Ha compiuto 120 anni la prima anestesia spinale eseguita in Italia

Ha compiuto 120 anni la prima anestesia spinale eseguita in Italia

La prima anestesia spinale italiana ha da poco compiuto 120 anni. Venne infatti eseguita per la prima volta nel nostro paese il 27 dicembre 1899, dal medico Benedetto Schiassi presso l’Ospedale di Budrio.

Il chirurgo nacque a Mezzolara nel 1869, diventando un pioniere degli studi anestesiologici e della ricerca sul cancro. Sarà considerato negli anni un fautore della diagnosi precoce di tumore.

Il medico Benedetto Schiassi in sala operatoriaIl chirurgo tedesco August Bier aveva già tentato di utilizzare una soluzione simile il 16 agosto 1898, intervenendo nel caso di un paziente di 34 anni affetto da tubercolosi che stava per essere sottoposto a quella che viene definita amputazione di Symes (o disarticolazione di caviglia).

La persona aveva già manifestato gravi reazioni avverse ai farmaci utilizzati per indurre l’anestesia generale e, questo motivo, Bier decise di procedere con un’iniezione di cocaina all’interno del liquido cefalorachidiano, nel tentativo di anestetizzare solo gli arti inferiori. Battezzò questa sua nuova tecnica con il nome di “Cocainizzazione del midollo spinale”.

Lo stesso medico pubblicò successivamente la procedura adottata venendo successivamente citato nel 1998 da un editoriale dedicato all’anestesiologia che celebrava il “centenario dell’anestesia spinale”.

Amputazione di Symes

Successive ricerche effettuate dagli storici permisero di determinare come il bolognese Benedetto Schiassi sia stato il primo in Italia a praticare un’anestesia spinale. Il medico, conosciuto per la procedura di vagotomia selettiva nei pazienti affetti da ulcera peptica, la utilizzò per la prima volta il 27 dicembre 1899 presso l’Ospedale Umberto e Margherita di Budrio, sua città natale.

La notizia è stata pubblicata sul periodico Minerva Medica Anestesiologica.

Simone GussoniL’articolo Ha compiuto 120 anni la prima anestesia spinale eseguita in Italia scritto da Simone Gussoni è online su Nurse Times.

Fine anno, tempo di bilanci: una storia per ricordare un 2019 che ha fatto storia

L’ anno che sta per volgere al termine, sarà ricordato per il nuovo codice deontologico e per la celebrazione dei vent’anni dalla L. 42/99

Tanti colleghi in giacca e cravatta o in tailleur hanno partecipato ai vari eventi che si sono tenuti per ricordare il ventennale di questa legge epocale…ma poi dismessi gli abiti eleganti e indossata la divisa da infermiere di clinica, cosa è cambiato? Domanda retorica ovviamente: nulla! 

Le organizzazioni del lavoro sono rimaste tali e quali a prima di quella legge. Eppure la L. 42/99 doveva condurci fuori dall’ausiliarietà, ma in realtà ci siamo ancora dentro fino al collo. Una forma diversa di ausiliarietà: siamo passati da essere ausiliari del medico a essere ausiliari dell’azienda. O meglio, ausiliari all’azienda, nel senso che serviamo, concorriamo, con il nostro modo di pensare e operare, esclusivamente agli obiettivi di risparmio delle aziende, non agli obiettivi di salute dei nostri pazienti.

Uno dei valori fondanti della nostra professione è l’advocacy, ovvero il nostro essere garanti per il paziente, la nostra tendenza a non far mancare nulla al nostro assistito. Le aziende, però, sfruttano questo nostro nobile principio, costringendoci a esercitare la professione con un costante ricatto morale che ci impone di sopperire a qualsiasi carenza. Lavorando con persone, nel loro momento di massima fragilità e di massimo bisogno, risulta moralmente impossibile astenersi da quelle attività demansionanti, compromettenti il nostro vero mandato professionale, ma pur sempre necessarie per il loro benessere.

Questo sistema che relega le professioni verso il basso non ha a cuore la qualità delle cure né la sicurezza dell’assistito, men che meno il benessere degli operatori. Ha a cuore esclusivamente gli interessi economici, il massimo risparmio.

Davanti a questi palesi soprusi come si spiega tale passiva rassegnazione di una categoria che, a spese dei propri diritti, continua a portare avanti le fatiche di un SSN ridotto all’ osso? Com’è possibile che una intera nobile professione sia sbeffeggiata da tutti, senza alcun sussulto di indignazione? 

La seguente storiella che ci aiuta a comprendere meglio il presente della nostra professione

C’era una volta una oscura e profonda caverna sul cui fondo c’erano uomini resi schiavi, ma inconsapevoli di esserlo poiché natigià incatenati al suo interno, senza aver mai visto la luce. L’unica luce presente era quella di un fuocherello posto alle spalle degli schiavi. Davanti al fuoco, alcuni personaggi facevano scorrere delle forme, le cui ombre si proiettavano sul fondo della caverna. Gli schiavi incatenati non potevano parlare tra loro né voltarsi, potevano soltanto osservare e interpretare lo scorrere delle ombre.

Ma un giorno uno di quegli schiavi si liberò dalle catene e riuscì a guadagnare la via d’uscita. Scoprì che al di fuori c’erano il sole, i fiumi, la vita.

Lo schiavo libero avrebbe potuto rimanere in superficie a godere della libertà conquistata, ma fu mosso da compassione e tornò nella caverna a liberare gli altri schiavi. Secondo voi come fu accolto lo schiavo libero dagli altri schiavi incatenati? 

Con esaltazione e felicità? No! Fu deriso, schernito e infine ucciso. 

Ogni elemento di questa storia rappresenta qualcosa:

CAVERNA: lo stato di ausiliarità nel quale siamo nati e dal quale non siamo mai usciti; materialmente la caverna sono i nostri reparti dove insistono modelli organizzativi invarianti da chissà quanti anni.

CATENE: Il pensiero unico ausiliaristico che continua a dominare ovunque, a ogni livello, e che, tramandandosi di generazione in generazione, in barba alle evidenze normative, ci impedisce di evolvere.

SCHIAVI: Siamo noi! Siamo gli schiavi ideali poiché, essendo inconsapevoli di esserlo, non ci ribelliamo alle nostre catene. Lo schiavo ideale è colui che subisce il dominio, non sapendo di essere dominato. Questo meccanismo riesce perfettamente per una categoria come la nostra, abituata a non mettere in discussione gli ordini ricevuti, ieri dal medico, oggi dall’azienda (direttori infermieristici).

FUOCHERELLO/OMBRE/PERSONAGGI: Il fuocherello rappresenta una fonte di conoscenza non veritiera. Gli oggetti e le ombre proiettate rappresentano le distorsioni della realtà che i personaggi abilmente manovrano. Quei personaggi sono i docenti in università e i direttori infermieristici che insegnando il rifacimento dei letti o, promuovendo modelli organizzativi anacronistici, fanno sguazzare gli infermieri nell’ ignoranza e giustificano il demansionamento con ogni pseudo-ragione.

SCHIAVO LIBERO: Tutti coloro che tramite la cultura hanno compreso l’entità dell’inganno; tentano di portare la nuova cultura nelle organizzazioni del lavoro, dove però vengono puntualmente emarginati, se non addirittura mobbizzati,poiché ritenuti elementi destabilizzanti di un ordine dominante e invariante da decenni.

Un appello ai colleghi che si riconoscono nell’ immagine dello schiavo libero: se ri-discendiamo da soli nelle caverne dei nostri reparti e/o servizi, siamo deboli e facilmente attaccabili! Per non soccombere, l’unica soluzione è ridiscendere UNITI a liberare gli altri con la FORZA della nuova cultura! Il 2019 deve essere ricordato come l’anno della nascita di una speranza per tutti coloro che si trovano in questa condizione; la speranza si chiama “Infermieri In Cambiamento”, un movimento per sentirsi al riparo tutti insieme, condividere il nostro malcontento e incanalarlo in un percorso concreto di cambiamento per il futuro che ci conduca fuori da questo stato di servitù perenne.

L’ infermiere odierno è lo schiavo perfetto di un sistema che tende sempre più allo sfruttamento delle sue risorse, sottraendo perfino diritti, a discapito della qualità dell’assistenza. L’ infermiere si comporta da docile e fedele servo ogni qual volta agisce, ignorando i fondamenti normativi del proprio campo di attività e responsabilità, sulla base del “si è sempre fatto così” per “mandare avanti il reparto e arrivare al 27”, ogni qual volta diventa complice di orari di lavoro e/o altre “consuetudini” illegali, ogni qual volta si confonde un diritto per una concessione, a mo’ di favore da parte del datore di lavoro, per non conoscenza dei propri diritti, come, per esempio, in questi tempi, le ferie (in molti servizi è vietato chiedere ferie natalizie ignorando che il CCNL vale anche dal 24/12 al 6/1).

La ricetta per cessare di essere schiavi e diventare uomini liberi è la cultura, intesa come conoscenza, educazione, formazione. Il problema che affligge la categoria è culturale, poiché questo sistema va avanti grazie all’ignoranza diffusa e voluta, facendo leva altresì sul “buon cuore” dell’infermiere, che risulta pertanto incapace di opporsi al sistema. La rivoluzione culturale di “Infermieri In Cambiamento” ha proprio l’obiettivo di diffondere e trasmettere una nuova cultura per rendere consapevoli gli infermieri della trappola in cui siamo, nostro malgrado, finiti e per emanciparci da questa condizione di schiavitù che andrà sempre peggiorando.

Per chi percepisce questa rivoluzione come pericolosa e preferisce una “quieta” servitù e una rassicurante accondiscendenza al sistema, perché non ha scelta e/o per paura di ritorsioni, diciamo che quando “Infermieri In Cambiamento” sarà diventato un movimento solido e strutturato non ci sarà più motivo di avere paura. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo è fondamentale il tuo sostegno per costruire insieme la svolta della nostra professione. Il 2020 sarà l’anno in cui io, te e tanti altri colleghispaiati e divisi in lotte individuali, frammentate e inconsistenti cominceremo a ritrovarci uniti e compatti in un “NOI” per unalotta unica, forte e comune.

Quel NOI sta già prendendo forma in “Infermieri In Cambiamento”. Coraggio, ti aspettiamo!

Raffaele Varvara, Fondatore di “Infermieri In Cambiamento”
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Campania: dal 2020 debutta la geolocalizzazione per le chiamate in arrivo alle C.O. 118

Importanti novità sono in arrivo per le centrali operative del 118 delle province della Campania in seguito all’approvazione del maxi emendamento del bilancio di previsione finanziario per il triennio 2020-2022, da parte del Consiglio Regionale della Campania.

Grazie all’introduzione della misura relativa alla dotazione finanziaria di 100.000 euro per finanziare le Centrali Operative Territoriali del 118, verrà introdotto un “efficace sistema di geo-localizzazione del chiamante” per le funzioni di ricerca e soccorso con le tecnologie più avanzate.

Il provvedimento era già stato sollecitato più volte in passato anche a livello nazionale, dal presidente del SiS 118, Mario Balzanelli. Quest’ultimo ha più volte ribadito l’obbligatorietà della geolocalizzazione, già introdotta con una legge del 2009.

Per dieci anni però, questo provvedimento era stato lasciato dormiente nei cassetti della pubblica amministrazione spingendo Balzanelli a rivolgersi direttamente al presidente del Consiglio Conte, nel mese di settembre scorso. Anche il ministro dello Sviluppo Economico, Patuanelli era stato interpellato per dare attuazione al provvedimento attraverso le regioni.

Ad attirare l’attenzione su tale legge era stato anche il caso di cronaca nera del turista francese Simon Gautier, morto l’estate scorsa dopo essere precipitato in un burrone nel Cliento. Il suo cadavere venne ritrovato nove giorni dopo la telefonata di aiuto, durante la quale nessuno fu in grado di geolocalizzare il suo smartphone.

“Non si può perdere la vita per i ritardi della burocrazia”, tuonava all’epoca Balzanelli.

Successivamente anche l’opposizione in Regione Campania aveva fatto sentire la propria voce con il presidente della Commissione Trasparenza, Valeria Ciarambino (M5S). 

“Quella della Regione Campania – ha detto il presidente del SiS 118, Mario Balzanelli – è una significativa azione di civiltà che interviene nel gap esistente tra sanità ed innovazione specie nei tempi del soccorso in zone impervie e difficilmente accessibili prescindendo dall’introduzione del numero unico europeo di emergenza del 112 che ha bisogno ancora di una messa a punto efficace per salvare vite umane quando i minuti fanno la differenza”.

Simone GussoniL’articolo Campania: dal 2020 debutta la geolocalizzazione per le chiamate in arrivo alle C.O. 118 scritto da Simone Gussoni è online su Nurse Times.

Infermieri vs Medici “pace possibile, guerra improbabile”

L’Italia, nel recepire la Direttiva europea 2013/55, riporta nei decreti  legislativi le competenze dell’infermiere “responsabile dell’assistenza generale infermieristica” e distingue lo stesso dalla figura dell’infermiere con competenze avanzate o specialistiche già riconosciute e pienamente attive in molti Paesi della Comunità Europea.

Le competenze di base, necessarie all’attività dell’infermiere, sottolineano il livello minimo di competenze e conoscenze professionali che devono essere possedute da tutti gli infermieri che operano nei territori dell’Unione Europea.

Direttive UE  2013/55, competenze di base:

individuare autonomamente le cure infermieristiche necessarie utilizzando le conoscenze teoriche e cliniche attuali nonché di pianificare, organizzare e prestare le cure infermieristiche nel trattamento dei pazienti, sulla base delle conoscenze e delle abilità acquisite. lavorare con altri operatori del settore sanitario, anche per quanto concerne la partecipazione alla formazione pratica del personale sanitario sulla base delle conoscenze e delle abilità acquisite;orientare individui, famiglie e gruppi verso stili di vita sani e l’autoterapia, sulla base delle conoscenze e delle abilità acquisite ai sensi del comma 6, lettere a) e b);avviare autonomamente misure immediate per il mantenimento in vita e di intervenire in situazioni di crisi e catastrofi;fornire autonomamente consigli, indicazioni e supporto alle persone bisognose di cure e alle loro figure di appoggio;garantire autonomamente la qualità delle cure infermieristiche e di valutarle;comunicare in modo esaustivo e professionale e  cooperare con gli esponenti di altre professioni del settore sanitario;analizzare la qualità dell’assistenza in un’ottica di miglioramento della propria pratica professionale come infermiere responsabile dell’assistenza generale”.Il profilo professionale dell’infermiere in Italia:

Già Il DM 739/94 e la Legge 251/2000 menzionano l’autonomia professionale dell’infermiere nell’esercizio delle sue competenze, come previsto dalle direttive europee. 

In  sintesi, “Le principali funzioni sono: la prevenzione delle malattie, l’assistenza ai malati e ai disabili di tutte le età e l’educazione sanitaria”.

l’infermiere si prende cura dei suoi pazienti, somministra, in autonomia, la terapia farmacologica prescritta durante il decorso della malattia, valuta lo stato di salute, pianifica e gestisce l’assistenza specialistica e di base attraverso il personale di supporto e tanto altro ancora…

Alla luce di quanto sopra esposto, in stretta connessione con la normativa europea vigente già recepita dal nostro paese, ancora oggi e a distanza di anni, si continua a parlare in Italia della necessità di mantenere una “superiorità funzionale” dei medici, nei confronti dell’infermiere nel tentativo di bloccare l’evoluzione dell’organizzazione del sistema sanitario,(diversamente da ciò che accade nel resto d’Europa) come nel caso del riconoscimento dei protocolli medico/ infermieristici per l’emergenza sanitaria 118 (Caso Venturi), ambulatori a gestione infermieristica , metodo “ See and Treat, fast track, ecc…”.

Ed ancora, sul tema della relazione/comunicazione, intesa come parte integrante del processo di cura, alcuni autori, alla domanda ”a chi spetta la comunicazione in sanità?”, rispondono affermando che tale compito non  spetterebbe all’infermiere, se non marginalmente, quindi si vorrebbe delineare l’immagine de “l’infermiere robot”, privo di ogni forma di autonomia e responsabilità intellettuale e professionale.

Competenze avanzate e parificazione professionale in Europa

Il significato di competenze  avanzate (advanced nursing practice) inizia a svilupparsi negli USA verso il 1960 e raggiunge il Regno Unito verso il 1980 come risposta ai cambiamenti dei bisogni di cura sanitaria.

A tutela di tutti i cittadini della comunità europea che potrebbero essere assistiti da infermieri provenienti da altri Paesi che compongono la UE, stante la libera circolazione dei professionisti sanitari, si é attivata la “tessera professionale europea per l’assistenza transfrontaliera”.

Se si tiene conto che in numerosi Paesi dell’Unione Europea, la professione infermieristica ha già acquisito quel processo di “valorizzazione” del proprio profilo professionale, (vedi percorsi accademici che seguono i “Nurse Practitioner Prescriber” o gli “Enfermeros Prescriptores” spagnoli e molti altri ancora) il dilemma in Italia diventa ancora più imponente.

Altro aspetto rilevante in Italia riguarda le prescrizioni farmacologiche, che dovranno essere riconosciute in tutti i paesi dell’UNIONE EUROPEA; questo per assicurare che l’assistenza sanitaria possa essere garantita in maniera uniforme in tutti gli stati membri. Il dato da tenere in considerazione è che le farmacie Italiane non potranno sottrarsi dal consegnare farmaci e dispositivi “medici” prescritti dagli “infermieri prescrittori” che esercitano nel resto d’Europa.

A norma della direttiva 2011/24/UE, la Commissione è tenuta “ad adottare un elenco dei dati che devono essere presenti in queste ricette. L’elenco permetterà al farmacista di verificare l’autenticità della ricetta e se questa è stata rilasciata da un membro di una professione del settore sanitario regolamentata e legalmente abilitato”.

In base alla Direttiva di Esecuzione 2012/52/UE della Commissione, per l’identificazione del professionista prescrittore, la ricetta dovrà contenere tutti gli estremi necessari all’identificazione immediata del professionista sanitario. 

Cosa  intende l’Europa per Prescrizione di ricette mediche?

Per “ricette mediche” non si intende “ricette del medico”, ma ricette “volte alla identificazione dei prodotti medicinali o dei dispositivi medici”, prescritte da un professionista sanitario avente una qualifica professionale abilitante, medico, infermiere o farmacista che sia.  

Quindi, volendo tirare le somme, mentre il Parlamento Italiano si adegua alle direttive europee sull’assistenza infermieristica, alcuni (per fortuna una minoranza) continuano ostinatamente a cercare di bloccarne l’evoluzione attraverso continue “invasioni di campo” ai soli fini di ritardare lo sviluppo delle professioni sanitarie. 

Ancora non si vuol comprendere che l’infermieristica italiana nel SSN deve migliorare il suo potenziale per contribuire al miglioramento dei servizi sanitari, come avviene nel resto d’Europa affinché si possa offrire a tutti i cittadini italiani un’assistenza sanitaria di alta qualità.

Il Governo, gli ordini professionali, i sindacati, devono porre in atto tutte le azioni indispensabili affinché l’infermieristica e l’organizzazione sanitaria Italiana migliori per poter salvaguardare e uniformare le cure dei cittadini Europei.

“Nel nostro futuro professionale non c’è posto per la guerra, non c’è posto per l’estremismo, non c’è posto per il fanatismo”. 

Alfio Stiro, infermiere
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Sposato (Opi Cosenza): “Il nostro impegno in favore degli infermieri anche nel 2020. La nostra professione un baluardo”

Un gruppo dinamico che sta lavorando per la professione. Gli infermieri, mai come in questi anni, sono stati protagonisti del dibattito sanitario.

Il presidente dell’Opi, Fausto Sposato, insieme a tutto il direttivo dell’ordine, ha partecipato ad incontri, promosso tavole rotonde molto partecipate, condiviso partnership con società scientifiche e mediche per l’organizzazione di eventi.

“L’attività non si ferma, continua. Ci riproporremo nel nuovo Consiglio, anche con volti nuovi, per portare a termine l’opera di risanamento dell’intero ordine, partita qualche anno fa. I bilanci sono, negli ultimi anni, sempre in attivo; senza tanto clamore il nostro ruolo nel panorama regionale e nazionale della sanità è oggettivamente riconosciuto”, afferma proprio Sposato in una lunga nota a consuntivo dell’anno terminato.

“La presenza sul territorio, il fabbisogno degli infermieri pediatrici, il personale di supporto voluto fortemente da noi, l’aspetto economico, la formazione costante, le consulenze: tutte attività che hanno consentito di far conoscere meglio il ruolo della nostra professione con risultati ottimi, sotto ogni punto di vista”, spiega il presidente.

“La fase attuale della sanità calabrese, tra precari, graduatorie, concorsi e quanto accaduto finora, non ha consentito quella scolta necessaria ed attesa. Il nostro impegno c’è, è vivo. Forniamo ai nostri iscritti servizi sempre aggiornati, dalle Pec alle consulenze amministrative e legali. Abbiamo incentivato tanti ragazzi all’associazionismo. Così come la libera professione. Per non parlare della formazione e della contaminazione con altri ordini, con altre realtà locali e regionali. Ricordo il congresso regionale per gli accessi vascolari, quello con senior anziani, con il circolo della stampa”.

E poi: “Si chiude il triennio e possiamo dire, senza alcuna remora, che i bilanci sono più che positivi. Tutti in attivo, come detto”. Sposato fa anche il consuntivo di altre iniziative sul territorio: “Con il Tribunale di Cosenza abbiamo siglato la convenzione per istituire l’albo dei Ctu/Ctp per gli infermieri. Tutti quelli che hanno una consolidata esperienza ed una formazione adeguata possono iscriversi e collaborare. Stessa cosa con il Tribunale di Castrovillari. Siamo stati presenti ai tavoli istituzionali, abbiamo difeso tanti colleghi da demansionamenti ed abusi. Ed abbiamo avviato un lavoro certosino su tutto il territorio provinciale”, il messaggio di Sposato. 

La chiosa finale: “Attenzione particolare ai tanti colleghi impegnati nella sanità privata. Con la Fnopi abbiamo partecipato ai tavoli nazionali e siamo convinti che tanto può essere ancora fatto. Il 2020 è un anno importante, non solo per il rinnovo del consiglio, ma soprattutto perché è l’anno internazionale degli infermieri. La federazione nazionale ha già in programma delle manifestazioni a Firenze ma qui, a livello locale, siamo pronti a fare altrettanto per continuare a far crescere il nostro ruolo nella società. Ringrazio tutto il direttivo per l’impegno profuso e ricordo a tutti gli iscritti che da tempo c’è la casa degli infermieri, ovvero la nostra sede acquistata poco tempo fa. Chi ha bisogno di un sostegno, di una consulenza, di aiuti l’ordine delle professioni infermieristiche è a disposizione di ognuno. Stiamo lavorando anche per dei laboratori che metteremo a disposizione anche degli studenti. Tenere alta la guardia per il fabbisogno del personale, sempre dalla parte degli infermieri. Saremo protagonisti anche nel futuro. Infermieri si è tutto il giorno, tutto l’anno, tutta la vita”.

Redazione Nurse Times
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