Esercizio fisico e diabete: quale ruolo svolge la flora batterica intestinale?

Se lo sono chiesto gli autori di uno studio condotto in Cina, che hanno trovato una possibile risposta.

Perché qualcuno fa esercizio
fisico con regolarità e riesce così a tenere sotto controllo la glicemia, mentre altri, pur
impegnandosi, non hanno mai livelli ottimali di zucchero nel sangue e finiscono
pure per ammalarsi di diabete? Stando
a uno studio pubblicato su Cell Metabolism da un gruppo di ricercatori cinesi, la
risposta potrebbe essere nella diversa composizione della flora batterica intestinale.

Si tratta di dati raccolti su pochi volontari (appena 29),
quindi servono conferme. Tuttavia i risultati sembrano deporre a favore di un
ruolo non secondario del microbioma
nel “dirigere” i possibili effetti dell’esercizio fisico. I partecipanti erano
tutte persone con pre-diabete,
ovvero con una ridotta tolleranza al glucosio o un aumento della resistenza
all’insulina. Significa, in pratica, avere i valori di glicemia a digiuno tra
100 e 125 mg/dl ed è una condizione in cui il rischio di diventare diabetici
negli anni seguenti è molto alto.

I ricercatori hanno suddiviso i volontari in due gruppi: il
primo ha incrementato l’esercizio fisico, il secondo ha mantenuto le proprie
abitudini. All’inizio dello studio, e dopo tre mesi, tutti sono stati testati
per la glicemia e per la flora batterica intestinale. I risultati mostrano che
nessuno nel gruppo di controllo ha presentato un cambiamento positivo della
glicemia, ma anche che soltanto il 70% di chi aveva aumentato l’attività fisica
aveva visto migliorare la glicemia. Perché?

Una risposta è arrivata osservando il microbioma di chi ha
tratto vantaggi dallo sport a confronto con quello di chi non ne ha avuti. Nel
primo caso erano, infatti, più abbondanti le specie batteriche “buone” che
portano alla formazione di acidi grassi a
catena corta, protettivi dell’intestino e non solo (hanno effetti positivi
sul sistema immunitario, sulla probabilità di obesità, sull’infiammazione
generale). Nel secondo, invece, c’erano più specie “cattive”, che producono
composti negativi per il metabolismo.

Il dato è stato confermato dai risultati di un ulteriore
test: i ricercatori hanno sottoposto alcuni topi obesi a trapianto fecale, prendendo materiale dai volontari
con il microbioma “giusto”, scoprendo che i topolini avevano così un
miglioramento nella sensibilità all’insulina; se invece ricevevano materiale
fecale da chi non possedeva un buon microbioma non c’era alcun effetto. “La
flora batterica intestinale sembra avere un ruolo nel metabolismo degli
zuccheri e nell’insulino-resistenza, e questo potrebbe anche spiegare gli
effetti più o meno positivi dell’esercizio fisico”, concludono gli autori.

Redazione Nurse Times

Fonte: Cell Metabolism

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Nursing Up: il nuovo Patto per la Salute apre alle assunzioni e crea la preziosa figura dell’infermiere di famiglia

Delli
Carri: “Urgente un confronto in assessorato per programmare le ricadute sulla
sanità del Piemonte”

Con il nuovo Patto per la Salute firmato lo scorso 18 dicembre tra Stato e Regioni, si è giunti ad un accordo che avrà ricadute in diversi ambiti della vita lavorativa e professionale di coloro che operano nell’ambito della Sanità.

Basti pensare che è previsto un aumento ai tetti di spesa, per poter dare seguito a nuove assunzioni, del 5%, arrivando quindi al 10% della spesa contro il 5% di qualche tempo fa, anche arrivando ad un graduale aumento che potrà toccare il 15% sul lungo periodo.

Non solo, nel nuovo Patto per la
Salute vengono specificati importantissimi principi come quello della
necessaria valorizzazione delle
professioni sanitarie, siano essi infermieri, Ostetriche o professionisti della
riabilitazione, e si torna anche a parlare di sblocco del trattamento
accessorio.

Sono temi fondamentali che è necessario discutere quanto prima in un tavolo
di confronto con l’assessorato alla Sanità, per programmare in modo puntuale e
proficuo le ricadute che tali decisioni avranno sul sistema sanitario
Piemontese.

Per questo il Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta, sindacato degli Infermieri Italiani e delle professioni sanitarie, domanda all’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi di programmare quanto prima una convocazione dei rappresentanti degli infermieri, con i quali iniziare a tracciare un percorso costruttivo e appropriato, per dare seguito alle indicazioni del nuovo patto per la Salute, soprattutto per quel che riguarda le irrimandabili assunzioni, la gestione dei reparti che sono sempre più congestionati e in alcuni casi a rischio chiusura a causa delle razionalizzazioni imposte in questi anni dai direttori generali.

Claudio Delli Carri, segretario regionale del Nursing Up, spiega: “Il nuovo Patto per la Salute porta con sé diverse novità che vanno approfondite in modo adeguato con l’assessorato.

Vi sono importanti aperture ai tetti di spesa che permettono finalmente nuove assunzioni; c’è l’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia che crea quel ruolo chiave nella sanità del domani in cui la preparazione dei nostri professionisti potrà essere messa a frutto per i pazienti, soprattutto nelle cronicità, al fianco dei medici di medicina generale. Un ruolo prezioso che permetterà agli utenti di sentirsi meno soli, avendo beneficio dalla grande preparazione degli infermieri.

Se, dunque, le tante sfaccettature introdotte dal nuovo patto della salute hanno fatto parlare lo stesso assessore Icardi di un ‘nuovo inizio per la sanità anche in Piemonte’, è imprescindibile che tale nuovo inizio abbia un percorso di condivisione chiaro, con tempi certi e appropriatezza di applicazione. Per fare ciò è evidente che il primo passo concreto è un confronto con chi rappresenta coloro che ogni giorno negli ospedali piemontesi si scontrano con le tante necessità da affrontare. Facciamo in modo che questa non sia un’occasione sprecata.

Chiediamo dunque, il più velocemente possibile, che l’assessorato ci convochi per creare un piano di applicazione regionale del Patto per la Salute, partendo da assunzioni e appropriatezza degli interventi, che possa davvero aprire un nuovo futuro per la nostra sanità”.
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Riforma trasporto sanitario emergenza urgenza in Toscana, infermieri del Nursind “vigileremo sul proseguimento della legge”

Il coordinatore regionale Giampaolo Giannoni “Fin dalle audizioni in 3^ Commissione regionale abbiamo chiesto la garanzia del servizio pubblico universalista e la presenza di tutti gli attori in ogni organismo di controllo, valutazione e formazione”.

Firenze, 23 dicembre 2019 – “Dotazione pubblica dei mezzi di soccorso, auto sanitaria pubblica, dipendenti del servizio sanitario nazionale, con la presenza di un soccorritore avanzato e presenza in tutti gli organismi di controllo, valutazione e formazione di tutti gli attori del servizio di emergenza urgenza, compresi gli infermieri: un risultato affatto scontato, al quale abbiamo contribuito attivamente e sul quale continueremo a monitorare”. Con queste parole Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale del sindacato autonomo degli infermieri Nursind, commenta la riforma del trasporto sanitario di emergenza urgenza licenziata pochi giorni fa dalla Regione Toscana.

“Fin dalle audizioni in 3^ Commissione – dichiara Giannoni – abbiamo chiesto la garanzia del servizio pubblico e ottenuto importanti garanzie. La legge che riorganizza il trasporto sanitario di emergenza urgenza è fondamentale, in quanto regola il rapporto con il volontariato e disciplina il diritto al soccorso, uguale per tutti i cittadini. In questo senso – sottolinea –  come Nursind abbiamo sempre ribadito come condizione imprescindibile che la dotazione dei mezzi fosse di natura pubblica, così come il personale di servizio”.

“Altro successo è stato quello di aver ottenuto che tutti gli organismi di controllo, valutazione e formazione vedano la presenza di tutti gli attori del servizio sanitario di emergenza urgenza, compresi gli infermieri”.

“Adesso – conclude il coordinatore regionale Nursind Giannoni – vigileremo sul proseguimento della legge, a partire da decreti attuativi e regolamenti che disciplinano dotazioni tecnologiche, formazione e altri aspetti importanti. Sempre con l’obiettivo di un servizio pubblico universalista e uniforme sul territorio”.

Redazione Nurse Times
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Melbourne, albero cade su un’auto: muore infermiera

La sfortunata ragazza, appena 25enne, è stata uccisa da un eucalipto che ha travolto la vettura su cui viaggiava.

Mary
Ellen Molloy, infermiera 25enne
australiana residente a Melbourne, è
morta venerdì scorso a causa di un albero caduto sulla sua automobile. Il dramma
si è verificato intorno alle 21, quando la ragazza era a bordo di una berlina
con altre tre persone, seduta sui sedili posteriori.

Stando alla
ricostruzione dei fatti, la vettura è stata centrata da un eucalipto, caduto
proprio sul retro della stessa mentre percorreva la Kings Way, nel Sud della
città. Accompagnata d’urgenza in ospedale, la sfortunata Mary Ellen è deceduta
per effetto delle ferite riportate. Ferita anche l’amica seduta accanto a lei,
mentre il guidatore e il passeggero seduto sul sedile anteriore sono usciti
illesi dall’incidente.

Redazione Nurse Times

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Sondrio, il dramma della piccola Mistura e le parole dell’anestesista che non è riuscita a salvarla

Una bimba di origini nigeriane è morta dopo aver smesso di respirare all’improvviso. Inutile la corsa in ospedale. Uno dei medici che hanno provato a rianimarla ha pubblicato un commento social di grande umanità.

La notizia, tristissima, risale a qualche giorno fa e riguarda la tragedia vissuta da una famiglia di origine nigeriana residente a Sondrio. Mistura Alimi, bimba di appena cinque è morta dopo aver smesso improvvisamente di respirare. A nulla è servito l’intervento di un automobilista che ha prestato soccorso quando la mamma è scesa in strada per chiedere aiuto. Le due sono state accompagnate al Pronto soccorso, dove poco dopo le ha raggiunte il papà, ma i sanitari non sono riusciti a rianimare la piccola e ora si attendono i risultati dell’autopsia per capire quali siano state le cause del decesso.

Sulla vicenda è intervenuto Francesco Carulli, uno dei due anestesisti che hanno provato a rianimare Mistura, ha raccontato il proprio punto di vista con un post sul gruppo Facebook “Sardine Sondrio”. Di seguito le sue toccanti parole, sulle quali vale la pena riflettere. La Francesca a cui fa riferimento verso la fine è Francesca Gugiatti, giovane sondriese linciata mediaticamente per aver denunciato i commenti razzisti che sarebbero stati pronunciati da alcune persone presenti al Pronto soccorso.

“Buongiorno a tutti,
mi scuso se questo mio intervento potrà risultare tardivo, stucchevole o noioso
ma credo sia dovuto per ridare dignità a una morte assurda, a una famiglia e,
non ultimo, a una comunità. Sono Francesco, sono un anestesista rianimatore
nonché uno dei due medici che, splendidamente supportati, hanno tentato
disperatamente di riportare in vita la piccola Mistura. Non starò qui a
tediarvi su cosa provochi nella mente e nel cuore di un operatore sanitario
vivere, suo malgrado, un ‘fallimento terapeutico simile’.

È difficile parlarne perché dobbiamo girare pagina in fretta (troppo)
perché altri hanno subito bisogno di noi e, quindi, non lo farò. Vi dirò invece
delle lacrime della persona che ha accompagnato la madre in ospedale, del quasi
mancamento di uno dei rappresentanti delle forze dell’ordine, della delicatezza
del personale infermieristico nel preparare la piccola al suo ultimo incontro
con la sua mamma. Non sono riuscito a riportarla in vita. Questa frase risuona
nella nostra testa da sabato mattina continuamente. Intimamente continuo a
scusarmi con Mistura e con i suoi per non essere stato abbastanza bravo da
poter realizzare il miracolo di Natale.

Fatto questo personale preambolo, ho un’altra persona a cui voglio
testimoniare la mia vicinanza ed è Francesca. In un mondo perfetto Francesca
dovrebbe essere abbracciata da tutti per il suo coraggio e sensibilità e,
invece, vi è uno squallido tentativo di linciaggio. Francesca, ti chiedo scusa
per non poter supportare con una testimonianza ciò che hai vissuto ma non posso
perché realmente non ho avuto (ovviamente) la minima percezione di quanto
avveniva in sala d’attesa. Per noi quel luogo era un universo parallelo e
differente. Comunque finisca questa storia una cosa devo dirtela, sei una brava
ragazza e, se mia figlia ora piccola, ti somigliasse un giorno, io ne sarei il
fiero padre!”.

Redazione Nurse Times

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