by Antonio | Dic 28, 2019 | News
Un ennesimo episodio di violenza è stato registrato ieri mattina presso l’Ospedale del Mare di Napoli. Un infermiere in turno è stato preso a pugni riportando una prognosi di 7 giorni per le lesioni subite.
La particolarità è data dal fatto che l’aggressore, al contrario delle altre centinaia di episodi denunciati nel corso dell’anno 2019, non è stato un paziente o un famigliare, bensì un collega della stessa vittima.
La vicenda è stata denunciata dall’Associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate”, che regolarmente riporta le aggressioni subite dal personale sanitario campano.
Secondo quanto ricostruito, la causa dell’episodio di violenza tra colleghi sarebbe da ricercare in uno stato di forte stress. Infatti, come specificato dal giornale “Il Mattino”, non vi sarebbero mai stati precedenti episodi tali da giustificare questa scazzottata.
Pochi minuti dopo il fattaccio, è stato chiamato in reparto lo psichiatra reperibile, che ha verificato direttamente lo stato di emotività presentato dall’infermiere. Dall’analisi del medico sarebbe emerso come l’aggressore si trovasse in una condizione di forte stress dovuto ai turni di lavoro estenuanti, resi ancora più difficili dal periodo natalizio.
Il dipendente aveva già chiesto più volte il trasferimento dall’unità operativa, non venendo però mai ascoltato dalla direzione. Certificato il suo stato di alterazione psichica, ha ottenuto un periodo di malattia di 7 giorni.
Il collega ferito è stato invece sottoposto ad un breve ricovero e sottoposto ad una TAC, che ha scongiurato qualsiasi tipo di complicanza.
A tal riguardo è intervenuto il noto sindacalista napoletano Giuseppe Alviti, leader della Federazione nazionale Lavoratori diritti degli ammalati che ha dichiarato quanto segue:
“È un fatto di una gravità assoluta. Dovrebbe essere rimosso il caposala e il dirigente medico del pronto soccorso. Ci aspettiamo dal direttore Generale Ing. Verdoliva la massima celerità nel rivoluzionare l’intero settore del pronto soccorso, affidando ad altri validi professionisti la direzione medica e infermieristica, punendo tra l’altro in maniera esemplare l’esecutore dell’aggressione, per il bene dei diritti essenziali degli ammalati”.
Simone Gussoni
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by Antonio | Dic 28, 2019 | News
Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di cinquecentosessantasei posti di collaboratore professionale sanitario, infermiere. Pubblicato sulla GU n.102 del 27-12-2019, scade il 26 gennaio 2020
Il presente bando prevede che le Aziende/Enti del Servizio Sanitario della Regione Puglia procedano al reclutamento di personale del profilo CPS Infermiere mediante procedura concorsuale unificata. L’unicità della procedura riguarda sia l’assunzione dei vincitori che il successivo utilizzo della graduatoria per le necessità assistenziali che dovessero emergere nell’arco temporale di validità della stessa da parte di tutte le Aziende/Enti del S.S.R. a prescindere dalla loro iniziale adesione in termini di posti messi a concorso.
ART. 1 – POSTI A CONCORSO
Ai sensi del D.lgs 165/2001 e s.m.i. e in esecuzione della deliberazione n° 2141 del 31 OTT. 2019 è indetto concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di n. 566 posti di COLLABORATORE PROFESSIONALE SANITARIO “INFERMIERE” – cat.D così ripartiti:
160 posti per la ASL BA; 22 posti per la ASL BAT; 42 posti per la ASL BR; 120 posti per la ASL LE; 45 posti per la ASL FG; 59 posti per la ASL TA; 76 posti per l’A.O.U. – OO.RR. di Foggia; 10 posti per l’A.O.U. – Policlinico di Bari; 14 posti per l’I.R.C.C.S. “Giovanni Paolo II” di Bari; 18 posti per l’I.R.C.C.S. “Saverio De Bellis” di Castellana Grotte. Il candidato deve produrre la domanda di partecipazione esclusivamente in via telematica utilizzando il form on-line disponibile nella sezione concorsi del sito internet istituzionale
www.sanita.puglia.it/web/asl-bari
Il candidato dovrà esprimere obbligatoriamente, in sede di domanda di partecipazione, l’ordine di preferenza presso ciascuna Azienda Sanitaria (n. 10 opzioni);
La procedura di compilazione delle domande deve essere effettuata entro e non oltre le ore 23:59 del 30° giorno successivo alla data di pubblicazione del presente bando – per estratto – nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Il termine per la presentazione della domanda, ove cada in giorno festivo, sarà prorogato di diritto al giorno seguente non festivo. Non sono ammesse altre forme di produzione o di invio delle domande di partecipazione al concorso e, pertanto, non saranno ritenute valide le domande di partecipazione al concorso presentate con modalità diverse da quella sopra indicata, a pena di esclusione.
La data di presentazione telematica della domanda di partecipazione al concorso è certificata dal sistema informatico ed è indicata nella relativa stampa. L’unico calendario e l’unico orario di riferimento sono quelli di sistema. Scaduto il predetto termine utile per la presentazione della domanda di partecipazione, il sistema non permetterà più l’accesso alla procedura e non saranno ammesse regolarizzazioni, sotto qualsiasi forma, delle domande già inoltrate.
Per la compilazione della domanda, entro il termine fissato, i candidati devono:
1. collegarsi all’indirizzo dell’Azienda: www.sanita.puglia.it/web/asl-bari;
2. selezionare sulla Homepage la voce “Albo Pretorio” – “concorsi/domanda on-line”;
3. compilare, registrare e inoltrare, secondo le istruzioni indicate sul sito, la domanda di partecipazione al concorso utilizzando l’apposito modulo di domanda on-line riportante tutte le dichiarazioni che, secondo le norme vigenti, i candidati sono tenuti a fornire.
Per la partecipazione al concorso dovrà essere effettuato un versamento, non rimborsabile, del contributo di partecipazione al concorso di € 10,00.
Il pagamento potrà essere effettuato esclusivamente mediante bonifico bancario/postale intestato a: ASL BA – Servizio Tesoreria – Banca Popolare di Bari – IBAN: IT57X0542404297000000000202, indicando come causale del versamento: “Codice 00031 – Contributo di partecipazione al concorso pubblico per 566 posti di C.P.S. “Infermiere”. L’omissione dei dati obbligatori richiesti nel modulo di domanda on-line, non consente la registrazione dei dati ed il successivo invio on-line della stessa domanda.
Redazione Nurse Times
Allegato
Bando concorso pubblico infermieri
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by Antonio | Dic 28, 2019 | News
L’equipe diretta dal professor Cillo ha pubblicato la più ampia statistica esistente in letteratura sui risultati dei trattamenti eseguiti in laparoscopia.
L’equipe diretta da Umberto Cillo, direttore dell’UOC di Chirurgia epatobiliare e trapianti di fegato dell’Aou di Padova, ha pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Surgical Oncology il risultato di 815 procedure eseguite per via videolaparoscopica di termoablazione con microonde su 674 pazienti affetti da epatocarcinoma al fegato (HCC), riportando una percentuale di sopravvivenza a cinque anni pari al 35.9%, dal 2009 al 2016. Tale pubblicazione rappresenta la più ampia casistica esistente in letteratura.
La
tecnica innovativa in laparoscopia porta
a radicalità (uccide completamente le cellule tumorali) nella maggioranza dei
pazienti, azzerando i noduli sul tumore primitivo del fegato. Sono oltre 4mila
le procedure di termoablazione dei tumori primitivi e secondari del fegato sia
per via percutanea (1.723 casi) che videolaparoscopica (2.376 casi) eseguiti
dal Centro di Chirurgia Epatobiliare dell’A.O. di Padova.
La
termoablazione è il trattamento terapeutico che, sfruttando il calore generato
da una corrente elettromagnetica,
consente di distruggere piccoli tumori
primitivi e secondari del fegato. L’utilizzo delle microonde come corrente
elettromagnetica per generare calore è divenuto uno dei più utilizzati ed
efficaci trattamenti in oncologia chirurgica. Le onde elettromagnetiche,
generate da appropriati macchinari, sono veicolate all’interno del fegato
attraverso l’impiego di specifiche antenne infisse al centro del tumore. Queste
antenne possono essere inserite dall’esterno, per via percutanea, in anestesia
locale con la guida dell’imaging strumentale (TAC, ecografia) o in alternativa
per via videolaparoscopica, in anestesia generale.
Quest’ultima
metodica, rientrando sempre nella schiera dei trattamenti mininvasivi, offre il
vantaggio di ottenere un’esplorazione
visiva del fegato e della cavità addominale anche dove sarebbe sconsigliato
il trattamento percutaneo, come in caso di tumori a collocazione critica o
crescita esofitica, o discoagulopatia. Per questa tecnica videolaparoscopica le
antenne vengono posizionate all’interno del tumore previa esecuzione di un’ecografia epatica che permette di individuare i noduli epatici da trattare.
Le antenne all’interno dei noduli raggiungono un’estrema precisione.
Anche
le linee guida internazionali
consigliano per il trattamento del tumore primitivo del fegato (epatocarcinoma
– HCC) la termoablazione. Questa procedura si è dimostrata efficace come
trattamento definitivo per i tumori primitivi del fegato e come soluzione “ponte”
nei pazienti affetti da HCC o in attesa
di un trapianto di fegato. La termoablazione con microonde è stata estesa
anche al trattamento dei tumori secondari del fegato.
L’equipe del
professor Cillo, che ha stabilito numerosi primati nella chirurgia del fegato,
è così composta: Enrico Gringeri (secondo operatore), Alessandro Vitale,
Francesco D’Amico, Domenico Bassi, Francesco Enrico D’Amico, Riccardo Boetto,
Marina Polacco, Alessandra Bertacco, Daniele Neri, Patrizia Boccagni, Giancarlo
Gemo, Nela Srsen.
Redazione Nurse Times
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by Antonio | Dic 28, 2019 | News
Scoperto un potenziale bersaglio per la terapia. Si tratta di “canali” molecolari presenti sulle membrane cellulari che producono insulina.
Scoperto un attore fondamentale nello sviluppo del diabete che potrebbe divenire il bersaglio di nuove terapie: si tratta di microscopici “canali” molecolari presenti sulle membrane delle cellule che producono insulina. Si è visto che se questi canali (che fanno entrare molecole di calcio nella cellula) sono “iperattivi”. Il risultato è uno scompenso della secrezione dell’ormone che regola la glicemia.
Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista PNAS e condotto presso l’Istituto Karolinska di Stoccolma. Gli esperti hanno notato che se questi canali di trasporto della membrana cellulare, chiamati CaV3.1, sono presenti in numero elevato, entra troppo calcio nelle cellule e, conseguentemente, queste vedono ridursi la propria capacità di rilasciare insulina. Secondo gli scienziati, quindi, bloccare questi canali, potrebbe rappresentare una nuova via nel trattamento del diabete.
Gli esperti hanno lavorato su modelli animali di diabete sia di tipo 1 sia di tipo 2 e su cellule beta (quelle che producono insulina), documentando il coinvolgimento di un eccessivo funzionamento di questi canali di membrana. “Il nostro lavoro – spiega Shao-Nian Yang, uno degli autori – punta il dito sull’eccessiva presenza di questi canali come un meccanismo patogenetico cruciale nello sviluppo del diabete. Quindi i canali CaV3.1 non dovrebbero essere trascurati nella ricerca sulla malattia”.
Redazione Nurse Times
L’articolo Diabete: nuove prospettive di cura scritto da Redazione Nurse Times è online su Nurse Times.
by Antonio | Dic 28, 2019 | News
Una storia raccapricciante arriva da Filadelfia, piccolo comune calabrese di 5mila abitanti in provincia di Vibo Valentia
E’ incredibile come nel 2020 esistano ancora episodi così gravi come quello denunciato da Francesco Conidi e pubblicato sulla pagina Facebook Vorreiprendereiltreno.
Conidi è il responsabile del “Club Dei Ragazzi Filadelfia”, un gruppo nato dal desiderio di accompagnare giovani con la sindrome di Down in un percorso di educazione all’autonomia attraverso esperienze di vita quotidiana.
Condividiamo anche noi questo post “affinché il nostro messaggio giunga fino a queste persone, augurandoci che possano imparare che il loro sguardo intriso di disprezzo, disagio, paura non impedirà certo a questi ragazzi il diritto di esistere e di vivere in pieno la loro vita tanto quanto tutti noi!”
Come riporta la pagina Facebook fondata da Iacopo Melio Vorreiprendereiltreno diciamo anche noi “basta a simili comportamenti, stop agli gli insulti e alle discriminazioni!Ogni singolo episodio di violenza verbale è un passo indietro per l’inclusione sociale delle persone con disabilità”.
“Il 23 dicembre sera, presso un locale di Filadelfia, i ragazzi del Club hanno subito un grave atto di discriminazione. I giovani si trovavano con due accompagnatori, tra i quali un genitore di uno di loro, a mangiare una pizza.All’improvviso una famiglia, non del luogo, presente nel locale ha posto in essere una rumorosa protesta, sostenendo di avere nausea alla vista dei ragazzi, di ‘comprendere la malattia degli stessi ma di non poter cenare accanto a loro’ e rivendicando il fatto che ‘a Roma certe cose non accadono’.
I due accompagnatori, seduti a poca distanza dai ragazzi proprio per favorirne l’autonomia, si sono avvicinati chiedendo spiegazioni alla famiglia in questione, ma hanno ottenuto in risposta solo ulteriori insulti e di nuovo la conferma del fatto che erano nauseati dalla vista dei ragazzi, tanto da lasciare il locale subito dopo.Il comportamento di questa famiglia, incivile e del tutto disumano, ha profondamente offeso i nostri ragazzi e tutta la comunità di Filadelfia, da sempre sensibile e attenta al tema dell’inclusione.Lo stesso Sindaco, informato dell’accaduto, ha da subito condannato l’atto discriminatorio, rivendicando l’attività di inserimento lavorativo che proprio in questo periodo il comune sta portando avanti nei confronti di alcuni dei nostri ragazzi.C’è da augurarsi che questi siano episodi isolati e destinati all’estinzione, anche se è sconfortante prendere atto che alle soglie del 2020 a una persona possa essere negata la libertà di cenare con gli amici, in tranquillità, senza subire offese di questo tipo, solo perché ha la sindrome di Down!”
Nella foto i quattro dei ragazzi del Club Filadelfia:da sinistra verso destra Antonio, Domenico, Gabriele e Barbara
Redazione Nurse Times
L’articolo Vibo Valentia “Non possiamo cenare accanto a chi ha la sindrome di Down, ci viene la nausea” scritto da Redazione Nurse Times è online su Nurse Times.