati, ma penso che nel lungo periodo le palestre, i centri congressi o le stazioni dovranno tornare a svolgere i ruoli per i quali sono preposti”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, ospite a Che tempo che fa.

“Per la vaccinazione ai 12-15 enni – ha aggiunto – si dovranno usare il più possibile i pediatri di libera scelta. Quelli italiani sono pediatri di straordinaria qualità e hanno un radicamento sul territorio, un rapporto di fiducia molto importante con le famiglie. Io vorrei che ci sia il loro massimo protagonismo, sempre in coordinamento con i territori e le regioni”.

Capitolo mascherine: “In una fase di transizione non dobbiamo avere fretta e vanificare gli sforzi compiuti. Le mascherine al chiuso le dovremo tenere ancora un po’, almeno nel medio periodo. Non sono un prezzo enorme da pagare. Appena gli scienziati ce lo diranno, potremo toglierle all’aperto, e solo dopo al chiuso”.

Speranza ha poi annunciato di voler proporre un “green pass” anche ai Paesi extra-Ue, come Giappone, Stati Uniti o Canada: “Farò questa proposta nel corso della riunione dei ministri della Salute che si terrà prossimamente e, se troveremo il modo di condividere questo strumento, potremo aiutare la mobilità. Il ‘green pass’ sarà digitale, con un codice sul telefonino, anche se ora c’è già quello cartaceo che certifica l’avvenuta vaccinazione”.

Redazione Nurse Times

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