by Antonio | Feb 16, 2021 | News
Si è tenuto quest’oggi in videoconferenza un incontro convocato dal Dipartimento salute della Regione Puglia con le OO.SS. regionali avente per oggetto l’attivazione del Covid Hospital nella sede della Fiera del Levante di Bari.
Novità significative rispetto a quanto è oggi noto sull’attivazione della definita “articolazione funzionale” del Policlinico in Fiera a Bari non sono state date alle OO. SS. e neppure ulteriori dettagli rispetto a quanto anticipato ai sindacati dal Commissario del Policlinico Vitangelo Dattoli in un precedente incontro con le rappresentanze sindacali aziendali.
Alle richieste delle OO. SS. riguardo ai modelli organizzativi che saranno attuati, i criteri selettivi del personale selezionato e necessario; (non potrà che essere in linea con gli standard di personale previsto per le UU. OO. indicate nel piano di attivazione); le necessarie e opportune procedure di sicurezza e di verifica degli impianti; i piani di sicurezza del lavoro; i livelli di responsabilità sanitaria; gli strumenti contrattuali definiti negli accordi; ecc. ecc. non è stata data risposta.
Si è paventata un non meglio precisato “premio” non espresso nei suoi valori economici e nemmeno sulla sua ”ratio contrattuale” (incremento dei fondi aziendali sul disagio?) per il personale impegnato ad attivare il Covid Hospital.
La FIALS ha ribadito la propria contrarietà ad accordi esclusivi per il Covid Hospital in Fiera sul disagio che va esteso a tutte le strutture sanitarie della Puglia.
Altresì è stato ribadito che la regione Puglia a tutt’oggi non ha onorato precedenti impegni sullo stesso argomento.
A reiterate richieste sul crono programma che dovrebbe accompagnare l’attivazione in Fiera nessuna risposta.
Insomma, la seduta odierna di confronto tra i sindacati e la Regione si è conclusa senza aggiungere nulla a quanto è già noto.
Redazione Nurse Times
Fials Puglia: dalla regione nessuna risposta su attivazione Covid Hospital in Fiera
Il collegamento tra diabete e coronavirus
Le origini della pandemia: la Cina rifiuta di passare i dati all’OMS
Nursing Up, De Palma: «Bene conferma Speranza. Ora attendiamo valorizzazione economica della nostra categoria».
Fnopi: Richieste degli infermieri al Governo Draghi
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by Antonio | Feb 16, 2021 | News
Esiste un collegamento tra diabete e coronavirus. A confermarlo è uno studio pubblicato su Nature Metabolism. Il Coronavirus prende di mira direttamente il pancreas, infettando e danneggiando le sue cellule produttrici di insulina. I risultati contribuiscono a spiegare perché in molti pazienti Covid-19 si sviluppano problemi di zucchero nel sangue e perché ci sono state segnalazioni di persone che hanno sviluppato il diabete a causa del virus.
Il diabete correlato alle infezioni può insorgere a seguito della distruzione delle cellule beta associate al virus, hanno spiegato i ricercatori.
“I dati clinici suggeriscono che la sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2), che causa la malattia da Coronavirus, altera l’omeostasi del glucosio, ma mancano prove sperimentali che SARS-CoV-2 possa infettare il tessuto pancreatico” scrivono gli studiosi.
Nello studio i ricercatori hanno mostrato che il Covid-19 infetta le cellule del pancreas umano esocrino ed endocrino ex vivo e in vivo: “dimostriamo che le cellule β umane esprimono proteine di ingresso virale e SARS-CoV-2 infetta e si replica in isolotti umani coltivati” spiegano. “L‘infezione è associata a cambiamenti morfologici, trascrizionali e funzionali, compreso un numero ridotto di granuli secretori di insulina nelle cellule beta e una secrezione di insulina stimolata dal glucosio alterata. Negli esami post-mortem di tutto il corpo COVID-19, abbiamo rilevato la proteina nucleocapsidica SARS-CoV-2 nelle cellule esocrine pancreatiche e nelle cellule che si colorano positive per il marcatore delle cellule β NKX6.1 e sono in stretta vicinanza alle isole di Langerhans in tutti e quattro i pazienti hanno studiato. I nostri dati identificano il pancreas umano come bersaglio dell’infezione da SARS-CoV-2 e suggeriscono che l’infezione di cellule beta potrebbe contribuire alla disregolazione metabolica osservata nei pazienti con COVID-19″.
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by Antonio | Feb 16, 2021 | News
La Cina avrebbe volutamente rifiutato di consegnare dati chiave al team dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che indaga sulle origini del Covid-19. A dichiararlo è stato il microbiologo Dominic Dwyer che ha dato la notizia ai giornali riferendo che mentre l’OMS aveva richiesto i dati grezzi dei pazienti dei primi casi, quello che alla fine hanno ricevuto era solo un riassunto.
La Cina non ha risposto alle accuse, ma in precedenza aveva insistito sul fatto di essere trasparente con l’OMS. Gli Stati Uniti, intanto, hanno sollecitato la Cina a rendere disponibili i dati sulle prime fasi dell’epidemia, affermando di avere “profonde preoccupazioni” per il rapporto con l’OMS.
La scorsa settimana, il team dell’OMS ha concluso che era “estremamente improbabile” che il coronavirus fosse trapelato da un laboratorio nella città di Wuhan, respingendo, così, una controversa teoria emersa lo scorso anno.
Wuhan è stato il primo posto al mondo in cui è stato rilevato il virus, alla fine del 2019. Da allora, sono stati segnalati oltre 106 milioni di casi e 2,3 milioni di decessi in tutto il mondo. Gli investigatori dell’OMS, riporta bbc.com, avevano chiesto dati grezzi sui 174 casi identificati di Covid-19 da Wuhan nel dicembre 2019. Solo la metà dei primi casi era stata esposta al mercato del pesce dove il virus era stato inizialmente rilevato.
“Ecco perché ci siamo ostinati a chiederlo”, ha detto il prof Dwyer. “Perché ciò non accade, non lo so. Che sia un problema politico o temporale o difficile… Ma se ci sono altri motivi per cui i dati non sono disponibili, non lo so. Si potrebbe solo ipotizzare”.
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by Antonio | Feb 16, 2021 | News
ROMA 15 FEB 2021 – «Non possiamo che accogliere con grande soddisfazione, come Sindacato Nazionale degli Infermieri, la conferma dell’On. Roberto Speranza nel ruolo di Ministro della Salute.
Il concreto dialogo che negli ultimi tempi si è instaurato con lui, ma soprattutto l’atteso aumento di 100 euro al mese con l’inserimento in Finanziaria dell’indennità di specificità infermieristica, che per noi è un punto di partenza storico verso quei 500 euro in busta paga che sono il nostro traguardo più importante da raggiungere, hanno rappresentato nel recente passato quei punti di svolta che con altri esponenti di Governo, ciechi a qualunque forma di apertura nei nostri riguardi, non eravamo riusciti a raggiungere.
Per questa ragione apprezziamo la sua conferma, nel nuovo Governo Draghi, per un percorso indispensabile di continuità, in piena emergenza sanitaria. Dal Ministro Speranza, però, adesso, ci aspettiamo che non venga meno l’impegno nei confronti della nostra categoria. La più esposta al rischio, dall’inizio di questa pandemia. La più colpita come contagi, quella che oggi con 80 decessi ufficiali, di cui ben 5 suicidi, ci colloca come in assoluto come la realtà professionale che in questo Covid ha pagato di più lo scotto della forza dirompente di questo maledetto virus».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, nel rivolgere il suo plauso alla riconferma del Ministro Speranza, non manca di ricordargli i numeri atroci di cui gli infermieri sono vittime.
«8.111 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni: sono i dati dell’Istituto Superiore Sanità. Se li incrociamo come sempre con quelli dell’Inail che indicano che oltre l’80% del personale sanitario che si infetta sono infermieri, arriviamo a superare oltre 6mila contagi nell’ultimo mese e tocchiamo una media di oltre 200 colleghi al giorno che ancora si ammala.
A Speranza chiediamo anche un impegno concreto e una strategia mirata per il piano vaccini. Gli italiani aspettano ancora che si dia davvero inizio all’azione che porterà all’immunità di massa. Speranza e Draghi non dimentichino che senza gli infermieri dipendenti, il fallimento del piano Arcuri nè è la ampia dimostrazione, non si potrà reggere la forza d’urto di un percorso che non può durare certo tre anni, mentre il virus e le sue pericolose mutazioni incombono sulle nostre teste. I fondi in Finanziaria ci sono: le Prestazioni Aggiuntive di 50 euro sono la dimostrazione che Speranza c’è, è presente, e mantiene fede agli impegni che assume. Ma vanno immediatamente adoperate.
Riponiamo nel Ministro la piena fiducia che egli possa continuare ad agire, dando ulteriore impulso alla professionalità degli infermieri e delle altre professioni sanitarie non mediche, per contribuire a quei cambiamenti che meritiamo»
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by Antonio | Feb 16, 2021 | News
Crescita professionale degli infermieri con il riconoscimento delle loro qualità assistenziali e dell’autonomia necessaria a garantire servizi e assistenza all’altezza di un Servizio sanitario davvero nazionale, universalistico ed equo.
Stop al precariato e alle soluzioni emergenziali per quanto riguarda la carenza di organici, che con la pandemia ha mostrato tutti i rischi che comporta per la salute dei cittadini.
Nuova governance e nuovo impulso al sistema sanitario, perché cresca intorno alle persone, con contatti e reti di prossimità per i fragili, senza dimenticare i giovani che hanno ormai altrettanti bisogni e rischiano di trasformarsi in “nuovi poveri”.
Il tutto grazie a un diverso utilizzo dei fondi del Recovery Plan e all’applicazione reale e immediata delle previsioni del Patto per la salute, riconoscendo l’essenziale apporto che un sistema multiprofessionale sganciato da modelli ormai obsoleti può dare alla crescita non solo della cura e dell’assistenza, ma anche della prevenzione e della tutela reale delle fragilità.
La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), nella sua lettera di benvenuto al premier Mario Draghi, illustra le basi della crescita professionale e del sistema sanitario, con precisi riferimenti agli paesi europei e offrendosi come partner primario per la crescita e la definizione di nuovi modelli che dovranno caratterizzare il sistema salute.
“Siamo certi – si legge – che grazie alla Sua prestigiosa esperienza, saprà dare nuova linfa alle strutture e ai professionisti sanitari che fino a oggi hanno fatto di tutto per garantire l’altissima qualità del nostro Servizio sanitario nazionale, ma che ormai sono allo stremo sia economicamente, nonostante le risorse impegnate per la pandemia e le previsioni non del tutto risolutive del PNRR, sia, soprattutto, dal punto di vista degli organici, con gravi ripercussioni non solo sui servizi, ma anche sull’assistenza ai cittadini”.
“Gli infermieri – spiega la lettera – nella pandemia si sono dimostrati essenziali per l’assistenza ai pazienti altrimenti soli nelle corsie Covid, si dimostrano fondamentali per il supporto ai malati cronici come sottolineano anche le associazioni di cittadini-pazienti che li rappresentano, sono i naturali controllori della salute scolastica e dell’educazione sanitaria, rappresentano la punta di diamante delle strutture vaccinali, anche se rispetto alle vaccinazioni per la pandemia è stato finora rallentato il loro apporto e intervento”.
“Finora – continua la lettera a Draghi – si è parlato più volte, d’intesa con le Regioni, di assicurare un piano di assunzioni straordinarie di medici e infermieri e integrare i servizi sanitari e sociosanitari territoriali, ma la maggior parte di queste intenzioni è rimasta per adesso sulla carta.
Si tratta di valori e azioni fondamentali per le quali la FNOPI da anni si batte per dare nuove speranze agli oltre 454mila professionisti infermieri che rappresenta, quale maggior ordine professionale del paese.
Professionisti che – conclude – da anni, sono in attesa di una nuova organizzazione del lavoro che riconosca l’alto livello di professionalità ormai raggiunto, cancellando le attuali difformità che non consentono spesso di far gestire nel modo più corretto e meritocratico il personale nelle aziende pubbliche e private accreditate con il Servizio sanitario pubblico”.
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