by Antonio | Giu 30, 2019 | News
Un debito di 900 ore rilevato al 28 febbraio scorso nei confronti della propria azienda è costato oltre 12.000 euro ad un infermiere anconetano dipendente dell’Area Vasta
Il professionista ha ricevuto la notifica a procedere al recupero economico del monte ore in debito, quantificato in circa 12.000 euro. Subirà pertanto la decurtazione di un quinto dello stipendio, fino alla restituzione dell’importo.
L’infermiere non sarebbe l’unico ad aver ricevuto tale comunicazione. Altri dipendenti si trovano nella stessa situazione ma con debito orario inferiore e per importi al massimo di 700 Euro.
«La colpa non è degli infermieri, è inadempiente l’Asur» contesta il segretario del Nursind, Maurizio Pelosi che ha inviato una diffida all’azienda sanitaria .
Il segretario provinciale del sindacato di categoria sottolinea che le 36 ore settimanali disposte dalle normative vigenti, non sono mai state garantite agli infermieri e come tale grave criticità fosse già nota all’azienda.
«Il Nursind aveva sollevato il problema più volte ma l’azienda invece di trovare una soluzione ha preferito sfruttare questo abuso, pensando di averne un congruo profitto sulle spalle dei lavoratori» afferma Pelosi.
«Gli infermieri hanno sempre rispettato gli orari di servizio programmati dall’azienda, quindi è profondamente ingiusto che ora debbano pagare le conseguenze di una scorretta gestione delle risorse umane realizzata dalla stessa dirigenza dell’Area vasta». Maurizio si domanda come mai l’Area vasta 5 procede al recupero del debito orario ma non è disposta a retribuire il lavoro straordinario.
Simone Gussoni
Fonte: Corriere Adriatico
L’articolo In debito di 900 ore con la propria azienda: infermiere deve restituire 12.000 euro all’Asur 5 scritto da Simone Gussoni è online su Nurse Times.
by Antonio | Giu 30, 2019 | News
Dosaggio e somministrazione dei farmaci agli anziani ricoverati in case di cura spetta solo al personale infermieristico
A fare chiarezza su ciò che la legge ha sempre ribadito è stato un comunicato dell’Ausl della Romagna, in seguito alle molte segnalazioni ricevute da Operatori Socio Sanitari obbligati a somministrare farmaci nelle strutture private in base a fantasiose procedure, per lo più verbali, realizzate da datori di lavoro e responsabili di struttura che badano maggiormente al mero guadagno economico infischiandosene delle leggi e del “bene del paziente”.
“L’attività di prelievo del farmaco dal blister ed il dosaggio di farmaci, anche complessi, nelle case di assistenza è di esclusiva competenza del personale infermieristico.”
Questo è quanto stato chiarito dall’Ausl al termine di una serie di incontri in Prefettura. Sulla questione sono intervenuti anche i sindacati Fp Cgil, Fisascat Cisl Romagna e Uil Fpl:
“Stiamo sempre più frequentemente assistendo nel nostro territorio alla nascita di strutture assistenziali private, in cui vengono ricoverati i nostri “nonni”, che richiedono agli operatori socio sanitari di agire in maniera non conforme alle leggi ed ai profili professionali”.
“Viene spesso loro richiesto di dosare e somministrare, senza averne né titolo né competenze per farlo, farmaci agli ospiti ricoverati, tale compito è del personale infermieristico”, viene rimarcato, aggiungendo come “non sia possibile speculare sull’incolumità dell’ospite, paragonando l’anziano ad una “merce” svendibile, scaricando responsabilità sull’esecutore, ovvero l’operatore socio sanitario.
E’ di questi giorni una conquista di dignità del lavoro conseguentemente ad una vertenza in Prefettura di Forlì-Cesena, dove dopo due incontri con gli avvocati e la proprietà di una cooperativa, è stato chiarito dall’Ausl che l’attività di “prelievo del farmaco dal blister ed il dosaggio di farmaci anche complessi è di esclusiva competenza del personale infermieristico“.
E’ stata pertanto delineata una corretta applicazione dei profili professionali riconosciuti dal contratto collettivo nazionale del lavoro sottoscritto dai sindacati del settore, anche a favore e tutela dell’anziano”.
Concludono Fp Cgil, Fisascat Cisl Romagna e Uil Fpl: “Riteniamo che le sempre più frequenti politiche e logiche di mercato e profitto debbano essere bloccate da coloro che hanno la diretta competenza sulla tutela della salute pubblica, come sancito dalla nostra Carta Costituzionale. L’anziano non può essere abbandonato! I lavoratori devono poter svolgere le proprie competenze tutelando “i nostri anziani.”
Staremo a vedere ora quale escamotage troveranno i titolari di molte case di cura private per poter risparmiare sul costo del professionista infermiere, magari inventandosi improbabili autosomministrazioni di pazienti in stato comatoso o di persone non orientate nello spazio e nel tempo, come accade già ora in moltissime realtà italiane.
Simone Gussoni
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by Antonio | Giu 30, 2019 | News
Fa discutere il mondo intero l’arresto della comandante della nave Sea Watch 3 dopo aver forzato il blocco delle autorità italiane per raggiungere il porto di Lampedusa. Anche l’ex comandante della Guardia Costiera Gregorio De Falco, diventato famoso in occasione della tragedia dell’affondamento della Costa Concordia, si è espresso in merito.
«L’arresto di Carola Rackete è stato fatto per non essersi fermata all’alt impartito da una nave da guerra ma la nave da guerra è altra cosa, è una nave militare che mostra i segni della nave militare e che è comandata da un ufficiale di Marina, cosa che non è il personale della Guardia di Finanza. Non ci sono gli estremi. La Sea Watch è un’ambulanza, non è tenuta a fermarsi, è un natante con a bordo un’emergenza. La nave militare avrebbe dovuto anzi scortarla a terra».
«Sea Watch non avrebbe potuto andare in altri porti, il più vicino è Lampedusa e non aveva alcun titolo a chiedere ad altri, sebbene lo abbia fatto. Ha atteso tutto quello che poteva attendere – continua De Falco – finché non sono arrivati allo stremo; a quel punto il comandante ha detto basta ed è entrata per senso di responsabilità. È perverso un ordinamento che metta un uomo, o una donna in questo caso, di fronte a un dramma di questo tipo. Quella nave aveva un’emergenza e aspettava da troppo».
«Fatti gli accertamenti da parte della Procura, dovrà tenersi conto del fatto che non ci sono gli estremi giuridici per tenere in stato di fermo la comandante Carola Rackete. Dovrà essere liberata per civiltà giuridica e umana», ha aggiunto.
Simone Gussoni
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by Antonio | Giu 30, 2019 | News
Un’ennesimo segnale di come il sistema sanitario nazionale fatichi ad andare avanti giunge dalla denuncia di un giovane camice bianco, che racconta il suo lavoro di «medico a gettone» in pronto soccorso senza aver maturato alcuna specializzazione o esperienza nel settore.
“Sono un medico a gettone, gli ospedali mi chiamano quando hanno bisogno. Il mio contratto prevede che mi occupi di urgenze minori in pronto soccorso ma di notte siamo in due, e se il medico strutturato deve uscire per accompagnare un paziente grave in un altro ospedale, io resto da sola ad affrontare anche emergenze gravi. E non sono preparata adeguatamente, non sono specializzata, è pericoloso sia per i pazienti che per me”.
Anna, nome di fantasia utilizzato per tutelare a sua identità durante l’intervista rilasciata ad ANSA descrive l’angoscia che prova prima di ogni turno che dovrà svolgere in un pronto soccorso del Veneto dove ha avuto un contratto a chiamata.
“Con poche richieste al mese praticamente guadagno più di un medico con contratto. Mi danno 500 euro lordi per un turno di 12 ore. Ma non ho copertura previdenziale, non sono previsti ferie o malattia e pago da me una polizza assicurativa calibrata sul rischio professionale del mio contratto”, racconta.
“Non mi posso lamentare, allo stipendio ci arrivo perché mi cercano anche per fare guardie mediche e sostituzioni di medici di base. Ma quando esco per andare in pronto soccorso mi spaventa quello che mi aspetta e sento il peso del rischio che corro. Vivo la precarietà e l’insicurezza, non riesco neppure a immaginare il mio futuro”.
Ma come fanno i dirigenti delle asl a gestire questa situazione? “I primari non hanno mezzi e strumenti sufficienti per far lavorare più medici in un turno – risponde – e il lavoro in pronto soccorso è talmente stressante e usurante che i concorsi vanno deserti. Le retribuzioni poi non sono adeguate, e questo non aiuta”.
Anna può comunque contare sull’esperienza maturata durante l’anno in cui ha lavorato in un centro trapianti dove era arrivata grazie a una borsa di specializzazione a cui in seguito ha rinunciato per i gravi problemi che si erano creati in corsia.
“Se ho pensato di andarmene, di lasciare l’Italia? Tanti miei amici e colleghi lo hanno fatto. Mi amareggia l’idea di dover abbandonare il mio Paese per riuscire a concretizzare qualcosa. Vorrei che la programmazione che riguarda la Sanità venisse fatta con criterio. I medici ci sono, quello che manca sono le borse di specializzazione. Al prossimo concorso si presenteranno tra i 18 e i 20 mila ragazzi laureati per 8 mila borse. I numeri sono questi. L’unica cosa che posso fare è il medico a gettone fino alla specializzazione”.
Anche i sindacati avrebbero più volte ribadito l’inadeguatezza dei neolaureati nei pronto soccorso. Tale utilizzo contribuirebbe ulteriormente a rendere il pronto soccorso un vero campo di battaglia. Ma ormai vi sarebbero così pochi medici desiderosi di lavorare in tale settore da rendere necessario l’utilizzo di cooperative per coprire i turni vacanti.
E così entrano in servizio camici bianchi che le aziende ospedaliere non hanno modo di valutare, spesso senza nessuna specializzazione, o che non hanno mai messo piede in un reparto d’emergenza. Il problema sta diventando talmente grave da indurre il maggiore dei sindacati medici italiani, l’Anaao Assomed, a ricorrere alle diffide ad Asl e regioni di tutto il Paese per fermare i contratti a chiamata.
“La presenza di neolaureati senza pratica clinica in pronto soccorso e sulle ambulanze è un fatto gravissimo, illegale e va impedito perchè mette a rischio la vita dei pazienti e riduce la sicurezza delle cure”.
La forte denuncia arriva dal segretario regionale del Veneto dell’Anaao Assomed Adriano Benazzato. “A partire è stato il Veneto nel 2016, ma ora si è diffusa in tutte le regioni la pratica dei camici bianchi con contratti libero professionali”, spiega Benazzato, “è una pratica incostituzionale, illegale, che le asl non possono continuare a seguire perchè viola la legge dello Stato che obbliga ai concorsi per l’impiego nel pubblico. Il ricorso a quel tipo di contratto è stato dichiarato illegittimo anche dal Consiglio di Stato”. Intanto se il Veneto è nei guai, il Lazio certo non ride e specialmente nei pronto soccorso fuori Roma la situazione è diventata insostenibile.
E’ di oggi la diffida inviata da Anaao Lazio alla direzione amministrativa dell’Asl Roma 5 Tivoli in seguito alla delibera, “al fine di scongiurare l’interruzione di pubblico servizio”, per l’appalto di affidamento del servizio di turni di pronto soccorso. La gara è stata vinta dalla Società Heart Life Croce Amica per la durata presumibile di 5 mesi, per un numero di 230 turni di 12 ore ciascuno e per un corrispettivo complessivo di 143.449,50 euro. L’Anaao Lazio intima all’asl di annullare la delibera poichè “illegittima, in quanto dissimula un contratto di somministrazione di manodopera, la cui stipulazione è consentita esclusivamente alle Agenzie di lavoro iscritte all’Albo del Ministero, ed in possesso dei requisiti”.
“Anzichè dare 600 euro a turno a un medico preso in cooperativa, della cui preparazione non si sa nulla, i direttori generali potrebbero pensare a dei gettoni per quei camici bianchi con contratto nell’emergenza che guadagnano quattro soldi”, commenta il segretario regionale di Anaao Lazio Guido Coen.
Particolarmente critica anche la situazione in Piemonte, il segretario regionale Chiara Rivetti racconta: “Come sindacato siamo stati chiamati da alcuni neolaureati (solo abilitati) molto allarmati perchè nonostante fossero stati reclutati per urgenze minori (codici bianchi e verdi) si sono ritrovati a dover affrontare emergenze più gravi, anche codici rossi”. “Addirittura – continua – in un caso, un collega strutturato ha avuto un passaggio di consegne da un medico, fornito da una cooperativa, che neppure parlava italiano. Non si capisce come abbia potuto comunicare con i pazienti”.
Una delle società che partecipa con frequenza agli appalti delle asl nelle regioni è la Srl romana Medical line consulting: “Abbiamo 500 medici in tutta Italia, quando vinciamo una gara garantiamo i turni che ci chiedono – spiegano dall’azienda – e la qualità del medico. Il professionista deve avere specializzazioni o equipollenze. Le tariffe variano a seconda delle specializzazioni che hanno, se fanno un turno di 12 ore arrivano a prendere 500 euro lordi. In Molise abbiamo partecipato alla gara d’appalto in aprile per fornire degli specialisti, ma il Commissario ha bloccato tutto. Come valutiamo i nostri medici? Facciamo un colloquio al telefono”.
Simone Gussoni
Fonte: Ansa
L’articolo La grande fuga dai PS:”Io, medico neolaureatuo a gettone, guadagno 500 euro per un turno di notte senza essere specializzato” scritto da Simone Gussoni è online su Nurse Times.
by Antonio | Giu 29, 2019 | News
É stato creato il primo embrione umano su un chip
É un insieme di cellule staminali, capaci di auto-organizzarsi grazie alla tecnica che mima l’ambiente naturale in cui è immerso l’embrione, messa a punto nel Politecnico di Losanna dal gruppo di Matthias Lutolf, descritta su Nature Methods, e condotta dall’italiano Andrea Manfrin.
La ricerca è un primo passo (la cautela è d’obbligo) verso la possibilità di guidare lo sviluppo delle staminali per ottenere tessuti e organi per sperimentare farmacie, in futuro, per i trapianti, senza incorrere in problemi etici.
Per creare i tessuti al di fuori dell’organismo sono stati riprodotti i segnali molecolari che guidano il primo sviluppo embrionale. Manfrin ha imitato su un chip il modo in cui i segnali arrivano quando l’embrione è in un fase precoce, a 14 giorni dalla fecondazione.
Redazione NurseTimes
Fonte: Nature Methods
L’articolo Staminali: costruito il primo embrione umano su chip scritto da Redazione Nurse Times è online su Nurse Times.